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Giovedì 24 Febbraio 2011
Il luogo dei desideri del signor Tommaso
La famiglia Lena arrivò a Terranova oltre cinquant’anni fa
Piove. Tamburellano incessanti sulla tettoia dell’auto solide e spesse gocce di pioggia; il parabrezza è zigrinato di rivoli d’acqua, ciascuno di essi prende il suo corso, in un disegno caotico, ormai impazzito, come certe volte la vita. Il cielo è grigio, poi nero. Tutto sembra alludere a presagi prossimi. Potrebbe piovere all’infinito.
il paese di una volta
Ho appena salutato il signor Tommaso Lena, proprietario della cascina Fornaci a Terranova dei Passerini. Il pomeriggio volge al suo termine, ed avrei necessità di tornare a casa: ho promesso a Chiara che le avrei fatto ripetere Geografia, forse anche Storia. Ma questa pioggia m’incanta, guidando non riesco a gustarne il suono. Viro su una stradina di campagna, c’è un’altra cascina all’orizzonte: fermo l’auto, spengo il telefonino, voglio godermi dieci minuti d’attesa, solo la pioggia a sconfinarmi nell’animo.
E poi devo immaginare Terranova dei Passerini com’era una volta, forse neanche troppo tempo indietro; il signor Tommaso vi è arrivato nel 1958, e allora era un paese molto diverso da oggi: vi erano solo cascine, e nel centro dell’abitato la chiesa, la casa del medico condotto, il municipio, e, più in là, dalla parte opposta alla corte Fornaci, un’osteria. Poi, campagna a perdita d’occhio.
Adesso il paese ha tante villette e molte case in costruzione: l’integrazione tra gli anziani e le giovani generazioni va bene, anche tra stranieri e gente del posto.
Ma l’immagine rurale del paese si è in larga parte stinta. Anche la cascina Fornaci ha smarrito la sua originaria denominazione, tanto che in alcuni documenti viene individuata come un qualunque normale edificio: la casa di via IV Novembre al civico 2. Uno smacco per una corte molto antica.
dal cremonese
I Lena sono originari del Cremonese. Il capostipite di cui si conserva memoria si chiamava anch’egli Tommaso: faceva l’ortolano a Zanengo, una frazione di Grumello Cremonese. Di lui si ricorda praticamente solo l’identità e pure che ebbe un bel numero di figli. Due di loro, Pietro e Zaverio, erano contadini. Il primo faceva il mungitore nelle cascine della zona, il secondo il capo cavallante.
Pietro, che era del 1897, aveva sposato Palmira Bolzoni di Pizzighettone, il cui papà era contadino. Zaverio aveva preso in moglie Florinda Bansi, originaria di Annicco: entrambi erano del 1904; la signora morì all’età di 102 anni, il marito fu assai meno longevo e se ne andò che ne aveva appena compiuti 71.
I due fratelli erano caratterialmente diversi l’uno dall’altro: Pietro era un grande lavoratore, e al tempo stesso molto tranquillo. Zaverio era più intraprendente. E fu proprio il secondo ad incoraggiare il fratello più grande. Un giorno lo prese sottobraccio e gli domandò: perché non andiamo nel Lodigiano a condurre una piccola azienda agricola? Pietro forse nutriva qualche dubbio; comunque non gli sarebbe mai venuta l’idea di rischiare l’impresa. Ma stimava molto Zaverio e gli disse che era una buona idea.
il “concento” di Maleo
I fratelli con le rispettive famiglie andarono in una piccola cascinetta di Maleo, denominata Convento dei Frati, che oggi non esiste più, e che all’epoca del loro arrivo, nel 1938, si trovava vicinissima alla cascina San Francesco, e della quale - probabilmente - durante l’utilizzo da parte dei religiosi, era stata una sorta di dependance.
Furono anni molto difficili: la piccola corte era stata occupata dai militari tedeschi, e i Lena, marito, moglie, figli, dovevano dormire per terra, perché i letti erano stati requisiti. Pressochè l’intera produzione veniva data all’ammasso per esigenze di guerra. Perciò, malgrado da contadini fossero passati al più importante ruolo di conduttori e piccoli coltivatori, Zaverio e Pietro Lena vollero mantenere i piedi per terra e non recidere i legami con le origini: il primo, per arrotondare i guadagni, faceva anche il menalatt, ed il secondo faceva il mungitore alla cascina San Francesco lavorando nel turno notturno
In quella corte i Lena rimasero sino al 1947. Poi si spostarono, sempre a Maleo, alla cascina Zoccola, conducendo il cinquanta per cento di quella possessione, mentre alla guida della rimanente metà vi era Giacomo Gorla. Zaverio continuava a badare alla terra, mentre Pietro pensava alla stalla, dove i fratelli mantenevano trenta capi in mungitura.
Nel 1958, pur gestendo comunemente gli affari, i fratelli Lena si separarono: Pietro si trasferì alla cascina Fornaci di Terranova dei Passerini, subentrando all’affittanza di Mariano Occhini. In quel periodo la corte apparteneva al dottor Emilio Folli di Codogno. Nel 1962 egli la vendette all’ingegner Isidoro Taddei, nativo di Bergamo, ma residente a Como. Successivamente un’ampia parte fu acquistata proprio da Tommaso Lena, figlio di Pietro.
