Pochi medici di famiglia: «Malati costretti ad andare in altri paesi»

Il presidente dell’ordine Vajani denuncia una situazione complicata

I medici di famiglia vanno in pensione, ma non vengono sostituiti. Così i pazienti sono costretti a spostarsi di paese in paese per una visita o per farsi prescrivere una ricetta. La tendenza, infatti, è «riempire prima i posti in eccedenza dei medici già in convenzione». A dirlo è il presidente dell’ordine dei medici di Lodi Massimo Vajani, appena riconfermato per altri 3 anni, insieme a tutto il suo gruppo, ai vertici dei camici bianchi del territorio.

Il medico, in un’intervista alla nostra giornalista Cristina Vercellone, denuncia una situazione complicata, con pazienti costretti a sparpagliarsi tra chi non ha ancora raggiunto il massimale previsto dei 1500 pazienti, con inevitabili disagi in particolare per gli anziani, e i dottori più giovani che non riescono a inserirsi. E annuncia gli obiettivi dell’ordine: «Creare un collegamento sempre più stretto - spiega - tra i medici dell’ospedale e del territorio. Deve esserci un’alleanza. Ci vuole una multiprofessionalità che ruoti intorno al paziente. È quest’ultimo l’attore».

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