Due cose sole chiediamo alle istituzioni della Città di Lodi: che individuino gli sporcaccioni e rendano noti i loro nomi

Egregio direttore, da qualche tempo a questa parte i lodigiani vanno a letto la sera con una speranza in più: di non ritrovarsi, il mattino, il muro esterno della propria abitazione insozzato dai graffitari che in queste settimane scorrazzano ovunque armati di spray.La prima immagine che la gente di tutti i giorni (quella che lavora e paga le tasse) si fa, è la seguente: di notte a Lodi si può circolare impuniti nel pieno centro storico, avendo tutto il tempo a disposizione per scarabocchiare sui muri ciò che ti pare e piace. E se ti lasciano tranquillo di agire utilizzando lo spray, significa che nessuno ti importunerà se vorrai fare anche dell’altro (e la valanga di furti registrata nelle abitazioni negli ultimi tempi lo sta a testimoniare).La seconda immagine che la gente si fa – ma in realtà è una considerazione – è che coloro che dovrebbero badare alla nostra sicurezza non lo fanno. E non vengano a raccontarci che in altre città i furti sono il triplo e che altrove ci si ammazza e qui no, perché il paragone tra Lodi e Napoli non regge: là forse hanno sempre rubato molto di più, ma qui da noi queste cose non sono mai avvenute. E se nel giro di poco tempo hanno incominciato a rubare in un'infinità di case e nel giro di poche notti c’è chi ha iniziato a permettersi di sporcare i muri del centro storico della città di Lodi, vuol dire che c’è qualcosa che non funziona.I signori del Comune di Lodi ci hanno raccontato che la città è stracolma di telecamere. Voi del “Cittadino” avete scritto, tempo fa, di un patto tra l’ex sindaco Guerini e l’ex ministro dell’interno Maroni che avrebbe permesso l’installazione di decine di telecamere ovunque. Quel patto è stato rispettato? Le hanno piazzate quelle telecamere? Sì o no? Se sì, funzionano? Mi pare che anche fuori dalle banche e da svariate abitazioni pubbliche e private ci siano telecamere funzionanti. I signori che vanno in giro la notte armati di spray sono andati a dipingere anche i cancelli della Banca Popolare di Lodi, sicuramente dotata di mille sistemi sofisticati collegati alla sicurezza. Ebbene: c’è stato chi si è preso la briga di visionare i filmati delle telecamere per individuare coloro che di notte con le bombolette vanno in giro a fare i propri comodi?Io che non sono un polizotto né un carabiniere ho notato che sulle scritte ricorre spesso il nome “Wellington”. Non si chiama così un locale pubblico di Lodi? Qualcuno si è preso la briga di avviare indagini per capire se c’è un nesso con questo locale?Egregio direttore, io vorrei tanto che domani mattina sulla prima pagina del “Cittadino” apparisse un bel titolo: “Individuati gli sporcaccioni che di notte con lo spray fanno ciò che vogliono in città”. Vorrei che poliziotti o carabinieri o chi per essi acciuffino questi individui, e ci dicano: li abbiamo presi, sono loro. E vorrei tanto che lei sul “Cittadino” pubblichi i loro nomi cognomi e indirizzi (mica le iniziali, come fate di solito), permettendo a tutti i poveri cristi che si sono ritrovati il muro della propria casa sporcato da questi maiali, di sapere a chi rivolgersi. Non chiedo pene esemplari (in Italia ti lasciano andare a piede libero anche se da ubriaco investi un bambino sulle strisce pedonali) ma solo che questi signori vengano condannati a ripulire dove hanno dipinto con lo spray. E li facciano pulire da loro stessi, in pieno giorno, così da far vedere a tutti che sono stati loro gli autori dello scempio.È da qui, è da questo assunto, che sono riposti i termini “sicurezza”, “tranquillità”, “fiducia nelle istituzioni”. E se non si è capaci di dare un senso a tutto ciò, diventa inutile anche fare le parate in piazza del duomo per la festa del 2 Giugno.Ho scritto queste cose come se stessi ragionando a voce alta. Ma le assicuro che questo mio ragionamento (che non è forcaiolo!) è condiviso dal novanta per cento della popolazione. E lei lo sa, egregio direttore: è sufficiente parlare con la gente al bar per sentirsele dire.Poiché con questa mia esternazione me la prendo con il potere costituito e anche con chi porta indosso una divisa, riconosco di essere un pavido. Firmo il mio scritto, ma la prego di non rendere pubbliche ad alcuno le mie generalità. Ma so per certo che anche lei, signor direttore, si trova nella mia medesima situazione. E questa mia lettera non sarà pubblicata.

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