Simone Elmi, la guida alpina di Lodi che supera le barriere

«La montagna è democratica. Crea barriere naturali che tutti devono ingegnarsi ad affrontare, trovando soluzioni diverse», è la filosofia con cui Simone Elmi, 49 anni, guida alpina del gruppo “Activity Trentino”, ha affrontato tutte le sfide ad alta quota da quando, poco più che 20enne, ha lasciato la sua casa di via Legnano, a Lodi, scegliendo le Dolomiti. Oggi vive a San Lorenzo Dorsino (Trento) con la moglie, anche lei lodigiana. La stessa filosofia che ha trasmesso anche a Gianluigi Rosa, 29 anni, atleta trentino della nazionale paralimpica di ice sledge hockey (hockey su slittino). Alle 13.30 di questa domenica i due hanno raggiunto la vetta del Campanile Basso (Dolomiti di Brenta), a 2883 metri di quota, un’impresa che ha del miracoloso, considerando che Rosa ha perso una gamba all’età di 17 anni in un incidente in motocicletta e che ha dovuto affrontare una salita e una discesa ripidissime, durate ore, con una protesi e le stampelle nello zaino. Rosa e Elmi non erano soli. Nel fine settimana infatti, grazie all’associazione sportiva dilettantistica “Dolomiti open”, fondata da Elmi, nell’arrampicata si è cimentata una trentina di persone, tra cui cinque giovani disabili psichici, due musicisti, Michele Selva e Fabrizio Biordi, il giornalista “di montagna” Rosario Fichera, un fotografo, alcune guide alpine e semplici appassionati di arrampicata. «Dolomiti open è un’esperienza nata tre anni fa e si configura come braccio operativo nel sociale di “Activity Trentino” - spiega Elmi -. Il suo obbiettivo è valorizzare le montagne come terreno su cui tutti possono vincere paure e limiti». Ogni anno l’Asd organizza una scalata nei luoghi più significativi delle Dolomiti di Brenta. La musica e la lettura accompagnano questi momenti che ogni escursionista affronta in base alle proprie capacità. Sabato, ad esempio, per il gruppo di cui faceva parte Rosa la partenza è stata alle 17 da Molveno: prima tappa a circa mezz’ora di distanza, al rifugio Pedrotti. Alcuni si sono fermati qui, altri, domenica, hanno proseguito fino alla via delle Bocchette, una strada ferrata a un’altezza variabile tra i 2500 e i 2700 metri, altri ancora, tra cui Rosa, si sono avventurati verso la cima del “Basso”: «Questa vetta si presenta come una guglia verticale - precisa Elmi -. È stata scalata più recentemente di molte altre, solo nel 1899, per l’alto grado di difficoltà. Gianluigi ce l’ha fatta e il suo risultato ha ancora più valore se pensiamo che non è un alpinista». Anche per Elmi l’impresa non è stata da poco. Prima di questo momento non aveva mai accompagnato in vetta uno scalatore con protesi, ma le sfide non lo spaventano, per questo parla di “Dolomiti open” non come di una semplice associazione sportiva, ma di un «contenitore di progetti» in continua evoluzione.

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