Uggetti, i primi cento giorni

Cento giorni di vita per la giunta Uggetti. Il bilancio del primo cittadino? Assicura di aver mantenuto le promesse elettorali. È convinto che il mix “tasse e tagli” fosse l’unica soluzione per salvare i conti del Broletto. È soddisfatto dell’operato della sua squadra. Non lesina bordate alla Lega nord e critiche all’atteggiamento di una parte dell’opposizione (vedi Pdl).

Corte dei conti, amianto negli orti e tagli dello Stato. Sindaco, questi primi cento giorni non sono stati facili...

«Fare l’amministratore pubblico in questo momento è particolarmente difficile. Sapevo che mi aspettavano una serie di situazioni problematiche e decisioni difficili. Nello specifico le vicende della Corte dei conti e degli orti sociali si sono risolte bene».

Avete appena varato una manovra “lacrime e sangue”. Perché non avete detto in campagna elettorale ai cittadini di queste difficoltà?

«Avevo detto che avrei portato l’esenzione delle aliquote Irpef da 13mila a 15mila euro. E l’ho fatto. Non era facile prima prevedere lo scostamento tra le esigenze dell’amministrazione e i tagli dello Stato. Ho rispettato altre tre promesse: abolizione della società Gis, diminuzione dei dirigenti e spostamento in bicicletta dei dipendenti pubblici».

Nella manovra vengono aumentate le imposte in modo consistente, in particolare Irpef e Imu. Non si potevano trovare altre soluzioni?

«Abbiamo prima di tutto fatto un’opera di efficienza. Noi non siamo arrivati qui e abbiamo alzato le tasse. No, mi spiace, non è andata così. Io ho passato ogni giorno ad immaginare progetti di efficienza e diminuzione dei costi. É un’opera imponente che solo per quest’anno vale 1 milione 200mila euro. Abbiamo tagliato i costi fissi della “macchina comunale”. Diminuiremo pulizie, riscaldamento, energia elettrica, benzina, toglieremo i fax, diminuiremo il servizio neve e rinegozieremo le spese per il Tribunale. Solo il ministero della Giustizia ci deve 5 milioni di euro. La lista delle razionalizzazioni è molto ampia».

Ma i livelli di stanziamento dei servizi sociali sono rimasti identici. Perché?

«Con me non ci saranno tagli alla disabilità. Non ci saranno tagli agli anziani. E non ci devono essere tagli a chi ha bisogno. Siamo infatti in una situazione di grave crisi. Abbiamo mantenuto anche gli impegni sul capitolo dell’istruzione, perché non si può tagliare sul futuro, e abbiamo garantito gli stanziamenti sulle manutenzioni».

Ha fatto molto discutere la messa in vendita del palazzo della Prefettura. Com’è nata l’idea?

«La scelta delle alienazioni dipende dalle necessità imposte dal rispetto del patto di stabilità. La Prefettura si trova in uno degli stabili di maggiore pregio della città. Noi abbiamo deciso di mettere in vendita una parte del palazzo, non la parte che ha funzioni istituzionali. Porremo sul mercato la porzione dello stabile che ospita i servizi sociali comunali, che verranno spostati a palazzo Broletto. E dal municipio si sposteranno invece all’ex Linificio tutti i settori tecnici. La manovra scatterà nelle prime settimane dell’anno prossimo».

La “questione degli stranieri” ha sollevato polemiche anche in consiglio comunale, in particolare su abusivi e accattoni. Alcuni episodi di cronaca hanno coinvolto dei mendicanti. È un problema da affrontare?

«Questo è un problema da tenere sotto controllo. Io non ho votato la mozione della Lega perché è una mozione di stampo razzista, ma credo che il tema della sicurezza con una parte degli stranieri sia un tema reale per la città. Le risposte della Lega sono però risposte sbagliate, che agitano un problema senza dare mai nessuna soluzione tranne cercare di alimentare istinti bassi. Noi abbiamo una risposta diversa, che non è fatta solo di integrazione, ma anche di fermezza».

Il clima in consiglio comunale con l’opposizione è di muro contro muro. Come mai si è arrivati a questo punto dopo solo quattro mesi?

«La porta è sempre aperta per coloro che vogliono entrare nel merito dei problemi. Bisogna però avere la voglia di confrontarsi e non cercare dei posizionamenti politici. Noto che in consiglio ci sono opposizioni diverse, non è un mistero che con Tadi e i Cinque Stelle c’è stato un rapporto diverso. Se si vuole un dialogo lo spazio c’è. Altra cosa è invece alzare una bandiera o non avere ancora superato le scorie della campagna elettorale».

Il lavoro è stato il “cavallo di battaglia” della sua campagna elettorale. Quali misure avete messo in campo per rilanciare l’occupazione?

«Il progetto più importante è quello dell’Università, che avrà la capacità di dare risposte. Chiederemo alle aziende che realizzeranno le opere di utilizzare manodopera locale. Una volta completato il piano dell’Università ci saranno anche ricadute significative per tutta la città».

Si sente soddisfatto dei risultati raggiunti fino ad ora?

«Sono contento di questi primi cento giorni da sindaco. Sono consapevole delle tante difficoltà che vive l’amministrazione e che vivono i cittadini di Lodi, ma con i nostri limiti stiamo cercando di dare una prospettiva alla città. Il tema più grosso affrontato è quello dell’efficienza in Comune, che sta dando dei risultati e ne darà. Di questo vado fiero».

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