È stato un rifugio, per questo ci sta tanto a cuore il Consorzio

Gentile Direttore, desidero porre l’attenzione su di un tema che se scarsamente conosciuto dai più, crea incertezza e ansia di vivere ad alcune decine di famiglie. Non bastavano già i tanti problemi che affliggono questo nostro paese ed ecco allora che se aggiunge un altro tanto per non farci mancare niente. Dico questo non per suscitare l’ilarità di qualcuno ma a maggior ragione per affermare la gravità e la eccessiva superficialità di alcune persone che in questa vicenda hanno avuto un ruolo predominante. Il tema sul quale voglio soffermarmi riguarda la casa degli agricoltori come viene definito il Consorzio Agrario, definizione un po’ minimalista ed allo stesso tempo enfatica che meriterebbe davvero una analisi più accurata. È notizia di qualche giorno fa dove si rende noto che i vertici dell’Ente sopra citato sono stati per usare un eufemismo avvicendati. Faccio notare, che nonostante tutto questo rientri nel normale ordine delle cose lo stesso non sia altrettanto logico in un momento in cui il Consorzio sta attraversando una profonda crisi che mina la sua stessa sopravvivenza. I diretti interessati giustificano l’uscita di scena palesando motivazioni di carattere personale ma come disse Aristotele “il vero sapere è sapere attraverso le cause”. Ora, si era annunciato il famoso piano industriale, la salvaguardia dei posti di lavoro, il rivendicato pareggio di bilancio ma mentre tutto questo rimane un sogno nuove figure si affacciano alla scena dai risvolti un po’ grotteschi e dai risultati alquanto incerti. Mi chiedo se tutto ciò sia coerente. A me sta veramente a cuore il destino di questo nostro Consorzio agrario che tanto ha fatto per tutti gli agricoltori fungendo da riparo da rifugio come una casa nei momenti difficili dal mercato sfavorevole. Ma con veemenza ne diffido l’utilizzo a coloro i quali con detto vocabolo che genera sicurezza e tranquillità ne fanno un uso improprio dissimulandone il vero significato.

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