Non ho voglia di restare in casa da solo questa sera, mia moglie è via per lavoro e quindi decido di uscire con la certezza di trovare qualcuno disposto ad ammazzare il tempo insieme a me. Detto fatto, come mi trovo per strada, incontro Vittorio e Massimo e il tempo per decidere la destinazione dura circa due o tre secondi. Puntiamo il muso della macchina in direzione Corte Palasio, destinazione “La Mista”, come, del resto, accade plurisettimanalmente da trent’anni a questa parte. Appena arrivati ci accorgiamo che sta parcheggiando un altro nostro amico, Paolo, che si unisce a noi. Entriamo e, mentre Cosetta è indaffarata come al solito, ci accoglie Tino con il suo caldo sorriso. Il suo aspetto di finto burbero non ingannerebbe un bambino. «Questa sera suonano, dice, ed ho tutto pieno, ma per voi tengo sempre un tavolo davanti al palco, e, per ora, è occupato solo da Marco (Madonini)». Cosa pretendere di più? Prima fila con il mio compagno di mille avventure e mille serate alla Mista. Ci sediamo e chiedo immediatamente a Marco: «Martino? (Ledronio)», «Arriverà più tardi, come al solito, non ti preoccupare» risponde. Dopo esserci lasciati guidare da Tino nella scelta dei cibi e delle bevande iniziamo la nostra cena, mentre il complesso, composto da ragazzi molto giovani, inizia a suonare nostalgiche canzoni degli anni sessanta. Sono ormai le undici passate e arriva finalmente Martino che subito storce il naso. I ragazzi stanno suonando un pezzo dei Beatles e la versione non piace al mio amico che dice: «Questi ragazzi sono figli del digitale, prima di suonare una canzone dei Beatles dovrebbero ascoltarla su un giradischi in mono, altrimenti non ne coglieranno mai lo spirito». «Va bene, dico, ma adesso mangia che è già tardi». Aspettiamo che Martino finisca la cena e quindi iniziano le solite discussioni di sempre: musica, calcio, donne...Ma improvvisamente arriva Tino e dice a Marco e Martino: «Andiamo!». «Dove?» chiediamo all’unisono io, Paolo, Vittorio e Massimo. Nessuna risposta, vediamo solo loro tre che escono dal locale e si dirigono verso un furgoncino nero, malconcio. Usciamo anche noi e vedo Marco, alla guida, che beve, da una fiaschetta, un goccio di cognac, Martino che accende una sigaretta e Tino che parla con la sua solita calma. Saliamo in macchina decisi ad inseguirli, ormai il loro furgoncino sta imboccando la curva in direzione Lodi, con noi subito dietro, ma dopo la curva, il nulla, il furgoncino è sparito, e con esso i nostri amici. Un senso di vuoto e di angoscia invade l’abitacolo della nostra macchina. Mi sveglio, sono nel mio letto e sto piangendo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA