Il calcio lodigiano piange Marino Bracchi

I più giovani lo ricorderanno in panchina con il baffetto grigio e la voglia di non perdere mai il sorriso. I più esperti invece non avranno dimenticato le sue apparizioni a cavallo degli anni Settanta e Ottanta con indosso le maglie di Sant’Angelo, Udinese, Monza o Casale Monferrato. Ricordi purtroppo destinati a lasciarr spazio a un velo di malinconia perché Marino Bracchi si è spento nella notte tra mercoledì e giovedì a Crema all’età di 61 anni.

Giocatore talentuoso ancor prima che allenatore di successo, Bracchi era originario di Livraga ma ormai da tempo risiedeva a Crema ed era afflitto da continui problemi di salute. Dopo un infarto e quattro by pass coronarici, nell’agosto del 2002 ebbe un arresto cardiaco in panchina durante l’amichevole del suo Pizzighettone contro la Pontenurese. A quel punto dovette subire addirittura un trapianto di cuore, ma dopo un periodo d’inattività forzata tornò con il solito entusiasmo in panchina a Sant’Angelo nella stagione 2005/2006 subentrando ad Andrea Valle e lasciando dopo appena 11 giornate.

Una carriera comunque legata a doppio filo ai colori rossoneri, perché la storia da calciatore del livraghino cominciò proprio dalle parti del «Carlo Chiesa»: «Andammo io e “Charlie” Bellani a contrattare il suo acquisto dall’allora sacerdote di Livraga - ricorda Peppino Pisati, storico massaggiatore barasino e anima della città di Sant’Angelo -. Giocò con noi per due stagioni dal 1974 al 1976: era uno dei punti di forza, non per niente lasciò il Sant’Angelo per approdare in Serie B e C con società blasonate come Monza, Udinese, Casale Monferrato, Pro Patria e poi anche Crema e Orceana. Con le dovute proporzioni, calcisticamente era un Totti dei giorni nostri. In lui brillavano il rispetto e l’educazione». Una volta smessi i panni da calciatore Bracchi intraprese subito la carriera da allenatore: «Per un periodo guidò anche la formazione Juniores del Fanfulla quando io ero già in prima squadra - racconta Sandro Mutti, bandiera storica del calcio cittadino lodigiano -. Era una persona straordinaria, sempre sorridente e mai arrabbiato nonostante tutto quello che gli era successo negli ultimi anni. Lo incontravo spesso e l’affetto tra di noi era immutato». Conclusa l’esperienza al Fanfulla arrivò la panchina del Castelleone in Prima Categoria dove vinse immediatamente il campionato, poi Frassati in Promozione e Pizzighettone, che diventò un po’ la sua seconda casa visto che trascinò il club dall’Eccellenza alla Serie D gettando le basi per l’approdo tra i professionisti.

Dopo l’intervento al cuore e la riabilitazione a Montescano, Bracchi aveva ripreso ad allenare con alterne fortune Sant’Angelo, Cavenago, Formigara, Aurora Seriate e infine Real Pizzighettone nella passata stagione. La scorsa notte il tragico epilogo di una vita spesa con il pallone al suo fianco. I funerali saranno celebrati sabato mattina alle 10 presso il Duomo di Crema.

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