Anno nuovo, problemi nuovi... e non solo

Oggi primo settembre è appena iniziato un nuovo anno scolastico che già, nel rispetto delle migliori tradizioni dure a morire, deve fare i conti con un carico di problemi apparentemente risolti, ma che cova severi malcontenti sotto la cenere. Quest’anno a scaldare gli animi ci hanno pensato un po’ tutti: genitori, docenti, presidi e studenti. I dossier sulla scrivania della Ministra spaziano dalla sperimentazione quadriennale alla schiscetta eliminata per decreto, dagli umilianti stipendi del personale scolastico ai vaccini obbligatori contestati anche dai presidi. Non c’è che dire. Per la nostra Ministra Fedeli non manca la “materia prima” in termini di contenziosi tutti convinti, come sono, che questi problemi saranno la croce del nuovo anno. Bisogna ammettere che ad agitare la piazza hanno contribuito notevolmente alcune decisioni prese a livello parlamentare. È il caso del disegno di legge approvato recentemente in via definitiva dal Senato sul divieto del «panino domestico» da consumare a scuola. Con questa legge, che vede tra i firmatari la stessa Ministra Fedeli quando nel 2015 ricopriva l’incarico di vice-presidente del Senato, i parlamentari hanno voluto fare chiarezza, togliendo ogni pretesto interpretativo circa l’obbligo di usufruire della mensa scolastica. Si fa chiarezza una volta per tutte che a scuola i bambini sono tenuti a consumare il pasto proposto dalla refezione. Non c’è più spazio per il panino con la mortadella o con la frittata; niente più schiscetta con la pasta asciutta preparata dalla mamma. Tutto superato. A dirlo è l’articolo 5 del disegno di legge n°2037 sulla ristorazione collettiva: «I servizi di ristorazione scolastica sono parte integrante delle attività formative ed educative erogate dalle istituzioni scolastiche». Dunque con questo disegno di legge sono azzerate tutte le sentenze pregresse e i genitori sono tenuti ad attenersi alle nuove disposizioni legislative. Problema dunque risolto? Macché! Si è già istituita la Rete Nazionale delle Commissioni Mensa ovvero dei genitori che non accettano la cancellazione, con un colpo di mano parlamentare, della sentenza della Corte di Appello di Torino che aveva legalizzato il panino fai da te. La lotta del panino continua! Da una parte i genitori e dall’altro gli enti locali, in mezzo, come ci ricorda l’Amci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ci sono 380 milioni di pasti all’anno per due milioni di studenti. Come si vede gli interessi in ballo sono altissimi. Ma a preoccupare la Ministra non è solo il panino con la mortadella delle mamme, ora ci sono anche i «Vaccini Obbligatori» della Ministra Lorenzin. Sulle spiagge, questa estate, non s’è parlato d’altro con uno stillicidio di notizie e contro notizie da far rabbrividire. Su questo fronte a lamentarsi non sono solo i genitori organizzati su scala locale o nazionale, ma anche i presidi per l’inevitabile carico di lavoro dovuto a documenti che tutti, ragazzi e personale scolastico, sono tenuti a consegnare nelle segreterie già intasate da innumerevoli atti burocratici. Anche i colleghi del lodigiano hanno espresso le loro perplessità sull’inevitabile produzione di scartoffie che l’obbligo vaccinale impone a tutti. Il rischio di vedere le segreterie andare in tilt è molto realistico, tuttavia il cammino delle vaccinazioni obbligatorie è appena iniziato anche se con il piede sbagliato. Il confronto tra genitori e istituzioni è destinato a trascinarsi nel tempo, ad alimentare inevitabilmente polemiche e proteste, caos e disagi che solo un’azione sinergica tra istituzioni potrà forse contribuire a limitare. Di rilievo sono anche le proteste che arrivano dagli studenti sulla Sperimentazione del Quadriennio a partire dall’anno scolastico 2018-19 aperta a cento classi in tutt’Italia, una per ogni scuola, dietro presentazione di un progetto. Ad onor del vero una simile sperimentazione è già in atto in 12 licei disciplinata da linee guida dettate dal Ministro Profumo dell’allora Governo Monti. Una sperimentazione che è sotto continuo monitoraggio da parte del Ministero i cui risultati pare non siano del tutto positivi, da qui la decisione della Ministra Fedeli di percorrere una rinnovata strada sperimentale ampliata a ogni indirizzo di scuola superiore mediante una nuova azione di sistema per ricavare dati più attendibili e significativi. Dura la posizione della Rete degli studenti che non ne vogliono sapere di questa sperimentazione ritenuta «un tentativo di risparmio sulla scuola pubblica attraverso il taglio di un anno di studi con evidenti vantaggi economici a scapito degli studenti». C’è chi vede in questo un modo di trattare gli studenti come cavie, come topolini da laboratorio per vedere l’effetto che fa e chi uno scimmiottare gli altri paesi europei quando invece si tratta, a parer mio, di puntare a migliorare il percorso scolastico oggi prigioniero di un “gigantismo curricolare” che nulla ha a che vedere con il curricolo europeo. Ma si sa che le novità creano sempre apprensioni in chi è chiamato a viverle, di qui le tante reazioni negative che talvolta sono di “pancia”, dimenticando che i ragazzi non sono topolini da laboratorio, ma studenti con famiglie motivate a percorrere nuove strade, nuovi processi destinati a superare il vecchio modo di vivere l’esperienza scolastica retaggio di un passato che non c’è più. Un passato che ancora oggi, a mio modo di vedere, condiziona la voglia di cambiamento che vedrebbe di buon occhio oltre al Quadriennio in linea con il sistema europeo, anche l’abolizione del valorelegale del titolo di studio. E sarebbe ora. Stiamo tutti osservando una realtà in forte evoluzione che richiede un nuovo modo di pensare che non è più quello di 30 anni fa. Sono lontani gli anni ottanta, gli anni dei primi approcci con la tecnologia digitale, dei primi telefoni cellulari della Motorola che costavano milioni di lire, dei primi compact disk che hanno andato in pensione le musicassette, del mercato del lavoro vissuto con un rampante atteggiamento reso facile dal continuo cambiamento di mansioni e ruoli. Oggi viviamo la società connessa fatta di Facebook, Twitter e WhatsApp come sistema di comunicazione di massa. I ragazzi studiano con l’iPad, vivono con l’iPhone e lavorano col il Tablet. E noi stiamo ancora qui a parlare se il Quadriennio è più conveniente o meno del quinquennio; se la riduzione di un anno può comportare un pericolo di asinizzazione degli studenti; se la riduzione delle ore di lezione possa comportare una riduzione della qualità del servizio. Come dice Ennio Flaiano «c’è chi preferisce aspettare tempi migliori, che non vengono mai».

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