Gli studenti salvino l’arte lodigiana

E se fossero i giovani a provare a rendere in qualche modo visibile il patrimonio sommerso del Museo civico di Lodi chiuso dal 2011, e destinato a “vegetare” nel limbo del deposito Ivri fino allo sconsolante “non si sa quando” della sua collocazione nel nuovo polo della Cavallerizza? Dopo gli approfondimenti che su queste pagine hanno aggiornato sulla perdurante situazione di stallo (ieri sera anche il Tg3 regionale Rai ne ha parlato in un servizio), una proposta viene dal mondo della scuola, e nello specifico da Walter Pazzaia, professore di storia dell’arte presso l’Istituto tecnico Bassi e al Liceo classico Verri di Lodi. Senza voler entrare nelle implicazioni di ordine organizzativo, burocratico e soprattutto economico alle quali è legato il problema il docente, grande divulgatore d’arte in numerosi cicli di conferenze, concentra la sua attenzione sul “danno” che subiscono i cittadini che da tempo ormai si vedono negata una parte del proprio patrimonio artistico e sulle istituzioni che in questi anni non hanno trovato soluzioni alternative.

Nasce da qui il progetto (che è stato presentato e dovrà ricevere le autorizzazioni dalle amministrazioni competenti) rivolto agli studenti del quarto e quinto anno delle Scuole secondarie superiori del Lodigiano, che potrebbe consentire quantomeno di far conoscere quali sono queste ricchezze d’arte e di renderle visibili a tutti, almeno in fotografia: titolo del progetto, “Trecentotrentatré”, come il numero delle opere conservate nel caveau della società di vigilanza, al costo non irrisorio di circa 50mila euro l’anno. Ancora in fase embrionale il progetto si presenta con l’importante prerogativa di coinvolgere le nuove generazioni nelle problematiche della cura dei beni culturali, e per questo ha già ricevuto l’adesione degli istituti scolastici lodigiani. Prima delle cinque fasi di lavoro che impegneranno gli studenti, guidati dagli insegnanti, sarà la catalogazione del materiale, con ricerche inerenti alle opere e ai loro autori. Seguirà il momento fondamentale della documentazione fotografica di ogni opera, attualmente disponibile soltanto in piccoli formati di difficile leggibilità, con la successiva impostazione di un volume in cui raccogliere il materiale corredato da un breve commento storico-artistico; quindi la stampa della pubblicazione e la sua presentazione.

Un ulteriore sviluppo dell’iniziativa si potrà trovare poi nell’esposizione delle immagni delle opere più significative, in scala 1:1, nelle sedi delle scuole secondarie di primo e secondo grado del Lodigiano. E l’impegno finanziario richiesto? Sarà coperto in parte dai “fondi d’istituto” delle scuole aderenti, spiega Pazzaia, ma dovrà ovviamente essere integrato da sponsorizzazioni. E, a coronamento di tutto, la possibilità di devolvere l’intero ricavato del progetto per la realizzazione delle sale del nuovo Museo: una goccia nel mare, ma in quello che è “ossigeno per anime, menti ed economia”.

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