La Canottieri vive sempre nel ricordo dei suoi soci

Tanti ricordi di una vita vissuta alla Canottieri, Società Lodigiana nata nel 1891 e che festeggerà nel 2016 il 125° anno di fondazione. Sono passati cinquant’anni da quel sabato sera in cui mi iscrissi alla Società Canottieri Adda. Fu allora che due miei compagni d’infanzia, Gaetano Postini e Pino Monticelli, firmarono la mia richiesta per essere ammesso alla società. Alla sede di via Marsala, trovammo due consiglieri che, dopo la compilazione della richiesta, mi informarono che avrebbero dovuto portare in Consiglio la mia domanda prima di poter accedere alla società ed ottenere la mia prima tessera, perché dovevano essere certi dell’integrità del nuovo socio. Ricordo ancora oggi le parole di uno dei due consiglieri, un signore alto, il sig. Lombardini, che mi sono rimaste nel cuore: “Questo ragazzo è figlio di un caro amico e posso garantire per lui!“. Così anche lui firmò la mia richiesta e dal 1965 sono iscritto alla società. Mi dispiace pensare che non ho mai ringraziato il sig. Lombardini per quel gesto, ma è rimasto nei miei ricordi, in particolare l’ultima volta che l’ho incontrato alla Canottieri in compagnia del consigliere Maiocchi. Il primo Presidente che ho conosciuto è stato il dott. Martini che rimase in carica per anni; di lui ricordo la passione per il i giardini della Canottieri che curava ogni mattina potando fiori e rose. Lo vidi per l’ultima volta all’ospedale Maggiore, quando feci visita n un altro socio, Roberto Catufi, mio carissimo amico, con il quale giocai molte partite di tennis. Il successivo Presidente fu il dott. Cantamessi. In quel periodo ricordo con particolare affetto il sig. Bruno Pilatone che, dopo il lavoro come vigile del fuoco, dedicava molto tempo alla Società rendendosi disponibile con attività di volontariato. Come non ricordare il custode, sig. Livio Scaricabarozzi, gran lavoratore che, in occasione del Natale o del Capodanno, con il socio Migliorini (primo bagnino della società nonché scopritore delle Grotte di Castellana), si esibiva tuffandosi in Adda dal trampolino di legno: con loro un altro indimenticabile bagnino, il signor Belgè, da tutti conosciuto come Pluto. Fu poi la volta del Presidente sig. Bosoni, uomo di polso, molto capace nell’organizzazione dei lavori per il mantenimento della Società. Con lui lavoravano il sig. Merlo come addetto alle pulizie, ricordato soprattutto come campione di canottaggio; gli operai Giannone e Giannino, così soprannominati per via della differente costituzione fisica. Un altro abile timoniere alla veneta fu il sig. Castelli, detto Giombi, che era solito controllare che le barche e i sandolini venissero tenuti in ordine quando i soci rientravano dopo una gita sul fiume; era solito dire: “La barca la spurga e la va netada se no ciapi el to num!”.In officina da ricordare anche Tortini e Novati, anche loro infaticabili volontari. Fu poi il momento del campione Bombelli, anch’egli vigile del fuoco, che quando remava veniva incitato dal suo allenatore, il Sig. Polledri, che lo seguiva in bicicletta lungo la sponda del fiume. Leggendo il libro sulla storia della Società Canottieri Adda del 1991 vengono ricordati molti campioni lodigiani come Bonagura e Pandini che tanto si sono impegnati ottenendo grandi soddisfazioni. Successivamente con la canoa iniziò un’altra epoca di campioni ed i primi ad avere questa passione furono Antonio Dossena e Vittorio Cirini, quest’ultimo prima consigliere poi presidente: con loro P. Moroni, R. Eletti, C. Mulazzi e tanti altri.Fu poi la volta della prima palestra dove i nostri atleti si allenavano, nonostante il freddo, protetti solo da pesanti porte di ferro. Venne poi aperto il primo piccolo bar e ricordo particolarmente diversi gestori, in particolare il primo barista sig. Primo Scudellari; sul retro erano stati collocati alcuni tavoli e panche in legno e, dopo un anno dall’apertura fu aggiunto un jukebox presto tolto per non disturbare i tennisti che giocavano nei due campi a fianco del bar. A quell’epoca risale il primo Trofeo Dusi e il contemporaneo promettenti tennisti quali Costa W., Garrone G., Ghisi A., Poiani S. (campione italiano del Tennis Poste) i fratelli Tumiati e Baioni, Bruno Nazzari (classificatosi 156° a livello mondiale). Era bellissimo vedere tanti giocatori con una così grande passione per il tennis! Tanti ricordano il maestro Achille Zecca, giocatore mancino, che amava provare ed acquistare sempre nuove racchette ed era sempre disposto a giocare una partitella, pur dichiarandosi stanco. Allora per giocare bastava segnare il proprio nome su una lavagna e solo più tardi si passò ad utilizzare i “bollini” con il controllo da parte del sig. Capuano che tutti li utilizzassero correttamente. La prima piscina risale, se non erro, al 1960 anche se molti proseguirono l’abitudine del bagno in Adda poiché l’acqua era ancora limpida e pulita. Fu poi la volta del primo campo di calcio dove, al sabato e alla domenica, si disputavano cinque partite in quella che veniva chiamata “la fossa dei Leoni”; rimaneva in gara la squadra che segnava il quinto goal e la squadra perdente lasciava il posto ad una nuova squadra. Questo torneo di calcio fu vinto un anno dall’Armata Rossa capitanata dall’amico Orsini Uccio, mio caro amico; che piacere ricordare il momento in cui alzò al cielo la coppa vinta trionfando per il successo della sua squadra! In quegli anni era uno spettacolo seguire le partite perché giocatori di serie A, B e C si divertivano ad organizzare incontri nei fine settimana; giocavano infatti calciatori come Danova, Scorletti, Verdelli, Giavardi e il mitico Giampiero che mentre giocava faceva anche la telecronaca della partita. Oggi si è formato un nuovo gruppo sotto la supervisione dell’ex campione di hockey Marino Severgnini. La squadra è composta da “ragazzi di mezz’età” come Passamonti, Mazza, Orsini, e tanti altri che ascoltano i consigli del loro allenatore Marino, facendo anche una partita alla vigilia di Natale.Ricordo poi le feste danzanti organizzate con la Wasken Boys, i giochi di Ferragosto, la “lipa” e tanti altri divertimenti. Più tardi fu costruita la seconda piscina nell’area adibita ai campi da tennis, che vennero così spostati più in fondo e ad un livello più basso venne creato il nuovo campo da calcio. Molti soci, non più giovanissimi, ricorderanno inoltre la terrazza affacciata sul fiume soprannominata “la terrazza della P2”, dove una compagnia di amici si ritrovava a chiacchierare e a prendere il sole; purtroppo ora la maggior parte di questi amici ci ha lasciato, ma quello spazio porta ancora quel nome. Sulla terrazza allora sventolavano ancora il tricolore dell’Italia e la bandiera della Società, sarebbe bello ricollocarli. Intanto i nomi di alcuni soci storici sulla lapide del capanno si sono un po’ sbiaditi, è un peccato perché sicuramente meritavano di essere sempre ricordati come ringraziamento per aver creato e dato vita ad una società così bella!

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