Migranti, ognuno faccia la sua parte

I temi sono due, di uguale importanza. Partiamo dal primo, che è stato il richiamo forse giusto nella sostanza benché sgarbato – e sostanzialmente errato – nei toni. Più ancora, una “sparata” politica in grado di alimentare un populismo antieuropeo che giudica senza peraltro conoscere istituzioni, competenze, ruoli e dinamiche europee. I fatti. Nell’emiciclo dell’Europarlamento a Strasburgo in apertura di seduta martedì 4 luglio alle 9 del mattino si parla dei risultati della presidenza maltese del Consiglio dei ministri Ue. Il premier Joseph Muscat dice la sua dinanzi a una trentina di eurodeputati. Quando il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, dà la parola al presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, questi, anziché svolgere il suo intervento, preferisce tagliare corto: “Siete ridicoli”. Il messaggio è rivolto agli eurodeputati nel loro insieme, rei, secondo Juncker, di non essere lì ad ascoltare. Tajani reagisce con fermezza: “Moderi i termini!”. Fonti ufficiose del Parlamento Ue segnalano poi, in tarda mattinata, un incontro informale e chiarificatore fra Tajani e Juncker, per abbassare i toni e tornare a collaborare per il bene dell’Europa.Del resto, come sa chi segue i lavori dell’Assemblea, in contemporanea ai dibattiti in aula si svolgono riunioni delle commissioni parlamentari, riunioni – formali o informali – dei gruppi politici (ossia i partiti presenti a Strasburgo), incontri di vario tipo per preparare gli iter legislativi. Ci sono anche eurodeputati rigorosamente assenti (pochi per la verità rispetto ai 751 totali, fra cui qualche italiano), quelli che stanno accogliendo visitatori provenienti dai rispettivi collegi elettorali, quelli in missione e via di seguito. Insomma, le ragioni per non essere in aula potrebbero anche essere comprensibili: si tratterebbe semmai di ripensare i lavori stessi dell’aula così che, almeno nei suoi momenti clou come quello di stamattina, si consenta a tutti i deputati di essere presenti. Ma intanto il messaggio di Juncker rimbalza, alimentato dai social: “Siete ridicoli”.Una ferita profonda, in un momento in cui l’Ue avrebbe bisogno di credibilità, non di accuse generiche e sguaiate.Perché nelle istituzioni europee – Parlamento, Consiglio e Commissione – si definiscono scelte di assoluta rilevanza per la vita dei cittadini. Si decide, ad esempio, sui fondi per la ricerca scientifica, sulla realizzaazione di infrastrutture viabilistiche, su strumenti e strategie per contrastare il terrorismo. Si implementano le energie rinnovabili, si creano programmi per favorire cultura e istruzione (un nome per tutti? Erasmus), si definiscono i rapporti con i Paesi terzi. Si dovrebbe decidere (condizionale d’obbligo) una startegia comune per rispondere al fenomeno migratorio…Un’ulteriore osservazione: c’è subito chi grida “al lupo”, l’aula dell’Europarlamento è vuota!Ma quante volte abbiamo visto le aule della Camera dei deputati a Roma, del Bundestag a Berlino o dell’Assemblea nazionale a Parigi con pochi, sparuti eletti ad ascoltare l’oratore di turno?In questo senso il richiamo-sfogo di Juncker se ha le sue ragioni, rischia di generare un effetto opposto e perverso: mettere alla berlina l’Unione europea nel suo insieme dinanzi a cittadini che generalmente non sono esperti di regolamenti e ritmi di lavoro delle stesse istituzioni. Cittadini sottoposti al fuoco di fila di politici irresponsabili che, per qualche voto in più, vestono ogni giorno l’abito del no all’Europa. Una giornata poco felice, dunque, per l’Ue nel suo insieme. Il secondo argomento riguada le proposte avanzate martedì 4 luglio dalla Commissione Ue sul versante migrazioni si configurano come azioni riguardanti almeno quattro livelli: Ue, Stati Membri, Italia, Paesi terzi. Ma al contempo tali proposte devono fare i conti con la realtà. Così, mentre a Strasburgo Jean-Claude Juncker e Frans Timmermans, presentavano il documento dell’Esecutivo in vista del Consiglio dei ministri degli Interni del 6 luglio, il governo di Vienna minacciava di schierare al Brennero blindati