Anche a San Colombano si vendemmia in anticipo

Il caldo non uccide la speranza sulle colline di San Colombano, dove i produttori vinicoli sperano di fare il bis dopo l’eccezionale annata del 2016.

A spiegarlo è Enrico Riccardi dell’azienda Nettare dei Santi, un’istituzione in materia, un produttore con sessant’anni di esperienza: «In oltre mezzo secolo di lavoro sui colli non ho mai visto un’annata come quella dello scorso anno, per quantità e qualità, con l’uva che appassiva sugli alberi senza marcire. Difatti abbiamo prodotto dei vini eccezionali, di primissimo livello. Quest’anno la situazione è diversa, ma chi dice di anticipare la vendemmia di tutta l’uva per via del caldo capisce poco di vino».

«L’uva è già matura sulle viti, si vedono i chicchi belli e neri, ma siamo ad inizio agosto e ovviamente non è ancora pronta per il vino – prosegue Riccardi -. Quest’anno bisogna aspettare, perché il caldo l’ha fatta maturare in fretta ma serve ancora un po’ di acqua perché si raffini al punto giusto».

Secondo Enrico Riccardi le piogge previste nel finesettimana saranno un toccasana, permetteranno all’uva di perfezionarsi, e le notti più fresche di agosto faranno il resto: «L’unico problema è che non venga tempesta, quello ovviamente potrebbe rovinare tutto – afferma -. Ma vedrete che se ad agosto rinfresca un attimo e arriva un po’ d’acqua, sarà un’altra ottima annata per noi, anche perché di uva ce n’è molta».

Un discorso diverso è invece quello del pinot nero da base spumante, che inizia a diventare troppo maturo: «Settimana prossima noi, ma anche gli altri agricoltori, dovremo iniziare a cogliere il pinot nero, perché ha già raggiunto la giusta gradazione. Mentre per un vino rosso non cambia se ha 12 o 13 gradi, per lo spumante non si può aspettare. Dopodiché, dovremo attendere la seconda metà di agosto per lo chardonnay: se piove sarà il momento giusto. Infine, a settembre coglieremo l’uva per i rossi».

«Non bisogna avere fretta» raccomanda Riccardi che, a quasi ottant’anni, ha imparato l’arte della pazienza proprio grazie al contatto con la terra. Una pazienza che si spera sia ricambiata da un ottimo raccolto, mentre in alcune zone della Lombardia le rese sono in calo del 30 per cento secondo i dati forniti dalla Coldiretti regionale, la quale però conferma che caldo e siccità degli ultimi mesi hanno esaltato qualità e maturazione dei grappoli.

La stima, secondo Coldiretti Lombardia, è che la produzione regionale superi il milione e 200mila ettolitri di vino con cui, secondo il presidente Ettore Prandini, «raccontiamo l’Italia nel mondo». Una piccola fetta di questa produzione, concentrata soprattutto nel Pavese e Bresciano, è merito delle colline di San Colombano e delle limitrofe zone collinari in provincia di Lodi, lungo la Strada del Vino San Colombano e dei Sapori Lodigiani.

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