Ancor prima delle parole il tuo sguardo era colmo di domande. Anche nella brevità di un incontro, nel cambio d’ora, i tuoi occhi ne annunciavano una. Per un attimo, sospeso nell’incedere veloce, puntuale la questione prendeva forma: la forma del tuo insonne interrogarti e dell’interrogare il mondo nella sua mai definita complessità.Le forme dell’abitare, gli stili di vita, la natura dei paesaggi, le trasformazioni epocali indotte dalle tecnologie della comunicazione, le invenzioni dello spazio concepite su larga scala dagli urbanisti e su una scala più a misura d’uomo dagli uomini di teatro, dagli scenografi, di cui ti sentivi parte con i tuoi presepi e le centinaia di teatrini fatti costruire ai nostri studenti, erano le passioni che di giorno in giorno ti inducevano a studiare, cercare, pensare, domandare, dialogare.Un respiro grande dimorava nella tua mente curiosa sempre all’opera: il respiro della tua voce forte, educata al canto, capace di sovrastare anche il rumore delle classi più inclini al trambusto e al chiasso. La scuola, l’altra tua grande passione della vita! Una comunità in cammino, generazioni a confronto, un’apparente Babele di lingue disposte in qualche modo a creare un ordine mai esangue denso di germinazioni creative, intriso di progettualità.Sul terreno problematico di un’avventura educativa concepita sotto il segno della progettualità laboratoriale è maturata l’amicizia che ti ha fatto negli anni prezioso, insostituibile compagno di viaggio, architetto dei percorsi liceali che hanno continuato a dar vita alla nostra scuola. Nel rigore e nella precisione dei dettagli hai dato un contributo determinante ad arricchire e a innovare i temi dei percorsi di apprendimento rendendo più vicina la scuola al mondo e più familiari questioni, solitamente oggetto di studi universitari. La pratica sul campo dell’osservazione, della documentazione con le annotazioni “a caldo”, con le riprese fotografiche e con l’uso della telecamera, l’esercizio dell’analisi cartografica sono diventate per i nostri studenti del Liceo delle Scienze Sociali patrimonio di competenze e di abilità utilissime per la crescita di una sicura coscienza responsabile.Apprendimenti tecnici e coscienza morale erano per te i fini indisgiungibili del tuo progetto educativo così sempre attento all’universo dell’immagine e della comunicazione. L’educazione allo sguardo non poteva non passare per te attraverso le stagioni dell’arte, la frequentazione di grandi pittori. Tu stesso eri amante del dipingere. Così per gli studenti della sezione dedicata alla ‘comunicazione’ hai creato altri laboratori destinati alla lettura critica della televisione e del cinema coinvolgendoli in un conoscere che fosse nel contempo un cimentarsi nel fare, nel produrre, nell’inventare.Così le domande che ci ponevi, talvolta a tavola o nel pomeridiano dialogare, diventavano le grandi domande che inducevano i nostri studenti, anche i più refrattari alla scuola, a pensare, a mettersi in discussione, a trovare un senso al loro quotidiano pendolare tra casa e il Vegio. Architetto, dunque, dai poliedrici aspetti, discepolo leonardesco e soprattutto “maestro” mai incline alla superficialità anche nei momenti in cui cercavi entro tempi divenuti duri la leggerezza.Le tue domande ora sono qui nell’ultima grande domanda, la prima con la quale riprenderemo sotto altra forma il nostro dialogo con te: la domanda che sgorga dal centro irraggiungibile con parole umane dell’esistenza, di quel movimento che ci attraversa tutti e ci rende inquieti ricercatori di luce e di bellezza. Molte volte nelle uscite e nei viaggi d’istruzione ci hai trasmesso la gioia del lasciare alle spalle la staticità e la monotonia e l’ebbrezza per l’immensa bellezza dei luoghi e delle anime che nascostamente li abitano.Luigi carissimo, fraterno compagno grazie. Per tutti noi
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