Non si perda tempo e si opti per l’area metropolitana

Caro Direttore,seguo con interesse, con le notizie del nostro territorio, le interviste effettuate a politici, amministratori e stakeholders in genere sugli orientamenti prevedibili per la nostra realtà provinciale fermo restando che una disquisizione più esauriente potrà essere meglio condotta, a mio modesto parere, a bocce ferme, cioè dopo la riforma costituzionale. Ma se devo pensare a un futuro per il lodigiano non lo vedo che inserito nell’area metropolitana milanese e penso che tale soluzione non possa essere di interesse solo per Codogno e per la Bassa.Il legame sia pur stretto al nostro territorio mi trovò da subito contrario all’istituzione del nuovo ente-provincia per il lodigiano sia per l’inevitabile lievitazione dei costi pubblici che ne sarebbe derivata che per le sovrapposizioni burocratiche spesso constatate nel nostro Paese che si traducono in ritardi nella realizzazione di opere sia private che pubbliche a danno non solo delle imprese ma anche dei lavoratori e del tessuto sociale. E questo orientamento non fu un pensare isolato quando da giovane sindaco della più piccola borgata del lodigiano, Maccastorna, riscontravo l’unanimità del Consiglio Comunale da me presieduto che in data 21 ottobre 1981 deliberava, a seguito del pronunciamento richiesto dal Consorzio del Lodigiano, un parere negativo all’istituzione della Provincia di Lodi (avrei verificato solo più tardi che dopo il 1985 l’amministrazione comunale succedutami avrebbe mutato parere!). Comunque, riletta oggi la delibera iniziale la trovo, dopo 34 anni, attuale con gli orientamenti oggi propagandati circa il contenimento della spesa pubblica, l’esigenza di snellimento della burocrazia e l’attenzione ai problemi più impattanti del vivere comune. Fermo restando che ritengo che un soggetto pubblico intermedio di aggregazione fra comune e area metropolitana debba ancora essere ritenuto necessario, ritorno a pensare a quel Consorzio del Lodigiano quale occasione perduta con la sua abolizione, perchè ente intermedio che avrebbe potuto, con qualche doverosa manutenzione derivata anche da normative successive, rappresentare un soggetto snello per raccogliere e coordinare specifiche istanze di interesse generale per le nostre comunità, strumento privilegiato per concretizzare quell’identità negata perchè non attuata con la creazione di una provincia eminentemente lodicentrica: concetto questo molto evidente nel discorrere di molti non solo a Codogno e nel codognese.La nascita della Provincia basò maggiormente la sua propaganda capillare sul territorio proprio sull’identità ed il senso di appartenenza, e va dato il giusto merito a chi (e l’elenco non è poi così corposo) a questi temi ci ha creduto realmente, senza interessi personali, primo fra tutti l’ex sindaco di Lodi Valerio Manfrini che ricordo, impegnato su questo fronte, con rispetto e viva ammirazione. A Codogno, il pronunciamento preventivo per l’istituzione della provincia fu adottato il 25.9.1981 dal Consiglio Comunale e fu favorevole e, solo dopo più di dieci anni si pervenne, a seguito dell’intervento di un comitato pro referendum ad una consultazione popolare, che si tenne il 31.5.1992. Dall’esito emersero 831 voti favorevoli e ben 7053 contrari. Peccato che tutto ciò si era svolto fuori tempo massimo in quanto l’ente Provincia era già stato istituito con decreto del Presidente della Repubblica il 6 marzo 1992. Mi rendo conto che questa è ormai storia passata, che riguarda fra l’altro solo due esperienze del territorio codognese, la più piccola e la più popolosa, ma l’auspicio è che ora non si perda di nuovo l’autobus con disquisizioni solo di parte e si opti per l’area metropolitana di Milano, quella Milano che, come ebbe a scrivere (condivisibilmente, e penso non solo nell’interesse della mia città) il 31 gennaio 1992 il compianto cav. Ermanno Santelli, già sindaco di Codogno, “rappresenta per Codogno una fonte di occupazione per esuberanti unità lavorative; con Milano si intrattengono considerevoli rapporti commerciali, economici, finanziari, culturali, politici, con Milano si vive in una dimensione europea”. Non concordo infine con chi afferma che ogni comune possa decidere di andare con chi vuole perchè ciò comporterebbe solo entropia amministrativa per il territorio; si pensi ad esempio (non il più importante, ma il più immediato) ad una strada intercomunale da manutenzionare, insistente su due territori appartenenti a due aree provinciali diverse!Grazie per la cortese attenzione alle mie divagazioni storiche locali.

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