25 Comuni lodigiani “affondano” nei fanghi

Gli Stati generali dell’ambiente a Castelnuovo per tirare fuori il Lodigiano dal fango. Ieri sera la piattaforma dei comitati a tutela di paesaggio e ambiente ha affrontato il caso fanghi, quelli sparsi in ben 25 comuni del Lodigiano, da Comazzo a Maccastorna. A moderare il dibattito, il direttore del «Cittadino» Ferruccio Pallavera.

L’avvocato Paola Brambilla, presidente Wwf Lombardia, ha subito inquadrato il tema dal punto di vista normativo, partendo dalla differenziazione fra lo spandimento di refluo zootecnico, positivo dal punto di vista ambientale, e spandimento di digestato, frutto di prodotti di scarto. «La normativa fanghi si scontra con la normativa sui rifiuti – ha spiegato -: in materia di rifiuti infatti si dice che tutto ciò che può essere recuperato non è più rifiuto e quindi può essere usato anche come spandimento; l’anello debole è la mancanza di controlli che lascia spazio agli abusi, dunque a contaminazioni segrete – ha affondato - e un’istituzione dovrebbe reagire con normative che prescrivano dei controlli prima durante e dopo lo spandimento, con normative certe». I Comuni, per esempio, possono governare il territorio attraverso l’azzonamento, decidendo, a costo zero, nel Pgt, quali terreni non si possono più consumare. L’avvocato del Wwf ha quindi fornito qualche dato significativo: «Cre ed Ecotrust sono state condannate dall’Antitrust per aver fatto cartello, assicurandosi il 70 per cento dello spandimento fanghi fra il 2008 e il 2013, con una sanzione di oltre un milione 104mila euro, pari al 15 per cento del giro d’affari».

Il sindaco di Pieve Fissiraga Stefano Guerciotti è intervenuto, deciso a cogliere gli strumenti che le amministrazioni hanno a disposizione per gestire e controllare i fanghi.

Un “appello” a favore dei sindaci è arrivato da Alessandro Rota, presidente Coldiretti Milano-Lodi-Monza Brianza: «Un sindaco dovrebbe avere in mano i dati relativi alle analisi del suo territorio».

Durissimo Alberto Zolezzi, portavoce Cinque Stelle alla Camera: «Abbiamo proposto al governo una risoluzione che faccia chiarezza sui fanghi: è necessario che all’interno dei piani di gestione dei rifiuti urbani venga elaborato il piano di gestione dei fanghi, capire che tipo di sostanze sono e quindi elaborare criteri di misurazione, pubblicando i dati raccolti su Ispra». I Cinque Stelle hanno chiesto al governo anche l’istituzione del referto epidemiologico: diventino pubbliche le cause delle patologie.

Acceso il dibattito fra i 150 presenti. «Fare rete è indispensabile – ha provocato Ezio Corradi del coordinamento comitati ambientalisti italiani -, invito gli amministratori a stare dalla parte dei cittadini».

Il sindaco di Castelnuovo Marcello Schiavi ha analizzato: «Quanto costa smaltire fanghi sui terreni che poi si contaminano e quanto stoccarli o trovare un’altra soluzione? L’utilizzo fanghi è necessario?». Ivano Zilli, consigliere comunale di minoranza a Meleti ha affondato: «Quando a Meleti anni fa volevano fare una maxi discarica l’abbiamo fermata, l’impianto fanghi è stato realizzato e oltretutto a 50 metri dalla comunità di Cornovecchio che è una realtà socio sanitaria». Secco il sindaco di Meleti Mario Rocca: «Di fronte a una sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione alla società dell’impianto, così altro si poteva fare?».

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