Possiamo dire che ora nessuno fingerà più di non sapere

Sono passati undici anni ma, seppur tardi, non è mai troppo tardi per una sentenza definitiva in Italia, soprattutto per una sentenza come questa. “Io so ma non ho le prove”: quante volte sono risuonate le parole di Pier Paolo Pasolini commentando le (non) sentenze sulla strage di Piazza Fontana e di Piazza della Loggia, sul disastro di Ustica e sui depistaggi che hanno alimentato la storia del nostro Paese? Sapevamo ma non avevamo prove. Ma questa volta, no, questa volta le prove della “macelleria messicana” hanno retto nei primi due gradi di giudizio e poi di fronte alla Corte di Cassazione e noi che a Genova siamo andati forti della speranza che “un altro mondo è possibile”, finalmente possiamo dire che non solo abbiamo sempre saputo ma che ora nessuno può fingere di non sapere.

Perché le prove ci sono e ci raccontano che undici anni fa, in una notte di luglio, le forze di polizia hanno fatto irruzione in una scuola – la scuola Diaz a Genova – e hanno aggredito chi lì aveva trovato ricovero alla fine delle giornate del G8 appena concluso e hanno assalito, arrestato arbitrariamente, falsificato prove per giustificare ciò che stava accadendo in spregio ad ogni diritto. Sono passati undici anni, sembra un secolo: undici anni fa c’erano ancora le torri gemelle e non la guerra in Afghanistan, globalizzazione e liberalizzazioni sembravano la risposta inevitabilmente perfetta per garantire benessere al nord del mondo, la crescita economica sempre a portata di mano. Sono passati undici anni, il mondo si è ribaltato e non conosce più alcun equilibrio e, tra lo spread tornato a fare paura e le borse ancora con segno negativo, al telegiornale ha fatto capolino la notizia che non ci si aspetta: i vertici della Polizia – Luperi, Gratteri, Caldarozzi – e con loro numerosi agenti, sono stati condannati per falso aggravato e interdetti per cinque anni ai pubblici uffici, il reato di lesioni aggravate prescritto. Prescrizione dovuta alla mancata previsione del reato di tortura nella nostra legislazione penale, nonostante le richieste avanzate, a più riprese, dall’Europa e le disposizioni internazionali esistenti cui anche l’Italia ha aderito.

Per un attimo, mentre le immagini scorrevano e ascoltavamo il telecronista commentare la notizia, è stato come se tutto questo tempo non fosse passato perché giustizia, almeno in parte, in minima parte, è stata fatta. Non eravamo alla scuola Diaz ma siamo stati a Genova a manifestare, ad ascoltare, a discutere, a chiedere più diritti per tutti, uno sviluppo che fosse rispettoso dell’ambiente e delle persone, del sud del mondo e delle diversità. “Noi 6.000.000.000 voi G8” dicevano le nostre magliette e ore sono durati i confronti tra i molti che si sono ritrovati in quei giorni, prima della morte di Carlo Giuliani, dell’irruzione alla scuola Diaz e dei soprusi alla caserma di Bolzaneto. Poi la violenza è entrata in scena e ha conquistato la scena e al resto sono rimaste le briciole.

Tentiamo di sorridere - ma facciamo fatica - al pensiero di questa sentenza e all’evidenza che una delle proposte per le quali, allora, siamo stati ridicolizzati, la “Tobin Tax”, la tassazione delle rendite finanziarie, bollata di impraticabilità e mancanza di realismo, viene ora proposta dai “realisti” cui sono affidate le nostre sorti al più alto livello. Speriamo che la prendano sul serio, seppur con ritardo, e noi con lei.

Sono passati undici anni, forse bisogna avere ancora un po’ di pazienza per vedersi riconosciute altre e non meno importanti ragioni. Noi continuiamo a crederci e ad aspettare.

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