Traversoni: «Nel ciclismo contano le gambe, nella pesca è diverso...»

L’atleta lodigiano ha partecipato ai Mondiali in Sudafrica

Un po’ di delusione ma anche un bagaglio importante di esperienza per le prossime avventure nel suo secondo sport “azzurro”. Mario Traversoni, oggi 50 anni e mezza vita fa vincitore di una tappa nel Tour de France del ciclismo, ha disputato a Mokopane (Sudafrica), nelle acque della “Nyl Biodiversity Dam”, il Mondiale del Free Style Method Feeder, disciplina della pesca sportiva, lo sport che ha abbracciato agonisticamente qualche anno dopo aver abbandonato il ciclismo.

Non è stata una trasferta soddisfacente sul piano dei risultati: l’Italia ha chiuso ottava nella prova a squadre e Traversoni ha potuto competere solo nella seconda delle due giornate di gara (senza poter dunque concorrere per il titolo individuale) a causa di alcuni danni subiti dall’attrezzatura durante il viaggio. Il problema principale ha riguardato però le pasture: «Non potendo portarne nelle sufficienti quantità dall’Italia ci siamo dovuto affidare a pasture locali - spiega l’ex pro’ del ciclismo, vincitore del Tour 1998 con la Mercatone Uno di Marco Pantani -, che purtroppo hanno reso meno del previsto. Nel ciclismo sono quasi solo le gambe a contare, nella pesca l’attrezzatura ha un peso specifico molto più alto».

Il risultato diverso da quello sperato però ha portato subito Traversoni a rilanciare: «La delusione non fa altro che accrescere la voglia di alzare l’asticella». La convocazione per il Mondiale 2023 della disciplina, molto più vicino geograficamente (in Spagna) e con molte meno incognite, è già un obiettivo all’orizzonte.

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