Lodi, il pronto soccorso si prepara al boom dell’inverno

«Meno code per i casi medio-gravi, più sicuro l’accesso alla rianimazione»

Il pronto soccorso di Lodi si allarga per far fronte all’inverno che bussa alle porte. «Il Cittadino» intraprende un viaggio al Maggiore per scoprire i lavori effettuati: per creare un ambiente migliore di quello precedente è bastato abbattere i muri, rifare i pavimenti, ampliare le sale visita e creare nuovi spazi per l’attesa. A guidarci nel viaggio, in uno dei pronto soccorso più gettonati dell’Ats della città metropolitana, sono il primario Stefano Paglia e il responsabile del dipartimento emergenza urgenza Enrico Storti. Entrambi arrivano dall’ospedale Niguarda e hanno la stessa modalità d’azione: risolvere i problemi, analizzandoli a 360 gradi, a partire dalla radice. La soluzione più semplice non è sempre quella più giusta. Il tema più impellente, a parte la caccia alle ambulanze per i trasporti secondari è quello che ogni inverno sfianca medici e malati che attendono ore in pronto soccorso prima di trovare un posto letto libero in reparto. Per Storti e Paglia, la criticità non si risolve solo aggiungendo letti, ma «gestendo meglio quelli che ci sono e spingendo per una maggiore accessibilità alle strutture riabilitative presenti nel territorio».

La riqualificazione

«È stato effettuato il primo pacchetto di lavori - spiegano i due medici - per allargare il pronto soccorso e far fronte all’inverno. Nell’arco di pochi mesi però sarà necessario andare incontro a interventi ancora più strutturali». L’Asst ha già messo a bilancio, per questo motivo, circa 730mila euro, all’interno di uno stanziamento complessivo di 7 milioni che prevede anche la ristrutturazione della camera mortuaria e l’accorpamento dei day hospital. «Ecco, guardi qua - spiega Paglia - è stato aperto questo corridoio di passaggio che mette in comunicazione direttamente la schock room con gli ascensori della terapia intensiva. I malati urgenti non dovranno più fare il giro delle sette chiese per andare in rianimazione. Il trasferimento sarà più veloce e sicuro e in una struttura d’urgenza non mi sembra indifferente. Il corridoio consentirà anche il passaggio diretto tra schock room e radiologia. Prima i malati dovevano fare il giro del pronto soccorso per fare una lastra. È stato poi sdoppiato un magazzino e creata un’area nuova che servirà da sala gessi. Una stanza più piccola di quella precedente, ma decisamente più funzionale e attrezzata di quella di prima, che ospiterà anche nuove attrezzature, come l’impianto per i gas anestetici e una scialitica».

Pronto soccorso sdoppiato

La vecchia sala gessi è stata attrezzata e adibita a nuova area a media intensità di cura, prevalentemente traumatologica, ma non solo. «Avendo separato l’area a media intensità dalla schock room, l’equipe di quest’ultima area - spiegano i medici - potrà trattare meglio i pazienti più gravi. La speranza è che si riducano i tempi di attesa dei codici gialli». Per affrontare, invece, il problema dei posti letto, secondo Paglia e Storti, bisogna «incrociare i posti destinati solo all’elezione con quelli per l’urgenza. Dobbiamo definire i letti che servono, ma c’è molto altro da mettere in campo, non si tratta del mero posto, considerando che l’ospedale di Lodi dovrà fare sempre più da hub, punto strategico del territorio. Bisogna capire quanti malati ci sono fuori, e quanti ne entrano. Il principio è quello dei vasi comunicanti. Bisogna far sì che gli spazi ci siano e siano correttamente dimensionati e che le regole per l’accesso e le dimissioni dei malati siano chiare e condivise. Senza queste premesse la degenza media sarà troppo lunga e i posti non ci saranno mai».

Cristina Vercellone

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