Le aree dismesse, soprattutto quelle di derivazione industriale, quasi sempre occasione di degrado fisico da un lato e di utilizzazione (o consumo) di superfici dall’altro, forniscono spunti permanenti a un dibattito che dura da almeno una quarantina d’anni, inizialmente condotto in ottica sociale ed economica, solo più recentemente ecologistica e ambientale e con attenzione alle vocazioni territoriali e al sistema pianificatorio, ma con scarso interesse in merito al loro decollo e riuso. Nel lodigiano le aree industriali dismesse dovranno trovare un piano di risanamento e di recupero per il loro riuso. Un percorso che le porrà naturalmente al centro di problematiche “estetiche”, urbanistiche, ambientali, di destinazione funzionale ed economiche. Quelle che invece il percorso lo hanno ultimato, sono aree largamente in posizione strategica per le imprese così da rappresentare opportunità d’investimento e costituire al tempo stesso un’ occasione di rilancio economico. “Attrazione” e “investimento” formano quindi un unicum inscindibile nelle relazioni tra imprese e territorio. Una strategia rivolta a dare priorità alle aree recuperate per aiutare uno sviluppo qualitativamente migliore e comunque sostenibile non può prescindere dal mercato, dove, tra l’altro, è in atto una competizione tra territori; né tralasciare precise azioni di marketing rivolte a far conoscere le disponibilità fornite, le caratteristiche principali delle aree, le bonifiche attuate, la destinazione funzionale, l’ utilizzo e le opportunità economiche, nel rispetto della pianificazione comunale e sovracomunale.Da queste considerazioni la Camera di Commercio di Lodi - su proposta del proprio membro di giunta che ha le delega del marketing, Vittorio Boselli - ha svolto il ruolo di “capofila” tra i partner pubblici della Provincia e del Comune di Lodi e i rappresentanti titolari di alcune aree lodigiane (individuate con criteri diversificati per destinazione d’uso, localizzazione e livello di attuazione della pianificazione) e organizzare la presenza del Lodigiano allo Expo Italia Real Estate tenutosi nella prima decade di giugno presso la Fiera di Milano, un contesto internazionale che offre possibilità d’incontro costruttivo con i professionisti del settore privato: sviluppatori, progettisti, consulenti, esperti finanziari, investitori interessati a determinati ambiti territoriali e altri operatori del sistema creditizio-finanziario che rappresentano un quadro esaustivo e concreto del mercato. La presenza all’evento ha significato per il territorio l’avvio di un’attività evoluta e innovativa di promozione e di marketing, che ha permesso incontri con professionisti e specialisti del mercato immobiliare e una informazione puntuale sulle opportunità rappresentate nel Lodigiano dalle aree Parmalat (una superfice di circa 430.000 metri quadrati complessivi situata sulla via Emilia); S.I.B.I.L (110 metri quadrati complessivi nei territori di Turano e di Bertonico) e Kumosar (527 metri quadrati in comune di Bertonico che fanno parte dei piano di re-industrializzazione dell’ex raffineria Sarni-Gulf); nonché dei progetti e delle possibilità legate al Business Park, un’area pubblica (Camera di Commercio, Comune e Provincia) di 363.000 metri quadrati già sottoposta a variante urbanistica, a due chilometri dal Parco Tecnologico.Ciò ha impegnato la struttura camerale a una presenza non estemporanea, preparata da un accordo di partenariato pubblico-privato la cui validità ha trovato “sul campo” riconoscimento nella serie di incontri impostati con sviluppatori, esperti, consulenti e imprese. Da marcare il carattere non episodico della iniziativa, che rientra in un disegno in cui troveranno valorizzazione anche le altre aree industriali dismesse (recuperate o da recuperare) del territorio, questa esperienza è stata quindi per diversi aspetti positiva, anche se poi i risultati delle intese si potranno conoscere solo ad accordi sottoscritti. L’azione di “semina” promossa è stata particolarmente curata.I sedici incontri e approfondimenti con consulenti capital property, esperti di logistica, sviluppatori e imprese non retail hanno consentito di saggiare in quale misura le aree del lodigiano e le ipotesi di dotazione di servizi specifici di rilevanza sovralocale trovano un’attenzione sul mercato e ricavare indicazioni d’interesse attuativo per la gestione strategica dei piani di fattibilità economico finanziaria.
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