«Garantire a tutti un reddito minimo»

Al servizio di Ambrosoli e della legalità. Anche per il Lodigiano, dove il bisogno di trasparenza, specialmente in alcuni settori, è particolarmente sentito. Si può riassumere così la candidatura alle prossime regionali con l’Italia dei Valori di Claudio Ferrante, abruzzese classe 1956, ma lodigiano d’adozione dal 1975. Ingegnere chimico all’Eni, membro del cda di Astem, Ferrante è “nato” politicamente a inizio millennio, proprio con il movimento fondato da Antonio Di Pietro, per il quale è stato più volte candidato tra Camera e Senato. Adesso, la sfida è portare un mattone alla causa di Ambrosoli, l’uomo che in Lombardia è riuscito a tenere uniti l’Idv e il resto del centrosinistra.

Ferrante, quanto valgono queste regionali?

«Moltissimo. Dobbiamo sostituire Formigoni dopo 18 anni di governo in stile “dittatura sudamericana”. Erano tutti indagati. San Raffaele, San Matteo, Compagnia delle opere: non lo dico io, lo dicono i giudici. Ambrosoli? È un tecnico, ma soprattutto una persona impegnata nel civile. E sa coagulare tutte le forze a sostegno, anziché esprimere un unico partito. Sappiamo benissimo che molti di noi non saranno eletti, ma scendiamo in campo per presenza civica. A livello nazionale, con il governo Monti, eravamo all’opposizione: come potevamo stare con chi aveva inventato gli esodati? Ma in Lombardia, con Sel, avevamo già questo obbiettivo di un centrosinistra unito».

Quale tema ritiene prioritario?

«Tutti parlano del lavoro, io invece parlo della capacità di redistribuire il reddito: c’è gente che non arriva a fine mese, e la proposta di Ambrosoli di garantire un reddito minimo per alcuni mesi mi piace. In questo momento servono fondi anticrisi, e in Lombardia di risorse per sostenerli ce ne sono, eccome, senza bisogno di tagliare: solo con i milioni degli scandali legati alla corruzione ci si riuscirebbe».

Lei è molto sensibile alla tema dei rifiuti, che nel Lodigiano fanno rima con roghi dolosi, indagini dell’antimafia...

«Il Lodigiano è poco presidiato. Puoi andare in giro in bicicletta e trovare camion che scaricano diossina e eternit da altri territori. Se avessimo presidiato la Lombardia Petroli, che ha sversato 5mila tonnellate di olio nel Lambro, avremmo risparmiato i 20 milioni di euro che occorrono per bonificarlo. I roghi nei rifiuti? All’autocombustione non crede nessuno, e dieci incendi in meno di due anni sono la chiara manifestazione di una “pressione” sospetta. Il fatto è che i rifiuti sono un business. La nostra idea? La “seconda vita” dei rifiuti: piazzole dove per alcuni giorni la gente possa recuperare quelli ancora utilizzabili. Un recupero “sociale” insomma. Ma soprattutto, basterebbe usare le leggi: penso al biogas, alla direttiva nitrati. Ricordandosi che la legalità è anche un’opportunità di lavoro e di sviluppo».

La Tem, figlia dell’allora ministro Di Pietro, fa discutere molto sul territorio: lei che ne pensa?

«Io ho una posizione pragmatica. Di per sé, la tangenziale serve: oggi 700mila auto percorrono 25 chilometri in un’ora, con relativo disagio e inquinamento, per tutti. Se invece percorri 35 chilometri in 35 minuti, il beneficio c’è. Ciò che va corretto, è la scarsità delle opere di compensazione ambientale».

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