Gli insegnanti sono persone importanti

C’è una frase di Karl Popper, filosofo inglese del novecento, che induce a meglio comprendere il significato dell’affermazione della nostra Ministra Valeria Fedeli. Ed è questa: «Tutto quello che il mio ottimismo in relazione al presente può dare, per il futuro è speranza». Vediamo di capirci meglio. Ora così come fanno le cozze che si attaccano ai setacci posizionati sott’acqua prima di essere pescate e gustate a tavola, anche noi ci dobbiamo attaccare alla speranza che quanto affermato recentemente dalla Ministra Fedeli abbia un seguito e dia dei frutti. Tutto è nato durante l’intervista rilasciata a David Parenzo giornalista de La7 lo scorso 30 giugno durante la trasmissione «Fuori Onda». Ha fatto affermazioni da una parte scontate, dall’altra simili a una rivoluzione copernicana. All’osservazione sui nostri insegnanti che sono i meno pagati d’Europa, la Ministra così risponde: «Bisogna rinnovare i contratti e su questo sono molto impegnata».

Il giornalista, però, non molla l’osso e la incalza con una domanda che non lascia scampo: «Quanto dovrebbe guadagnare secondo lei un insegnante». «Posso dire sinceramente quel che penso? – continua la Ministra - Io penso che dovrebbe essere una delle professionalità maggiormente pagate in questo Paese, perché hanno in mano il destino e il futuro dei giovani e dell’insieme della società». Un pensiero che lusinga, ma che richiede più concretezza.

Parenzo con tono deciso continua: «Ma quanto secondo lei? Se si dovesse sbilanciare». «Il doppio di quello che prendono oggi» risponde la Ministra. «Almeno tremila euro al mese?» domanda il giornalista. «Più o meno» risponde determinata la Ministra. Una risposta che lascia sbalorditi. Non c’è che dire. Una vera rivoluzione copernicana. Un riconoscimento che supera ogni più ottimistica previsione.

Poi, però, con un processo di «spending review» in atto nella pubblica amministrazione, arriva, inevitabile, la precisazione. «Bisogna darsi una prospettiva. Non è possibile nell’immediato, perché non bisogna essere demagogici, però bisogna sapere che step dopo step…..» si arriva all’obiettivo. Dunque battuta dopo battuta siamo arrivati a capire che il rinnovo contrattuale dei docenti, bloccato da dieci anni circa, ha delle buone prospettive. Questo per quanto riguarda il futuro. E per l’immediato? Qui il problema si fa concreto. Di fatto nessuno al momento sa quando si presenterà il primo importante step.

Per adesso il doppio dello stipendio rimane nel “mondo delle idee” così come ci insegna Platone, quelle matematiche, quelle dei “contratti” che non trovano mai la concretezza. In fin dei conti, il “mondo delle idee” di uno dei più insigni filosofi greci, vuol dire anche ricordare, ovvero ricordarsi delle promesse fatte per non scivolare, come spesso accade, sul piano degli annunci.

Se guardiamo al “mito della caverna” allora scopriamo che le verità degli annunci il più delle volte rimangono tali. Ecco perché da più di vent’anni ogni volta che si tocca il tasto degli stipendi degli insegnanti a parere dei politici questi sono bassi. E questa è una verità. Ma poi rimangono bloccati per anni. Sarebbe ora di «restituire valore sociale agli insegnanti» come ebbe a dire Renzi al momento della presentazione della “Buona Scuola” e questo in un momento storico in cui di valore sociale gli insegnanti, e non solo loro, hanno bisogno. Probabilmente tutti preferirebbero andare a insegnare nel Lussemburgo dove un insegnante guadagna quatto volte più che da noi. Da noi vige la cultura dei piccoli passi anche se da quasi dieci anni i passi sono simili ai mignon.

È come se ci fossimo anchilosati. Abbiamo assistito, con serafica rassegnazione, alla caduta di molte certezze perché abbiamo scoperto che, in fin dei conti, è stato un errore aver fatto il passo più lungo della gamba. Un processo di resipiscenza prende tutti al punto da stagnare i consumi e con essi le certezze che si sgretolano anno dopo anno mentre la paura di non farcela prende il sopravvento. Il quadro sociale che ci viene prospettato è di un’economia senza sviluppo. Così parlare di rinnovo contrattuale diventa difficile se non fuori luogo, mentre pensare a un consistente aumento di stipendio è da sognatori. Ci vorrebbe la bacchetta magica di Harry Potter. L’idea prevalente che emerge in uno stato sociale di crisi profonda è quella di tenerci ben stretto quello che già abbiamo senza nulla a pretendere.

Ora ci viene detto che l’economia sta migliorando, che si intravvede la luce in fondo al tunnel, che la ripresa è in atto e che la produzione industriale ha ripreso a marciare; che le esportazioni del made in Italy crescono costantemente, che la disoccupazione, in generale, cala anche se continua a crescere quella giovanile. Insomma il quadro sociale che oggi si presenta agli occhi di tutti noi, non è più descritto a tinte fosche e questo fa dire anche alla nostra Ministra che si può parlare di rinnovo contrattuale con futuri spiragli di luce che portano speranza. Francamente non so cosa credere. Un dubbio mi assale.

Dopo anni di delegittimazione della figura dell’insegnante come si può pensare ad un suo rapido recupero in fatto di riconoscimento sociale, politico, morale ed economico? Un prestigio e un riconoscimento perduti, non si riconquistano così facilmente né è ipotizzabile un capovolgimento culturale tale da assicurare il recupero dell’autorevolezza ormai persa. Probabilmente ci vorranno anni anche se stiamo parlando di una professione bellissima sia pur additata alla pari di una parente povera nella scala sociale. Parlare di migliorare gli stipendi è “cosa buona e giusta”, ma forse bisogna parlare anche e soprattutto di un recupero sociale della figura docente, di restituzione di un’autorevolezza rubata, di un riconoscimento dell’unicità della professione docente conseguente alla rilevanza della sua stessa funzione.

È un lavoro che si affianca e supera quello economico per presentarsi come un processo sociale, culturale e istituzionale. Probabilmente sarà più credibile agli occhi di tutti fino a dare credibilità a chi ne fa un percorso politico. Si capisce allora perché affermazioni come quelle che abbiamo ascoltato recentemente in televisione per bocca della Ministra Fedeli, non saranno più considerate delle battute da pre-campagna elettorale, semplicemente perché si sta parlando di persone importanti, di professionisti riveriti come lo sono i medici, i notai, gli avvocati.

Si sta parlando di persone insostituibili perché, come sottolineato dalla stessa Ministra, «hanno in mano il destino e il futuro dei giovani e dell’insieme della società».

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