Milano, l’omaggio al cardinal Martini

(3 settembre, ore 14) Sono state oltre 200mila le persone che fino a questa mattina hanno atteso in fila anche delle ore per poter salutare il cardinal Martini. Alle 10.30 il duomo di Milano ha chiuso le porte, che verranno riaperte alle 14.30 per per accogliere quanti vorranno presenziare la cerimonia funebre, prevista alle 16. Già da tempo è cominciato l'affusso sia dei fedeli, che dei mass media, mentre in piazza duomo sono presenti anche rappresentanti della comunità ebraica. Sarà l’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, a presiedere il rito, che si aprirà con un messaggio di Benedetto XVI letto dal cardinale Angelo Comastri, vicario del Pontefice per la Città del Vaticano, che rappresenta il Papa alle esequie.Sul posto un inviato del Cittadino, che domani dedicherà due pagine alle esequie del cardinale.

(2 settembre) Decine di migliaia di persone hanno reso omaggio in Duomo a Milano alla salma del cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito della metropoli lombarda, scomparso venerdì all’età di 85 anni. Molte anche le personalità intervenute a rendere omaggio al presule i cui funerali verranno celebrato lunedì alle ore 16.

I rapporti con la diocesi di Lodi«L’Eucaristia ci appare come la forma della comunità cristiana, quella forza interiore che è Gesù Cristo stesso nella sua Pasqua che dà forma, figura, nutrimento, stimolo e slancio alla vita della comunità». Così il cardinal Martini, nel maggio di dieci anni fa, spiegava sulle pagine del «Cittadino» il significato del Congresso eucaristico che la nostra Diocesi si preparava a vivere e che proprio lui, il 26 di quel mese, avrebbe aperto solennemente con una lectio divina seguita dalla celebrazione della Messa in cattedrale.

Mentre si avvicina per la Chiesa laudense il prossimo Congresso eucaristico, il gregge di San Bassiano sente ancora risuonare il messaggio potente dell’allora arcivescovo di Milano, tanto vicino alla nostra Diocesi, non foss’altro che per i lunghi anni in cui il nostro vescovo Merisi è stato stretto collaboratore. Ma sono diversi i momenti rilevanti nella vita della diocesi di Lodi scanditi dalla presenza e dalle parole del cardinal Martini, come il 1983, quando presiedette le celebrazioni pontificali di San Bassiano; fu lui poi ad aprire ufficialmente, nel 1988, il tredicesimo Sinodo diocesano, mentre nel 1997 diede il via alle missioni diocesane e al cammino verso il Giubileo.

Il 19 gennaio 1983, in un duomo affollato da quasi 2mila persone arrivate da tutto il Lodigiano, fu proprio monsignor Martini a sottolineare i vincoli profondi che legano la Chiesa di Lodi e quella di Milano, quell’amicizia fraterna, quella condivisione della fede e della passione pastorale che accompagnarono la vita e l’impegno di Sant’Ambrogio e di San Bassiano.

Furono poi le parole di speranza del cardinal Martini ad accompagnare la Diocesi di Lodi verso l’appuntamento del Giubileo. Anche in questo caso il ricordo e i giornali di quei giorni raccontano di una folla di fedeli, raccolti stavolta nella basilica dei XII Apostoli di Lodi Vecchio. Era il 25 settembre 1997 e tra quelle mura antiche si apriva la missione diocesana in preparazione al grande appuntamento del Duemila; per quella veglia l’urna di San Bassiano fu traslata dalla cattedrale di Lodi al tempio dell’antica Laus. In bilico tra passato e futuro, tra il messaggio del patrono e le sfide del millennio che si avvicinava, l’arcivescovo di Milano fu l’uomo della speranza, capace di incoraggiare e spronare i fedeli radunati, chi nella chiesa, chi nella grande tensostruttura costruita per l’occasione, chi semplicemente per terra, come molti dei giovani giunti a piedi per quella serata e che già avevano ascoltato le parole del cardinale in una delle catechesi della Giornata mondiale della gioventù, quell’estate a Parigi.

«Anche in questo tempo - spiegò nella sua lectio - nel quale il mondo sta vivendo la crisi del senso di Dio, sono convinto che lo Spirito sta giocando, nella piccolezza e nel nascondimento, la sua partita vittoriosa».

Fu un invito alla fede salda di chi sa che lo Spirito opera meglio e più di lui. Quella stessa fede al centro di un’altra lectio di monsignor Martini, ormai arcivescovo emerito di Milano, tenuta nel settembre del 2006 e proposta come momento importante per l’attuazione del primo piano pastorale diocesano di monsignor Giuseppe Merisi, nominato vescovo di Lodi l’anno precedente. Ancora una volta, mentre cominciava il cammino con la sua nuova guida, la Diocesi di Lodi si radunò per ascoltare le parole di Carlo Maria Martini, ma ancora di più per sentir risuonare attraverso la sua riflessione la potenza della Parola di Dio, di cui per tutta la vita il cardinale è stato servitore «competente e fervido», come ieri l’ha definito il Santo Padre.

