Rimanere tutti uguali

nel web

Facebook, Google, Amazon, Twitter e altre migliaia di società si sono unite per un unico obiettivo: la net neutrality, cioè la neutralità di Internet. Una clamorosa protesta collettiva, che sta interessando centinaia di milioni di americani: tutti insieme per preservare l’uguaglianza per ogni utente del web, senza discriminazioni, come quella di una velocità di connessione maggiore concessa a chi paga di più.

Ma che cosa significa net neutrality e di che cosa stiamo parlando esattamente quando la nominiamo? Un buon modo per illustrarla è pensare al funzionamento del servizio postale: quando inviate una lettera, infatti, il postino la recapiterà al destinatario indipendentemente dal mittente, da cosa c’è scritto nella lettera e da quale gestore di posta viene utilizzato. Quella delle poste, in altre parole, è una situazione “neutrale”: tutte le lettere sono uguali. Che accadrebbe invece se così non fosse? Il rischio è che si produca una situazione in cui usando un certo gestore la posta viene consegnata, mentre con un altro no oppure solo a chi usa quello stesso gestore.

Nel caso di una Rete senza neutralità, significa per esempio che per usare un servizio di instant messaging sarete costretti a fare ricorso a quelli con cui il vostro provider ha un accordo (Whatsapp), ma non gli altri. Lo stesso potrebbe accadere con i servizi VoIP, con i provider titolati a bloccarne uno che abbia un accordo con la concorrenza (per esempio, Skype) ai danni del proprio (Viber).

In questo caso i bit veicolati non sarebbero tutti uguali: la neutralità della Rete impone invece che chi fornisce accesso a Internet non possa discriminare a seconda dell’utente o dei contenuti, dando per esempio la priorità a una mail di x rispetto a una di y. Se fosse altrimenti, la Rete Internet non sarebbe più libera e aperta, ma una summa di strati: una rete di serie A, veloce e affidabile, per chi se la può permettere (e per i servizi che pagano i provider), e una di serie B, lenta e inaffidabile, per tutti gli altri. La Rete, da fattore abilitante, diventerebbe una ennesima fonte di disparità. Senza neutralità della Rete, i provider finirebbero per disporre di un potere discrezionale sulle vite dei loro utenti ancora maggiore: sarebbero loro, infatti, a decidere quali servizi devono essere gratuiti e quali a pagamento (in paesi emergenti o poveri, è cruciale), e quali devono avere la precedenza e quali invece possono aspettare tempi di caricamento insostenibili. Un potere che si estenderebbe anche alla possibilità di bloccare o rallentare l’accesso ad alcuni siti al punto di renderli inutilizzabili, con evidenti conseguenze per la libertà di espressione online. Così Internet, da “dono di Dio”, come l’ha definita Papa Francesco, “rete che offre maggiori possibilità di incontro e solidarietà”, diventerebbe, invece, fonte di ulteriori “steccati” e di nuove disuguaglianze.

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