Emma e Victor, un sogno per due

Arrivati giovanissimi dall’Albania, costruiranno una famiglia in Italia

A vederli sembrano i personaggi di un film: lei con il grembiule da cameriera, bionda, magra e sorridente nonostante il freddo e le mani arrossate; lui completamente ricoperto di polvere, con l’espressione allegra e una tuta abbondante per quel corpo magro da ragazzino. Abbiamo incontrato Victor ed Emma alle sei di sera, mentre uscivano dall’appartamento in cui lavorano: lui come muratore, lei come donna delle pulizie. Entrambi hanno poco più di vent’anni, provengono dall’Albania e hanno scelto l’Italia quale nuova casa: la casa dove costruirsi una famiglia, dove passare i prossimi anni ed essere, si spera, sereni.

La loro storia è la storia di molti stranieri: pochi soldi, tanti sogni e un viaggio che riesce a cambiare le carte messe in tavola dal destino. Ma Victor ed Emma hanno qualcosa di speciale, che si percepisce anche solo guardandoli. Svolgono due mestieri durissimi, hanno davanti un futuro faticoso sotto molti punti di vista, ma trasmettono una gioia di vivere capace di contagiare. Lui canticchia, lei sorride e intanto raccontano la loro storia guardandosi negli occhi. La sensazione di chi li osserva è che nulla, nemmeno le sfide più gradi, riusciranno a piegarli.

Buongiorno Victor, buongiorno Emma, vi posso rubare qualche minuto?

E: «Solo pochi minuti, però, perché sono già le sei. Altrimenti ora che andiamo a casa, ci laviamo e prepariamo la cena la giornata è finita. Oggi è stata dura».

Lavorate sempre insieme?

V: «No, è una coincidenza questa. Io e i miei colleghi stiamo ristrutturando un appartamento. La famiglia per cui lavoriamo aveva bisogno di una mano con le pulizie, così mi sono fatto avanti: “Ci sarebbe la mia ragazza”, ho proposto. Ed eccoci qui. Il problema è che dobbiamo aspettarci l’un l’altra, quindi in queste occasioni si va spesso a casa tardi. Pazienza, è solo per qualche tempo».

Vivete a Lodi?

E: «Sì, abitiamo in un piccolo appartamento in affitto, che ha trovato Victor prima che arrivassi. È il nostro regno: quando arriva la sera e ci chiudiamo la porta alle spalle, qualunque cosa sia successa nel corso della giornata, resta rigorosamente fuori. Siamo fatti così: ci piace essere allegri, non crearci troppi problemi e gustare le piccole cose, giorno dopo giorno. Nella vita non si sa mai, quindi è inutile dannarsi l’anima. Prendi il nostro caso: prima di partire non sapevamo cosa sarebbe stato del nostro futuro. In Albania avevamo pochi soldi, pochissimi, grandi difficoltà con il lavoro e parecchie preoccupazioni».

Entrambi?

V: «Abitavamo nella stessa città, a poche centinaia di metri di distanza. I nostri problemi erano più o meno gli stessi: un lavoro che non ci consentiva di mettere da parte nemmeno qualche risparmio, insieme alla paura di non riuscire a realizzare i nostri sogni».

Di cosa vi occupavate?

V: «Io facevo il meccanico nell’officina di mio zio. Mi trattava bene perché sono pur sempre il nipote; non solo: cercava di insegnarmi un mestiere e farmi appassionare. Ce l’avrebbe anche fatta se non ci fosse stata la questione economica. Quando non hai i soldi per soddisfare i tuoi bisogni, la passione sfuma. Normale, no?».

E tu Emma?

E: «Io facevo la commessa in un negozio di abbigliamento. Stessa storia: il lavoro mi piaceva, la paga molto meno. Sai, io e Victor stiamo insieme da sei anni, cioè da quando io ne avevo sedici e lui diciotto. Da sempre il nostro sogno è quello di costruirci una famiglia. Ma come possiamo, se non ci sono i soldi per comprarsi una casa e mantenere dei figli? Non posso dire che fossimo tristi, quello no, anche perché non è nel nostro Dna. Ma molto incerti per il futuro decisamente sì».

V: «Quando hai un sogno e tutto ti fa pensare che non lo realizzerai, capita di cadere nello sconforto, nell’immobilità, perché sembra che ogni cosa sia già decisa. Questo era ciò che mi faceva più paura: l’inerzia».

E così sei partito...