Quel lontano 19 gennaio del 1983, il cardinal Martini disse ai Lodigiani riuniti in duomo per il solenne pontificale: «Fu il vostro patrono che assistette nella morte Sant’Ambrogio. E Sant’Ambrogio confidò proprio a lui, cioè al fedelissimo fratello Bassiano, di vedere Gesù che si avvicina a lui, lo chiama a sé e gli infonde grande gioia». Un racconto che oggi, per tutta la Chiesa di Lodi, si fa preghiera per questo successore di Ambrogio, amico della nostra terra.

Nel SudmilanoLa presenza del cardinale Carlo Maria Martini nella zona pastorale di Melegnano, che abbraccia tutto il territorio del Sudmilano, può essere racchiusa in due immagini. Quella del primo incontro, almeno il primo in forma di visita, nel maggio 1981,e quella della riconsacrazione dell’antichissima chiesa di Calvenzano a Vizzolo Predabissi, nel settembre del ‘99. Carlo Maria Martini effettuò la sua prima visita pastorale ai decanati di Melegnano, Peschiera Borromeo e San Donato nei giorni di maggio del 1981. Da poco più di un anno era stato chiamato da Papa Giovanni Paolo II a reggere la cattedra di Sant’Ambrogio. E il nuovo arcivescovo successore di Emilio Colombo arrivò nel centro principale della zona, Melegnano, pochi giorni prima che Ali Agca puntasse la sua arma in San Pietro. Domenica 10 maggio 1981 il cardinal Martini volle conoscere i melegnanesi, e tutti quelli che vennero in città, cominciando dai ragazzi dell’oratorio San Giuseppe. Chi scrive queste righe allora lo frequentava e ricorda bene l’emozione con cui gli educatori, le catechiste assieme al coadiutore don Giuseppe Scotti allestirono meglio che poterono il modesto salone del cinema Agorà per il faccia a faccia tra vescovo e giovani. Quel pomeriggio emozionante - purtroppo seguito tre giorni dopo dall’apprensione vivissima per il Papa- proseguì con le mani del “nuovo” arcivescovo che strinsero quelle di anziani, ammalati, portatori di handicap, gruppi caritativi e assistenziali per un momento espressamente dedicato a loro presso la chiesa di Santa Maria del Carmine. La solenne concelebrazione eucaristica fu stabilita alle 18.30 in San Gaetano della Provvidenza, la chiesa del quartiere Giardino, che allora contava pochi anni di vita. Scriveva in quell’occasione «Il Melegnanese», allora diretto da Gianluigi Sala: «L’ingresso del nuovo arcivescovo in città lungo la via Emilia è tradizione ricca di significato (così fece il futuro San Carlo Borromeo nel 1564, nda): idealmente significava che il vescovo giungeva a noi da Roma, mandato dal papa a presiedere la Chiesa di Milano». E sempre lungo la via Emilia, sia pure dall’opposta direzione, i melegnanesi accolsero la nuova guida dei credenti: «È giunto a noi preceduto da stima per la sua non comune preparazione biblica - così ancora il quindicinale locale - (...) è giunto preceduto dai suoi scritti così ricchi di riferimenti, così indicativi dei fondamentali atteggiamenti di una fede matura». Poco dopo essere stato a Melegnano l’arcivescovo fu a Zelo Foramagno, frazione di Peschiera Borromeo, nel quarto centenario dalla fondazione - o meglio rifondazione - della parrocchia di San Martino ad opera di San Carlo. Nella zona di San Donato e San Giuliano chi ne ha conosciuto la straordinarietà è don Franco Colombini, oggi parroco a Trezzano sul Naviglio. Dal 1974 all’ 87 don Franco è stato coadiutore presso San Giuliano Martire, dal 1987 al ‘97 cappellano di Opera. «Monsignor Martini era in grado di interpretare la gente - ricorda oggi - faceva parlare la Scrittura. Era in grado di spiegare come pochissimi altri in che modo la Scrittura si lega con la vita, come l’Uomo, evangelicamente, vive di Parola». E di quegli anni un’altra immagine: «Era il 1990, più o meno. Ero cappellano del carcere e parroco a Opera. Nella casa circondariale scoppia uno sciopero della fame tra i detenuti per ragioni legate ai permessi e cose simili. I detenuti stanno venti giorni senza mangiare, poi chiamano il cardinale il quale, è bene precisarlo, rispondeva personalmente a tutti quelli che gli scrivevano dal carcere chiedendo di varcare anche loro “la soglia della speranza”. L’arcivescovo interviene personalmente, si presenta alla direzione del carcere e la situazione si sblocca; lo sciopero è sospeso». Infine, resta nella storia del Sudmilano la solenne riconsacrazione dell’abbazia di Santa Maria Assunta in Calvenzano, frazione di Vizzolo. La chiesa è la più antica di tutta la zona, con fondamenta che poggiano su pietre del 1090 circa: epoca della prima Crociata. Il vescovo, assieme al parroco don Angelo Zardoni e a molti altri sacerdoti, condivise l’emozione della riapertura del portale dopo quattro anni di restauro.

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