Mugugnare fa parte del nostro dna

Ritengo la manovra del Governo doverosa, un po’ semplificata,un po’ tardiva ma, in un paese dei 1000 no, necessaria a salvare la baracca e per iniziare a mettere in movimento un pensiero riformista. Ma il tardiva non si riferisce solo a questa ultima legislatura, ma almeno alle 4 precedenti, tant’è che dobbiamo mettere mano anche ad articoli della costituzione. Siamo una Nazione con un articolazione troppo onerosa e complessa dei costi dello Stato, con decine di norma ed enti che gestiscono lo stesso aspetto, con una arretratezza infrastrutturale e gestionale esagerata: no alla tav, no alla teem. no alla toem, no alla bretella, no alle città metropolitane, no ad una corretta e condivisa gestione dei problemi che “arrivano” dal 3° mondo e dei rapporti con il mondo emergente (bric per intenderci), no a......., ma sì al traffico, sì ad un debito dello stato superiore a quanto si produce (non è solo un problema italiano), sì però al sostegno di questa voragine da parte della tanto vituperata Cina (la Cina è vicina si gridava 40 anni fa, ed era vero... ma visto in ottica diversa), ma allora sì al ritardo economico verso la Cee e verso il mondo.

La globalizzazione non ha vie di ritorno, ma solo necessità di essere gestita con equilibrio. Ci troviamo di fronte a “blocchi economico-politici” di alcune centinaia di milioni di persone e pensiamo di continuare a far sopravvivere, a gestire, ad erogare i giusti servizi ai cittadini in modo economico e rendere floridi comuni, quando va bene, di poche migliaia di persone con le proporzionali risorse.

La soppressione di diverse Provincie, l’accorpamento dei piccoli Comuni, l’eliminazione di oltre 50.000 poltrone ha già dato luogo a numerosi distinguo, minacce di marce su Roma: fa parte del nostro dna italico mugugnare e puntare i piedi ancor prima di analizzare e fare serie proposte alternative.

Secondo me ora si apre una grossa sfida ed una enorme possibilità anche per una reale nuova generazione di persone dedite alla gestione del bene comune, persone che con capacità e lungimiranza si rimbocchino le maniche per fare, non solo per parlare,per coinvolgere la gente, farla sentire realmente partecipe di un progetto comune.

Accorpare i Comuni e le Provincie vuol dire ancor prima di ridurre dei costi, saper vedere molto avanti e capire che è giunto il momento di programmare territori più ampi della “sola propria Parrocchia”. Anche Comuni più grossi devono iniziare a gestire insieme ed a vedere uno sviluppo comune e sostenibile del proprio territorio, solo più allargato.

Le forze politiche devono però saper mettere in campo persone anche nuove e dalla “faccia” più pulita (attenzione però a non buttare via il bambino con l’acqua sporca), elette dalla base,ma sicuramente capaci e competenti per l’ incarico che viene a loro affidato. Non è più il tempo di improvvisare: paradossalmente adesso abbiamo più necessità di “politici di mestiere, ma che abbiano reale amore per il bene comune”.

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