e 750 soldati per evitare ingressi di migranti dall’Italia, mentre Francia e Spagna ribadivano la contrarietà ad aprire i loro porti alle navi delle Ong che salvano migranti dalla morte nel Mediterraneo. Come ha affermato lo stesso Frans Timmermans a questo riguardo, l’Italia merita aiuto e sostegno, “ma abbiamo altri 27 Stati membri che forse hanno delle altre idee”, quindi “vedremo giovedì alla riunione dei ministri dell’Interno che cosa possiamo fare”.Circa le proposte avanzate dalla Commissione, si può forse affermare che non ci siano novità di grande rilievo; appare piuttosto la volontà di concertare una serie di azioni, appunto su più piani, sperando poi che i 27 partner europei tendano davvero la mano all’Italia e non si chiudano dietro muri e omissioni, come fatto finora. Il documento della Commissione porta una premessa: “La perdita di vite e i continui flussi di migranti, soprattutto economici, sulla rotta del Mediterraneo centrale rappresentano un problema strutturale e una fonte di preoccupazione grave e urgente non soltanto per l’Europa ma anche per l’intero continente africano”, vi si legge.“Il 30 giugno il ministro dell’Interno italiano Marco Minniti ha inviato una lettera al presidente del Consiglio dei ministri Ue, il ministro dell’Interno estone Andres Ansvelt, e al commissario per la Migrazione, gli affari interni e la cittadinanza Dimitris Avramopoulos, nella quale faceva presente che presto la situazione in Italia non sarebbe più stata sostenibile”. La questione della migrazione nel Mediterraneo centrale “sarà all’ordine del giorno della riunione informale dei ministri della giustizia e degli affari interni del 6 e 7 luglio”: da qui il contributo della Commissione alla riunione, che peraltro non esclude “ulteriori azioni alla luce dei risultati delle discussioni e degli sviluppi sul campo”.Il documento illustrato il 4 luglio si intitola: “Piano d’azione della Commissione Ue sulle misure a sostegno dell’Italia per ridurre la pressione sulla rotta del Mediterraneo centrale e aumentare la solidarietà”. Circa i diversi livelli d’intervento, la Commissione individua anzitutto i compiti della Ue, che vanno da maggiori stanziamenti di bilancio verso l’Italia alla messa a disposizione di personale per affiancare l’attività della guardia costiera libica; l’Ue dovrebbe inoltre rimettere in discussione il Regolamento di Dublino e la politica dell’asilo; infine può farsi garante della stesura di un codice di condotta per le Ong, che l’Italia proporrebbe alla riunione ministeriale, definendo compiutamente regole di intervento, area di azione, modalità e luoghi per lo sbarco dei migranti recuperati dal mare (senza trascurare il tema della trasparenza dei finanziamenti). Agli Stati membri – secondo livello di intervento – la Commissione rivolge richieste finora rimaste inevase, fra cui una vera disponibilità per ricollocare 160mila migranti da Italia e Grecia, maggiore disponibilità all’accoglienza, contribuire al Fondo per l’Africa deciso assieme a La Valletta lo scorso anno (dovrebbe toccare 2,5 miliardi indirizzati allo sviluppo per affrontare le “cause remote” della migrazione, ma sono stati finora versati pochi milioni di euro).All’Italia giungono specifiche richieste fra cui: accelerare la “piena attuazione” della legge Minniti, piena identificazione dei migranti che arrivano nella penisola attraverso gli hotspot, una specifica attenzione ai minori non accompagnati, il rimpatrio dei migranti economici “che non hanno diritto alla protezione internazionale”. In Estonia il ministro Marco Minniti si presenta con il piano per aggiungere altri 6 hotspot fra Sicilia, Calabria e Sardegna, il rafforzamento dei Cie, la richiesta di rivedere l’operazione “Triton”. “Noi siamo in regola con le richieste Ue, ora gli altri facciano la loro parte”, lascia intendere. Di fronte avrà governi di altri Stati poco propensi a dare una mano all’Italia, a partire dai Paesi Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) da sempre chiusi a ogni collaborazione europea sul tema delle migrazioni.

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