Dove inizia la scommessa del digitale

Nelle settimane scorse alla Reggia di Caserta si è svolta una tre giorni organizzata dal Ministero dell’Istruzione con partecipazione di 6.000 fra docenti e studenti che si sono confrontati sul secondo anno di attuazione del Piano nazionale Scuola digitale. A proposito del Piano, il ministro ha parlato di “scommessa che stiamo vincendo”, spiegando che “in questo primo anno di attuazione, il Piano nazionale Scuola digitale ha elevato il tasso di qualità e innovazione del nostro sistema scolastico, segnando un punto di svolta e più di un passo in avanti da cui non si potrà tornare indietro. Abbiamo lanciato una scommessa che stiamo vincendo insieme a studenti, docenti e dirigenti, indicando nuovi contenuti, portando la formazione in ogni scuola e proponendo ambienti di apprendimento flessibili capaci di stimolare collaborazione e creatività”. Tracciando un bilancio, poi, ha detto anche che “il 65% delle azioni previste dal Piano è già stato attuato, 500 milioni del miliardo stanziato sono stati investiti e oltre 3.000 scuole sono state raggiunte dalla fibra, attraverso la collaborazione con il Ministero dello Sviluppo economico”. Si tratta, sempre per il ministro, di “uno dei pilastri della Buona scuola” e il risultato atteso è il ripensamento del modello educativo. “Il digitale”, ha lasciato intendere ancora Giannini è motore del cambiamento e con il Piano, ha spiegato, “stiamo lavorando sulle competenze, sulla formazione degli insegnanti, sulle infrastrutture e, soprattutto, sulla necessità di avere una scuola flessibile che metta i ragazzi nelle condizioni di fare e pensare ciò che oggi non si può neanche immaginare”.Tra le novità che arriveranno, ecco le risorse – 100 milioni – “per il rafforzamento delle competenze digitali degli studenti”, che dovranno imparare a programmare (e dal prossimo anno “tutte le scuole primarie avranno la possibilità di fare 60 ore all’anno di coding”). Dei 100 milioni stanziati, 65 milioni andranno al I ciclo e 35 alla secondaria di II grado per lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti. “Il curriculum di cittadinanza digitale – ha concluso Giannini – darà la possibilità ai ragazzi di capire come usare e come valutare gli strumenti digitali in modo attivo. Dobbiamo garantire loro la capacità di sviluppare il giudizio critico”.Grande entusiasmo, dunque. Ma in realtà la “questione digitale” è tutt’altro che pacifica. E ad esempio una recente indagine Hewlett-Packard-Censis, che ha interpellato 1.221 dirigenti scolastici, segnala che per il 77,2% di loro esiste un rischio, per il Piano, di un’offerta formativa inadeguata o insufficiente. Tra le altre criticità sottolineate dalla ricerca, quella per cui, secondo il 70,9% dei dirigenti intervistati, c’è il rischio che le tecnologie siano utilizzate nelle scuole con un approccio didattico tradizionale, ma anche il pericolo (per il 47,6% dei dirigenti) che il Piano possa accentuare le disparità tra scuole “forti”, con esperienze, professionalità e tecnologie consolidate e quelle che invece sono all’inizio di un percorso. Anche nel digitale, dunque, si verificherebbero le “due velocità” che spesso caratterizzano la scuola italiana.I rischi paventati non devono spegnere gli entusiasmi, certo. Piuttosto stimolare a una riflessione continua e attenta, magari anche disposta a qualche cambio di marcia, se necessario, per evitare l’abbaglio – e la beffa – delle “magnifiche sorti e progressive”.

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