Sono un estimatore (ammiratore?) di Villa Bianchi, da quand’ero un adolescente ed ho incominciato ad interessarmi di arte, con annessi e connessi. Quand’ero bambino, la villa era abitata da una coppia (i Sigg. Bianchi) amica dei miei genitori. Lei si chiamava Irma.
Nel corso degli anni, non ho potuto fare a meno di osservarne il costante degrado. Ogni tanto, ho chiesto informazioni in merito, ma la risposta é sempre stata che la villa era (ed é tuttora) “proprietà privata” e che quindi, nulla si poteva fare in merito.
Al momento, a mio avviso, ciò che rimane della villa é un rudere. Premetto anche che ritengo il progetto di costruire un edificio moderno addossato alla costruzione originale un’aberrazione. Meglio buttare giù tutto.
Ciò premesso, avrei qualche domanda per i raccoglitori di firme. In concreto, quando auspicano un intervento pubblico per il recupero della villa, che cosa hanno in mente? Che il Comune di Lodi, con i soldi pubblici, cioè i nostri, acquisti la villa e poi si faccia carico della sua successiva trasformazione in un improbabile museo del ‘900 Lodigiano? Ma si rendono conto, questi Signori, che in base allo stato attuale delle finanze pubbliche, sia a livello nazionale che locale, i comuni stanno tagliando i programmi di assistenza agli anziani e ai disabili e comunque, in generale, alle fasce più deboli della popolazione? Mentre nel contempo, aumenta il prelievo (tasse) sulle fasce meno esposte (vedi ticket sanitari e Irpef regionale)?
Perché i suddetti raccoglitori di firme non si fanno promotori di una bella raccolta di fondi (soldi), presso privati cittadini ed enti e società private, con i quali finanziare una fondazione intitolata a Villa Bianchi, finalizzata all’acquisto della villa ed al suo successivo restauro? Ormai, persino per vedere di risolvere il pluridecennale problema della Grande Brera a Milano, si é deciso di ricorrere ad una fondazione che abbia il contributo determinate dei privati. Altrimenti, anche la Grande Brera, continuerà ad essere quel polveroso deposito di quadri che é adesso (per non parlare dell’indecenza dei locali dell’Accademia).
Cordiali saluti
Elio Trabattoni
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