Veneziani, per 28 lo spettro della mobilità

L’azienda di vernici chiude i battenti

Il gruppo Veneziani vuole dismettere l’attività di Castelnuovo Bocca d’Adda, dove si fanno vernici nautiche e industriali, e apre una procedura di mobilità a carico di tutta la forza lavoro, 28 dipendenti; ma i sindacati sperano almeno di mitigare l’effetto di queste scelte con ammortizzatori e parziali ricollocamenti. Si è tenuto ieri nella sede milanese di Assolombarda il primo incontro tra azienda e sindacati al fine di trovare un accordo.

La procedura di mobilità, che riguarda lo stabilimento di Castelnuovo e quello di Garbagnate, dove lavorano altri 48 dipendenti, è stata formalmente aperta il 18 febbraio e comunicata ai sindacati nei giorni scorsi. Per legge, ci sono 75 giorni di tempo per raggiungere un accordo, ma la modalità con cui è stata annunciata la mobilità, senza preavvisi di alcun tipo, lascia poche speranze su una soluzione diversa. Ciò a cui si lavora, dunque, è il ricorso agli ammortizzatori sociali per avere un po’ di tempo a disposizione per il ricollocamento e per studiare ipotesi di vendita dello stabilimento, al momento una prospettiva ancora tutta da esplorare e con tante incognite davanti.

«Sul tavolo abbiamo portato la nostra proposta di un anno di cassa integrazione, magari con una procedura di mobilità volontaria per favorire i lavoratori che nel frattempo trovassero un’opportunità - spiega Giampiero Bernazzani della Femca Cisl -. L’azienda non è chiusa a questa prospettiva, ma è necessario attendere un nuovo incontro la settimana prossima perché mancano ancora delle risposte ad alcune questioni sollevate al tavolo di trattativa».

La cassa integrazione straordinaria di un anno sarebbe utile soprattutto a prendere tempo in vista di possibili soluzioni alternative per gli stabilimenti e per allungare il periodo a disposizione dei lavoratori per trovare singole opportunità.

«Un’ipotesi da approfondire è quella della cessione o dell’affitto del ramo d’azienda, che potrebbe coinvolgere un buon gruppo di lavoratori di Garbagnate, dove si fanno resine, e uno più piccolo di Castelnuovo, per le vernici industriali - continua Bernazzani -. È una strada ancora da esplorare, ma permetterebbe di recuperare del personale».

Secondo una prima valutazione, però, anche qualora questa strada fosse percorribile, potrebbe significare il mantenimento del posto di lavoro per non più di sei o otto unità a Castelnuovo. Per tutti gli altri, almeno una ventina di lavoratori, la cassa integrazione sarebbe solo lo scivolo verso la mobilità e il licenziamento. A meno di non trovare un compratore dello stabilimento, di questi tempi ipotesi molto remota.

«Il punto è avere tempo per cercare di imbastire qualsiasi ipotesi di soluzione - conclude Bernazzani -. Di fatto, la produzione di vernici nel giro di un anno è sparita dal Lodigiano con la vicenda Akzo Nobel di Fombio, Tego Becker di San Martino e oggi questo».

Lo stabilimento di Castelnuovo è un ex ramo d’azienda di Akzo Nobel, venduta poi a Chemval e rilevata nel 2007 dal gruppo Veneziani Spa nell’ambito della liquidazione della stessa Chemval.

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