In bici a Lodi, ecco le piste da horror

A “scatto fisso” dal fiume fino alla tangenziale. Le ciclabili di Lodi hanno subito una bella accelerata in questi anni. Ma ora avrebbero bisogno di un passaggio in officina. Sui quasi 40 chilometri di percorsi non mancano infatti le “magagne”.

Stavolta sono i residenti ad indicare i punti più pericolosi. Ecco la “mappa” delle piste più a rischio, che avrebbero bisogno di un bel tagliando. Si parte da corso Mazzini, dove ciclisti e pedoni viaggiano vicini sul marciapiede. «Va bene che hanno asfaltato, ma qui la situazione è mista e a volte i ciclisti corrono a tutta velocità», segnala Mauro Pellegrino, titolare del negozio dell’usato. E una signora anziana si lamenta: «Qui c’è poco rispetto, ti vengono addosso. Non si spostano. Se esci dal cancello e non stai attento ti falciano». Le situazioni analoghe - dove le piste si trovano vicino agli spazi pedonali - nel capoluogo sono diverse, per un’estensione di oltre 5 chilometri. «Peggio di così non può andare. Gli standard del nord Europa restano un miraggio», osserva Giancarlo Prevosti, che gestisce l’officina di bici di viale Rimembranze. Il giudizio è senza appello: «Sono stato a Copenaghen e lì per le ciclabili ci sono addirittura i semafori, con regole molto severe».

Un altro punto critico per le piste riservate alle bici è quello di via San Bassiano che prosegue in via Lodivecchio. «Il problema è che spesso non rispettano il giusto senso di marcia e attraversare diventa pericoloso – riferisce Monica Tansini – e poi mi lasci dire che ormai qui non c’è più rispetto, è sempre più sporco. Lasciano rifiuti ovunque». Poi la signora Tina Moro: «A volte prima di uscire dai cancelli occorre attenzione, perché i ciclisti sfrecciano».

Altri hanno invece apprezzato il lungo corridoio che si sviluppa dall’incrocio con viale Dalmazia e si collega con via Lodivecchio, per arrivare con il sottopasso fino al Chiosino. «La pista è molto utile, io la uso spesso e il collegamento per me funzione. Per fortuna esiste», rimarca Angela Sommariva.

Infine resta il nodo di viale Milano: qualcosa è migliorato di fronte a piazza don Savarè, ma in zona cimitero Maggiore occorrerebbe un maggiore cura. Lo chiedono a gran voce alcuni utenti. «La pista è molto utilizzata, perché diverse persone la percorrono per raggiungere la zona artigianale – spiega Simona Avella – ma in alcuni punti è praticamente inesistente e poi a volte ci si trova davanti un’auto parcheggiata. Molto ben servita invece la ciclabile che da Montanaso porta in città».

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