Tommaso Lena, nato il 30 marzo 1935, sin da bambino era stato istruito al mestiere di contadino. Aveva lasciato la scuola con molto rammarico, fermandosi alla quinta elementare. Era, infatti, uno studente diligente, molto portato per la matematica. Si rivede adesso, bambino, percorrere le stradine di campagna per arrivare a scuola, la cartella legata con la corda e ai piedi gli zoccoli di legno; nei primi due anni delle elementari ebbe come maestra Serafina Patti, scomparsa in questi giorni all’età di 102 anni. Nel successivo triennio la sua maestra fu Enrica Odetti, che era di origini piacentine: questa insegnante, non appena Tommaso finiva il compito di matematica, lo mandava fuori dall’aula, altrimenti i compagni lo tormentavano per avere una copia degli esercizi o un suo suggerimento.
un giovane d’esperienza
Alla cascina Fornaci di Terranova dei Passerini, i Lena arrivarono che Tommaso aveva già ventitre anni ed era, pertanto, un agricoltore di buona esperienza. Alle poche vacche del precedente affittuario, ne furono aggiunte altre: la stalla, così, ebbe quaranta capi in mungitura e trentacinque per la rimonta. Il latte lo si consegnava al signor Lorenzo Losi, che da queste parti era un vero casaro d’eccellenza. Successivamente, quando Losi si ritirò, lo si conferì alla Cooperativa (poi Consorzio) di Codogno; oggi il latte è acquistato dalla Valcolatte, specializzata nella produzione dei formaggi molli.
I Lena furono collaborati nel passato da un paio di contadini. Il tempo non ha cancellato il ricordo di alcuni di loro. Come Augusto Bravi prima, e Francesco Signorini dopo, che erano addetti alla campagna. Un mungitore importante fu Gaudenzio Lizzori, che restò alla cascina Fornaci per una quindicina d’anni; nel 1972 gli subentrò un bresciano, Sante Pietta, che si fermò più a lungo, ben ventitre anni.
Agli inizi degli anni Settanta Tommaso Lena conobbe Camilla Galleani, originaria di Bertonico. Lei lavorava a Milano in un’azienda cartotecnica: le piaceva la sua attività e, soprattutto, adorava Milano; d’inverno viveva lì, in casa di una sua sorella, che già da qualche anno si era trasferita lì; il pendolarismo con il pullman, unico mezzo per raggiungere Milano, era terribile: bastava che un carretto lo precedesse, in quelle impervie e strettissime stradine di campagna, per accumulare pesantissimi ritardi. La soluzione, quindi, di vivere permanentemente a Milano le era congeniale. Ma Tommaso seppe conquistare il suo cuore e la signora Camilla accettò di lasciare il suo impiego e di vivere alla cascina Fornaci. I suoi inizi furono disastrosi. Bastava che un vitellino attraversasse l’aia perché lei si barricasse in casa. Poi, gradualmente, si abituò, e divenne una perfetta agricoltrice.
In azienda, il sabato e la domenica una mano d’aiuto l’ha sempre data anche il figlio Luca; ma lui ha rilevato subito, sin da ragazzo, una grande propensione allo studio: ha prima frequentato Agraria, e poi si è laureato in Ingegneria all’Università di Pavia. Ora ha un impiego di rilievo nel settore pubblico.
una forza invidiabile
Tommaso Lena è contento così: ha 76 anni ed una forza ancora invidiabile. Lavora ininterrottamente, ma sa coltivare le proprie passioni. Quella per il legno e quella per la musica. Molti arredi della corte sono stati lavorati dal signor Tommaso: le porte dell’antico fienile, ora adattato come officina, proprio per la lavorazione del legname, hanno le ante realizzate da lui, e la cascina più che un luogo di pianura, sembra una realtà montanara. Tommaso ha imparato osservando gli altri e avendo l’umiltà di chiedere. È stato un boscaiolo a chiarirgli che il nervo di un larice o di un rovere va tagliato precisamente a metà, altrimenti le assi verranno sempre convesse, a forma di arco.
L’altra grande passione è la musica, soprattutto d’organo: gli è capitato anche di suonare in chiesa, e l’ha fatto sempre con grande entusiasmo. Perché Tommaso Lena è un uomo così: uno che nelle cose che fa ci mette tutto il suo cuore; che è grande e non ha spazio per le invidie: nella sua vita teneva tantissimo a possedere una piccola cascinetta, senza mai farne una questione di grandezza, di pertiche, di larghezza; una cascinetta che fosse il luogo dei suoi desideri. Ed è riuscito nel suo sogno.
Ora questa corte è aperta a tutti: sono tantissimi i bambini del paese che alla domenica pomeriggio chiedono di vedere i vitellini appena nati, e come crescono.
Qualche settimana fa gli è stata recapitata una torta con un biglietto: era scritto da un bambino e dalla sua mamma, che lo ringraziavano per il tempo che lui dedicava loro e per l’accoglienza, sincera ed affettuosa, che dava nella sua cascina.
Tommaso Lena ha provato a schermirsi. Poi il cuore gli ha preso a palpitare di gioia.
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