«Il Tribunale di Lodi rischia di non poter far fronte ai propri impegni istituzionali»

Il presidente Ambrogio Ceron: «Su 17 magistrati rimarremo in 8. Rischiamo davvero di essere travolti da un’emergenza mai vissuta prima»

«Rischiamo davvero di essere travolti da un’emergenza mai vissuta prima. Saremo costretti a prendere atto dell’impossibilità per il tribunale di far fronte ai propri impegni istituzionali».

È molto preoccupato Ambrogio Ceron, presidente del tribunale di Lodi. Non è l’uomo che è solito lanciare grida d’allarme. Anzi, il contrario. Ma questa volta guarda crucciato e pensieroso al futuro del palazzo di giustizia. È un Ceron che non nasconde le proprie angustie il magistrato che risponde alla nostra intervista.

Presidente, cosa sta succedendo?

«Con delibera in data 20 settembre 2017 il Consiglio Superiore della Magistratura ha disposto il trasferimento ad altro ufficio di 6 magistrati attualmente in servizio presso il tribunale di Lodi».

Sei? Non sono un po’ tanti?

«Sono tantissimi, se si considera che il tribunale di Lodi consta di una pianta organica di 17 magistrati. Attualmente risultano formalmente vacanti 3 posti, pari al 17,5%. II rapporto tra popolazione residente e numero dei magistrati in pianta organica è uno dei più alti d’Italia: un magistrato ogni 20.000 abitanti ed un flusso di affari penali assolutamente significativo e vicino a quelli di uffici giudiziari con ben maggior numero di magistrati».

A essere scoperti però attualmente sono tre magistrati.

«Sì, ma uno dei tre posti scoperti è stato destinato ad un Mot (magistrato ordinario in tirocinio) che ha preso servizio questo mese ma che ha già anticipato che sarà in congedo di maternità da dicembre».

E ne saranno trasferiti sei…

«Sì, sei. Dei magistrati destinati ad altro ufficio quattro sono in servizio alla sezione civile e due alla sezione penale».

A seguito di questi trasferimenti in quanti rimarrete in servizio a Lodi?

«I giudici concretamente operanti in tribunale risulteranno essere in numero di 7 oltre al presidente».

Dovreste essere in 17 e rimarrete in otto.

«In particolare, la sezione civile vedrà in servizio il presidente di sezione e un giudice, oltre al giudice del lavoro. La sezione penale si troverà ad operare con il presidente del tribunale e due giudici quanto al dibattimento, mentre altri due giudici opererebbero presso l’ufficio gip. Come lei può ben vedere, si tratta di una scopertura del 59%».

Una situazione impossibile da affrontare.

«Si creerà una situazione palesemente insostenibile, tanto da rendere critica anche la costituzione dei collegi civili e penali e, comunque, da non consentire eventuali sostituzioni in caso di assenze per malattia, incompatibilità, astensione o altri eventi facilmente prevedibili. Tenga conto che i giudici chiamati a sostituire quelli trasferiti sono in numero di 5 (uno in meno di quelli uscenti) e questi non prenderanno servizio prima del mese di maggio. Uno dei magistrati designandi peraltro non prenderà servizio prima della primavera 2019».

Ma è incredibile…

«Non ho finito. Mi lasci aggiungere che, nonostante tale situazione, il Ministero della Giustizia ha avanzato la richiesta di un magistrato attualmente in servizio presso la sezione penale, per svolgere attività amministrativa nell’ambito del dicastero».

Cosa succederà?

«Il prolungato lasso di tempo in cui il tribunale si troverà costretto ad operare con un numero di giudici palesemente inadeguato rischia di vanificare i buoni risultati sin qui ottenuti. Voglio ricordare che un recente studio commissionato dal Ministero e riferito alle performance realizzate ha consentito al tribunale di Lodi di collocarsi al quarto posto a livello nazionale nella graduatoria cosi stilata ed al primo posto in Lombardia».

“Il Cittadino” in effetti ha titolato che la sezione civile del tribunale di Lodi è la più efficiente in Lombardia.

