Non dobbiamo aggiornare la crescita del fiume

Spettabile redazione, siamo sempre attenti a suggerimenti e proposte che possono aiutarci a migliorare il modo in cui cerchiamo di svolgere il nostro dovere: per cui, se l’intento delle critiche a come è stata gestita la comunicazione sulla piena dell’Adda è quello di fornire un contributo, in spirito costruttivo, ringraziamo, tralasciando le sfumature di autocompiacimento con cui è stato messo in risalto il seguito dell’opinione pubblica alle informazioni da voi fornite, in contrapposizione con una presunta carenza di informazioni da fonte comunale. Il dovere di chi fa comunicazione pubblica è però molto diverso dal mestiere di chi lavora nei media. In una situazione come quella della piena dell’Adda, il nostro compito non era (non è) quello di fare la cronaca centimetro per centimetro della crescita del fiume, che sicuramente avrà coinvolto in modo avvincente (ma con eccessi di preoccupazione) le persone, ma che era inutile al fine di far sapere alla cittadinanza ciò che invece era necessario sapere. Non si tratta di essere “trasparenti”, perché le informazioni riportate dal ‘Cittadino’ provenivano da fonti accessibili sul web per chiunque e in ogni momento: si tratta invece di portare a conoscenza (di tutti, ma in particolare di chi è direttamente esposto al rischio di un’eventuale esondazione) il significato di cosa sta accadendo, le sue conseguenze e cosa è opportuno fare per affrontare la situazione. Una volta comunicata poco prima delle 23.30 l’attivazione dello stato di pre allerta (passaggio funzionale a mobilitare uomini, mezzi e strutture adibiti al servizio del controllo della piena, senza alcun coinvolgimento per la popolazione se non l’avviso di potenziale criticità a chi risiede nelle cascine isolate all’interno della fascia di esondazione), aggiornare continuamente la comunicazione sulla crescita del livello del fiume senza che ciò comportasse un reale cambiamento della situazione non sarebbe stato (non è) di alcuna utilità. Questo anche perché l’ipotetico superamento della soglia di allerta (raggiunta alle 05.30, dopo di che è iniziata la progressiva flessione) non avrebbe modificato in nulla la condizione dei cittadini, ma avrebbe solo avviato le predisposizione dei servizi per un’eventuale fase di emergenza (che scatta a 230 centimetri, rispetto ai 130 dell’allerta e ai 90 della pre allerta), da completare entro il raggiungimento dei 190 centimetri. Questioni concrete, precise, non emotive.Per le autorità pubbliche la raccolta e l’elaborazione dei dati di un evento di piena servono a valutare come si evolve il fenomeno, prevedere sviluppi successivi, prendere le opportune decisioni e quindi informare i cittadini interessati nel momento in cui devono essere coinvolti per mettere al sicuro se stessi ed i loro beni con un congruo anticipo rispetto a possibili scenari di emergenza. Peraltro, nelle ore in cui molte persone seguivano l’andamento dei dati sul canale social, alcuni redattori del giornale erano presenti al centro Operativo della Protezione Civile, con la possibilità di confrontarsi direttamente con amministratori e tecnici comunali, accedendo alle medesime informazioni e apprendendo dal vivo, al minuto, cosa stava accadendo e cosa si prevedeva potesse accadere. Al di là di tutto ciò, far passare l’idea che il lavoro del quotidiano sia stato suppletivo a presunte carenze del Comune è del tutto sbagliato e rischia di confondere i cittadini, che invece hanno bisogno di notizie certe, di concreto significato e che provengano dall’autorità che ha il compito di informarli e proteggerli: è proprio quello che è stato fatto e che continueremo a fare.

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