Possibile futuro da polo logistico per l’area dell’ex fabbrica chimica

Il sito da 280mila metri quadrati potrebbe rinascere con una nuova attività

L’area dell’ex Akzo Nobel torna “sulla piazza”: almeno un operatore si sarebbe fatto avanti per valutare l’insediamento di una nuova attività sui terreni dell’ex industria chimica. Al posto della storica fabbrica però potrebbe trovare sede una logistica, il settore che nella Bassa ha nei fatti sostituito negli ultimi quindici anni le grandi realtà produttive, in seguito alla progressiva deindustrializzazione del territorio. Ma allo stato attuale non esiste nessun interesse formalizzato così come nessun progetto è ancora stato depositato. È certo però che l’area fombiese abbia suscitato l’interesse di più di un operatore. Incalzato sui futuri sviluppi del comparto, il sindaco di Fombio Franco Stefanoni spiega: «Si sono fatte avanti diverse persone interessate all’area, ma poi non abbiamo saputo più niente perché la trattativa spetta poi all’Akzo».

Il sito disponibile, pari a circa 280mila metri quadrati, è posizionato a pochissimi chilometri dal casello autostradale di Guardamiglio (Piacenza nord), raggiungibile in pochi minuti attraverso la cosiddetta tangenziale Fombio-Guardamiglio. In prospettiva però, l’area non si rivelerebbe troppo distante neppure dalla variante di Casale, di cui nel 2018 comincerà la costruzione. Si tratta di terreni che risultano bonificati per il 90 per cento della loro estensione: resta aperto un ultimo pozzo su cui stanno lavorano azienda ed Arpa.

Il sito industriale di Fombio era nato negli anni Sessanta sotto l’egida della Montecatini, incorporata nel 1966 dalla Edison con la creazione della Montedison, toccando l’apice della produzione di vernici con 1000 dipendenti. Negli anni era poi passato sotto i marchi Duco, Max Meyer e Tecnomax, fino a che nel 1986 la casa madre Max Fin non aveva ceduto la controllata Tecnomax alla Nobel Industries che nel 1994 si era fusa a sua volta con la svedese Akzo dando origine all’Akzo Nobel, dove l’ultima sirena era suonata nell’estate del 2010, quando la multinazionale, senza preavviso, aveva deciso di fare le valigie per l’estero.

In quella che un tempo era definita la città della chimica della Bassa è tuttora presente di fatto solo la realtà di Dow Italia, attiva con una cinquantina di lavoratori.

Di tutto il resto, oltre quei cancelli, sono rimasti soltanto gli edifici vuoti, decadenti e i terreni deserti, ora definiti “area dismessa”: uno degli ex comparti industriali del Lodigiano, fra cui nella Bassa spicca l’area Gulf di Bertonico, su cui invece insiste il progetto di una maxi cartiera turca in fase di valutazione.

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