Ti hanno detto che la mia bambina ha il pancione?

di Silvia Rossetti

Amparo ha diciassette anni, suo figlio Luca ha appena imparato a camminare. Lei viene dal Perù, in Italia si è ricongiunta a sua madre dopo anni di separazione. Luca è nato dalla sua relazione con Pietro un compagno di scuola, che non ha voluto riconoscere il bambino. I primi mesi della gravidanza sono stati terribili, sua madre le ha tolto la parola per mesi e ha tentato di convincerla ad abortire. Ma Amparo quel bambino l’ha voluto tenere e si è affidata ai servizi sociali. Ora andrà a Milano, dove il compagno della madre le ha trovato un lavoro. La storia di Amparo e Luca e quelle di molte altre ragazze italiane – non solo straniere quindi – sono contenute in un ormai datato rapporto dedicato alle “Mamme bambine” (2011) a cura dell’associazione Save the Children. Si parla soltanto occasionalmente del fenomeno delle mamme teenager, eppure anche nel nostro Paese, dove l’età media del primo figlio si sposta progressivamente in avanti, il fenomeno delle baby mamme è in crescita. Ogni anno più di 10mila teenager si trovano ad affrontare una gravidanza con esiti diversi. Nonostante la consistenza dei numeri il fenomeno rischia di rimanere invisibile.

I dati Istat riportano una maggiore concentrazione delle mamme teen nelle regioni del Mezzogiorno e nelle isole; in particolare, il fenomeno risulta maggiormente diffuso in Sicilia, Puglia, Campania, Sardegna e Calabria. Ma elevato il numero è anche nelle grandi città come Milano e Roma, maggiormente interessate dal fenomeno migratorio. Le giovani mamme appartengono a tutte le classi sociali, perché “quello che le caratterizza non è la questione economica ma la difficoltà a elaborare eventi drammatici della loro vita, dai traumi, ai maltrattamenti, dal senso di essere trascurate in famiglia senza nessuno che si curi dei loro bisogni affettivi. E questo accade anche nelle famiglie socialmente più elevate” racconta la dottoressa Margherita Moioli, referente del Saga. (Servizio di Accompagnamento alla genitorialità in adolescenza) dell’Ospedale San Paolo di Milano, dove ogni anno vengono accolte 100 baby mamme italiane e straniere dai 12 ai 17 anni (le piccole, 12-13 anni, sono quasi sempre vittime di abusi).

Il Saga e gli altri centri presenti sul territorio nazionale si occupano del percorso delle giovani mamme e dei problemi che esse dovranno affrontare. Per molte di loro la nascita di un figlio comporta l’interruzione degli studi e l’abbandono delle relazioni con i coetanei (e spesso anche di quelle con il padre del bambino). La famiglia di origine in questi casi fa la differenza, anche se è difficile mantenere una posizione di equilibrio per i genitori della futura mamma. Il sostegno, a volte, può diventare invasivo e innescare una dinamica che compromette il raggiungimento dell’autonomia da parte della mamma minorenne e del suo bambino.

Complicatissima anche la posizione giuridica delle mamme minorenni. La madre minore di sedici anni non può riconoscere il figlio naturale. Quando il neonato non è riconosciuto neanche dal padre ultrasedicenne, il Tribunale per i Minorenni adotta gli opportuni provvedimenti a tutela del minore ed apre un fascicolo per la sua adottabilità. Nel caso la madre voglia comunque occuparsi del figlio, la procedura di adottabilità è rinviata anche d’ufficio sino al compimento del sedicesimo anno. Il fenomeno delle gravidanze precoci dovrebbe essere affrontato in maniera sinergica da famiglia, scuola e strutture pubbliche. Per educare alla sessualità e all’affettività occorrono ascolto e empatia. Occorre alleanza e solidarietà concreta fra le generazioni.

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