«Lo svuotamento dell’ospedale di Casalpusterlengo, dove stanno le colpe»

La lettera di Angelo Toscani

Egr. Direttore, sono trascorsi 4 anni da quelle sciagurate settimane durante le quali l’allora DG Lombardo metteva in atto il sostanziale svuotamento dell’ospedale di Casale. Un articolo comparso il 22 aprile 2020 denunciava: “Ieri è stata completata la “spoliazione” del presidio di Casale con diversi camion che sono stati caricati di letti, armadi, comodini e persino quadri, diretti verso i nosocomi di Lodi e Sant’Angelo. Dopo il trasferimento dei reparti di… ora il secondo, terzo e quinto piano del presidio di viale Fleming sono stati completamente svuotati e sigillati”. Difficile dimenticare quei fatti. Il Dr Lombardo era stato nominato DG dell’ASST di Lodi nel gennaio del 2019 e in una delle prime interviste rilasciate aveva dichiarato che la presenza di 4 presidi ospedalieri sul territorio non andava considerata un problema, ma una ricchezza.

Poi è arrivato il Covid ed evidentemente ha cambiato idea. Ma l’impressione di molti fu che avesse colto quella nefasta circostanza per attuare tagli, in particolare agli ospedali di Casale e Codogno, che stava già progettando da tempo. La vittima più illustre a mio parere è stata Oncologia, definita da molti un esempio di buona sanità, un fiore all’occhiello dell’ospedale di Casale, grazie alla serietà professionale ed all’impegno di medici ed infermieri che hanno operato fin dal 1990 quando vennero offerti i primi servizi oncologici, per poi svilupparsi come Reparto di Oncologia nel 1999. È facile dire che con la devastante pandemia che mieteva vittime, colpendo anche il personale sanitario, certe scelte erano inevitabili in quel momento. Tuttavia, mentre da una parte si chiudevano i reparti, dall’altra si sarebbe potuto contestualmente annunciare un piano di rilancio dell’Oncologia nel presidio di Casale, da mettere in atto una volta terminata l’emergenza. Se a certi appuntamenti non si arriva preparati, poi i tagli diventano inevitabili. Però ci tengo a sottolineare che non sono una fatalità, semmai la conseguenza di decisioni o negligenze precedenti: come mai non erano state pianificate per tempo assunzioni per rimpiazzare chi a breve sarebbe andato in pensione? O veniva dirottato ad altri servizi, chi era stato assunto per Oncologia? Più volte si erano rincorse voci sull’interesse di importanti centri oncologici pubblici lombardi, a sviluppare collaborazioni con l’Oncologia di Casale, sempre svanite nel nulla. Perché tali opportunità non furono perseguite con determinazione? La mia impressione è che non rientrassero nei piani dei vertici della sanità lombarda. Così facendo però fu penalizzato un servizio non solo prezioso per la popolazione, ma che avrebbe potuto diventare importante volano di sviluppo socio-economico e di lavoro di qualità, in un territorio che ne ha davvero molto bisogno.

Dopo anni di politica sanitaria che ha gravemente penalizzato il servizio pubblico a favore del privato, sottraendo così ad ampie fasce di popolazione la possibilità di diagnosi e cure in tempi ragionevoli, anche volendo, invertire la rotta non sarà facile. Ma difendere una tale visione dell’organizzazione sanitaria è, a mio parere, colpevole. Per questo ero rimasto molto amareggiato quando l’allora giovane ed inesperto Sindaco Delmiglio, aveva rilasciato interviste congiunte con il DG Lombardo.

Così facendo dava supporto politico alle decisioni, tra l’altro già messe in atto, che di fatto decretavano un ulteriore scadimento dei servizi socio-sanitari territoriali. Qualcuno dirà che da allora molte cose sono cambiate, che alcuni servizi sono stati ripristinati, si sta puntando sulla medicina del territorio ed è stata inaugurata la Casa della Comunità. A proposito, ma qualcuno se n’è accorto?

Angelo Toscani

Casalpusterlengo

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