Lorenzo Guerini (Politiche - Pd)

«La mia candidatura nasce dal territorio. Da anni il mio partito non ha un suo rappresentante in Parlamento che sia espressione del Lodigiano. Dovessi essere eletto, a Roma mi farò interprete dei problemi della nostra provincia: penso alle tematiche del lavoro, alla necessità d’interventi infrastrutturali e all’inquinamento atmosferico». Così l’ex sindaco di Lodi Lorenzo Guerini ha presentato la sua corsa a Montecitorio. Per due volte presidente della Provincia, nel 2005 eletto primo cittadino del capoluogo e poi riconfermato, ha deciso di puntare alla Camera dei deputati. Quarantasei anni di età, sposato e con tre figli, è un candidato del Pd, inserito al quinto posto nella circoscrizione di Lombardia 3 alla Camera dei deputati.

Si parla della sua candidatura in Parlamento da oltre un anno. Quando ha deciso veramente?

«La mia candidatura come possibilità è un tema che più volte si è posto in questi anni. In precedenti occasioni avevo declinato l’invito. Ora mi ritengo pronto per questa esperienza, anche sulla scorta delle mie passate esperienze regionali e nazionali nell’Anci. La mia candidatura nasce anche da una verifica interna al mio partito con le primarie».

Per candidarsi alla Camera lei ha dovuto dimettersi da sindaco di Lodi e consegnare la città a una gestione commissariale. Non pensa di aver tradito il voto dei cittadini?

«No. Ho maturato questa decisione dopo una riflessione personale. Mi sono confrontato con il mio partito, il Pd, e anche con molta parte delle forze sociali in città. Ho ricevuto un invito a propormi per questo nuovo obiettivo, come occasione per continuare la mia esperienza amministrativa. Prima di candidarmi ho anche verificato che il commissariamento fosse breve, di soli quattro mesi. In più lascio con il Patto di stabilità rispettato e con le cose in ordine».

Quali legami manterrà con il territorio, qualora venisse eletto?

«Se ha un senso la mia candidatura, è proprio quello di essere una candidatura del territorio. Il mio partito dal 2008 ad oggi non ha avuto un suo parlamentare di riferimento. La mia quindi è una candidatura del territorio. Non sono mai stato messo in liste bloccate, in collegi ultrablindati, ho sempre corso andandomi a cercare il voto dei cittadini».

Quali sono le emergenze del Lodigiano che cercherà di risolvere a Roma?

«Penso che ci siano dei temi del territorio che vanno affrontati dentro le scelte di politica nazionale. In particolare il tema del lavoro, poi la coesione sociale. In più ci sono questioni specifiche, come il tema delle infrastrutture (dalla Paullese fino alla tangenziale di Casale) che andranno presidiate da vicino, sia in termini di risorse necessarie che di procedure. Uno degli obiettivi che mi sono posto è anche quello di cambiare il sistema del Patto di stabilità per gli enti locali, un modello sbagliato e stupido che abbatte gli investimenti e deprime le economie locali».

Aveva sostenuto la candidatura di Renzi nelle primarie Pd. È soddisfatto di come ha condotto la campagna elettorale Bersani?

«Avevo sempre detto che dopo le primarie mi sarei rimboccato le maniche per sostenere il vincitore. Ha vinto Bersani e così ho fatto. Il segretario ha tenuto una campagna elettorale all’insegna della responsabilità e della serietà, dicendo al Paese le cose che in questi anni non sono mai state dette. Stiamo vivendo infatti una situazione difficile in Italia. Se ne esce solo rilanciando l’economia e la crescita, mantenendo la guardia alta sui diritti».

Fa l’amministratore a tempo pieno dal 1995. Si ritiene un “professionista” della politica?

«Abbiamo bisogno di politici seri, responsabili e competenti. Dobbiamo però dare la possibilità ai cittadini di scegliere chi li rappresenta. In questi anni mi sono sempre sottoposto al giudizio degli elettori, che mi hanno sempre confermato la loro fiducia. Non ho mai avuto paracaduti e non lo chiederò questa volta. Se avessi perso le elezioni negli anni passati, avrei fatto altro. Ho una mia attività professionale, che in questo momento mi impiega solo parte del mio tempo. Faccio il politico a tempo pieno».

A quanto ammonta lo stipendio di un sindaco e quanto prende un parlamentare? Secondo lei le indennità vanno ridotte?

«Lo stipendio da sindaco del Comune di Lodi è di 2.570 euro circa al mese. Credo che sia una cifra troppo bassa, in relazione alle responsabilità che la carica attribuisce. Per quanto riguarda l’indennità di un parlamentare, la cifra si dovrebbe aggirare sui 9mila euro. Una parte di questa somma va poi girata al partito. Ritengo che questa somma sia troppo alta. Va a mio parere fatta un’azione di maggiore trasparenza sulle voci che compongono la retribuzione e poi va maggiormente legata alla presenza del parlamentare in aula».

Passiamo alla sua “eredità” come sindaco dei Lodi. Quali sono i risultati di cui va più orgoglioso?

«Anzitutto di aver mantenuto coesa la nostra comunità, insieme ad altri soggetti istituzionali. Lo abbiamo fatto attraverso i servizi compiuti, l’attenzione alle persone in difficoltà e con i progetti per il rilancio culturale della città. Come sindaco sono poi molto legato al recupero dei Giardini del Passeggio, uno spazio riconsegnato alla città e alla relazione tra le persone».

In questi anni è aumentata la pressione fiscale del Comune sui cittadini. Come mai questa scelta?

«Bisogna saper leggere i dati di bilancio, visto che è cambiata la politica del livello centrale verso gli enti locali. C’è stata una riduzione dei trasferimenti dello Stato, in cambio dell’indicazione data ai Comuni di recuperare risorse con le imposte. Bisogna tener conto che i servizi vanno erogati. La realtà che è quando abbiamo potuto, come Comune di Lodi, abbiamo ridotto le imposte, come l’allora Ici sulla prima casa».

A maggio si voterà a Lodi per il nuovo sindaco. Quale sarà il suo ruolo?

«Sono un cittadino come tutti gli altri, un militante del centrosinistra, che parteciperà alle primarie del 24 marzo per individuare il candidato sindaco. Poi farò campagna elettorale per sostenere il vincitore di questa competizione».

Ha però partecipato alla presentazione della candidatura dell’ex assessore Simone Uggetti. Lo sosterrà?

«Non sostengo nessuno. Adesso ci sono le politiche da vincere. E le elezione regionali. In questi anni ho avuto accanto a me persone capaci che mi hanno aiutato, tra cui Uggetti, insieme ad altri. Vedremo quali saranno i candidati in campo. Anche per il ruolo che ho avuto, è giusto che in questo momento io tenga una posizione defilata. A quell’iniziativa di Uggetti sono arrivato solo alla fine, per salutare alcuni amici del Pd».

Secondo lei la città ha bisogno di un candidato sindaco espressione del mondo cattolico?

«Mischiare la politica con il mondo cattolico credo sia un’operazione sbagliata. Il sindaco deve parlare a tutta la città, anche a chi non lo ha votato. Questa città ha una sua storia, una sua tradizione, delle sue presenze, di cui è necessario tener conto. Non per vincere le elezioni, ma per far crescere la città e per guidarla».

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