«È vero. Siamo al quarto posto in Italia per produttività, e addirittura prima in Lombardia. In media una causa con contenzioso qui dura meno che a Bolzano: emerge dai dati di uno studio sperimentale del servizio statistica del ministero, che ha messo a confronto su base annuale valori come la percentuale di processi rimasti aperti da oltre tre anni, il rapporto tra le nuove cause e quelle che vanno a sentenza ma anche i posti vacanti di magistrati togati e personale amministrativo. La fotografia scattata dal direttore della Statistica Fabio Bartolomeo al 31 dicembre 2016 indica che a Lodi solo una causa su dieci dura più di 3 anni, mentre dall’iscrizione a ruolo al verdetto passano in media 515 giorni».

Un risultato, questo, impossibile da mantenere con il taglio dei sei magistrati.

«Non solo. A questo si aggiungerà lo spropositato carico di lavoro che verrà a ricadere sui giudici rimasti in servizio. Si tratta di una situazione che, di fatto, rischia di ulteriormente incentivare l’esodo dei magistrati da Lodi verso altri tribunali con minori carichi di lavoro».

Cos’è possibile fare per evitare il peggio?

«Gli strumenti normativi per evitare il degrado della situazione ci sono. È stata avanzata al Consiglio Superiore la richiesta di sospensione dell’efficacia della delibera di trasferimento al Consiglio Superiore della Magistratura fino all’arrivo dei magistrati ordinari attualmente in tirocinio».

Cosa vi hanno risposto?

«L’organo di autogoverno non ha fornito risposta alcuna. È stato richiesto al ministero di ritardare la pubblicazione dei trasferimenti. È stato richiesto da ultimo il posticipato possesso dei magistrati assegnati ad altro ufficio».

E questo vi fornirebbe un po’ di ossigeno?

«Un simile differimento, mentre di fatto non verrebbe a pregiudicare significativamente gli uffici destinatari dei trasferimenti che vedrebbero i magistrati provenienti dal tribunale di Lodi giungere solo con pochi mesi di ritardo, di fatto consentirebbe invece al nostro tribunale di affrontare il periodo transitorio precedente l’assunzione delle funzioni da parte dei nuovi magistrati. Questo limiterebbe i disservizi per l’utenza e i disagi per i colleghi rimasti».

Siete fiduciosi nell’accoglimento della vostra richiesta?

«Confidiamo nella sensibilità del Ministero che penso saprà operare scelte adeguate alla gravità della situazione. Il tempo però stringe e l’incertezza rende difficile programmare l’attività processuale. Voglio però ringraziare tutti coloro che, in questo momento, stanno dimostrando vicinanza e solidarietà al Tribunale».

Pensiamo al peggio. Cosa ci aspetta?

«Quanto le dicevo prima. A fronte di tale stato di cose potremmo semplicemente prendere atto dell’impossibilita per il tribunale di far fronte ai propri impegni istituzionali rimandando ad altri la responsabilità dell’attuale situazione».

E invece?

«I giudici e gli avvocati di Lodi hanno scelto la strada di un confronto costruttivo e hanno deciso di unire le proprie forze per fronteggiare l’emergenza (a tale proposito rinviamo i lettori alla sezione delle lettere, dove pubblichiamo un documento dell’avvocato Giorgio Bottani presidente dell’Ordine, Nda)».

Cosa significa?

«Abbiamo individuato criteri, priorità e modalità operative con cui garantire comunque un minimo di servizio all’utenza. Si creeranno ritardi finora inimmaginabili».

Presidente, la vedo molto amareggiato.

«Come potrei non esserlo? Da un lato constato la difficoltà di interlocuzione con le istituzioni preposte. Dall’altro prendo atto di come alcune scelte di politica giudiziaria vengano spesso a favorire gli uffici giudiziari di maggiori dimensioni rispetto quelli periferici. E nei nostri uffici di provincia sovente sono maggiori i carichi di lavoro, anche a motivo della pluralità di materie che i giudici sono contemporaneamente chiamati ad affrontare».

Ferruccio Pallavera

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