V: «Esattamente, ma non sono stato poi tanto coraggioso. Non ho fatto il grande salto nel buio, io. Qui c’era già mio fratello, arrivato due anni prima di me. Anche lui non ne poteva più della miseria e aveva seguito il suggerimento di un amico. Nel giro di poco tempo si era ritrovato muratore e aveva visto la sua vita cambiare drasticamente. “Victor, non fare lo sciocco. Se non vieni in Italia perdi una grande occasione”. Capirai che se non avessi accettato mi sarei sentito stupido».

E: «Io ho pianto per due giorni alla notizia che sarebbe partito. Da un lato ero contenta perché l’emigrazione poteva rappresentare la grande occasione. Dall’altro lato mi sentivo abbandonata. Non sapevo cosa avrebbe trovato qui, se sarebbe tornato a casa e dopo quanto».

V: «Ma io ti avevo detto chiaramente che una volta sistemato saresti venuta anche tu».

E: «Lo sai che io finché non vedo non credo».

V: «Non cambierai mai».

È sempre difficile il momento della separazione...

E: «Difficilissimo, per entrambi. Lui partiva senza sapere cosa avrebbe trovato, io restavo senza sapere cosa sarebbe accaduto».

E cosa è accaduto?

V: «Direi che è andata benissimo. Al mio arrivo ho trovato mio fratello più che bene. Era contento del suo lavoro e della sua vita e non vedeva l’ora – così diceva – di “trasformare” la mia esistenza. Trovare un impiego non è stato difficile: inizialmente mi sono dato da fare per l’impresa dove lavorava anche mio fratello, adesso sono alle dipendenze di un connazionale. Tutto questo grazie al passaparola. Sono assunto a tempo indeterminato, il che mi ha permesso di prendere un appartamento in affitto. È piccolissimo, due stanze soltanto, ma con un tetto sulla testa ho immediatamente chiamato Emma».

Cosa ti ha detto?

E: «Ricordo quella telefonata, era entusiasta. Diceva: “Qui c’è una casa tutta vuota che ti aspetta. Compro solo un letto e il frigorifero, così quando arrivi la arrediamo insieme”. Victor andava a mangiare da suo fratello o trangugiava un panino nell’attesa che io mi trasferissi. Voleva che quella fosse la casa dei nostri sogni. Sebbene sia piccola, decisamente lo è».

Ti ci è voluto molto per trovare un lavoro?

E: «A me purtroppo sì: quattro mesi. Mantenere il buonumore in quel periodo non è stato facile. Rimanevo spesso in casa, mi sentivo in colpa per la mia inoperosità e le giornate passavano vuote. Poi un giorno mi sono detta: “Cavoli, Emma, ma perché non esci e non ti trovi delle amiche?”. Ho chiamato mia cognata, ho conosciuto le sue amiche e grazie al passaparola ho iniziato a lavorare come donna delle pulizie per una famiglia. Poi se ne è aggiunta un’altra e siccome ho ancora parecchie ore libere Victor mi aiuta proponendomi qualche occupazione tutte le volte che ne ha l’occasione. Non guadagno moltissimo, ma rispetto alla paga in Albania è un sogno».

Vi vedo felici...

V: «Sì, siamo felici. Abbiamo il nostro lavoro, la nostra casa, i nostri amici e una buona dose di tranquillità. Tutto questo è stato conquistato in soli quattro anni. È una buona premessa per il futuro, non trovi?».

Tornate mai in patria?

E: «Certo, non posso stare tanto tempo lontana da mia mamma e da mia sorella. Torniamo ogni estate e, lavoro permettendo, anche a Natale. Natale non è Natale senza il dolce di mia mamma. Portiamo un sacco pieno di regali per i nostri nipoti e quando arriviamo ci sembra di non essere mai partiti».

Ti manca molto la tua famiglia?

E: «Si vede, vero? Sì, mi manca molto. A volte ho la sensazione che il tempo che abbiamo davanti, voglio dire il tempo per stare insieme, sia davvero esiguo. Per questo appena posso torno a casa».

Per quanto ancora vivrete in Italia?

V: «Ne abbiamo parlato a lungo io ed Emma e crediamo che con tutta probabilità vivremo in Italia per sempre. In Albania non riusciremmo mai, nemmeno con tutto l’impegno del mondo, ad avere lo stesso stile di vita che abbiamo qui. Quindi, si resta in Italia».

Altri programmo per il futuro?

E: «Sì».

V: «Quest’estate ci sposiamo».

E: «Abbiamo già organizzato tutto: grande festa, tanti ospiti e un’immensa gioia. Come nei miei sogni».

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