Cavalli: “Un piano per uccidermi”

Come attore, scrittore e regista, ha scelto una metafora di spettacolo anche in un momento drammatico. E, sul suo blog, l’ha definita «la sceneggiatura della mia morte ammazzata». Giulio Cavalli, anche direttore artistico del Nebiolo di Tavazzano, sotto scorta da anni per le minacce della criminalità organizzata, rivela sul web di aver appreso da un pentito di un piano dettagliato per organizzare il suo omicidio. Nella lettera, dura e pubblicata ieri, dopo mesi di silenzio sulle vicenda delle minacce che gli hanno cambiato la vita, è tornato a parlare. In un momento in cui ha deciso di cambiare vita e di trasferirsi a Roma, l’autore lodigiano ha deciso di squarciare il velo del silenzio e di spiegare che «in questi giorni un pentito sta descrivendo punto per punto, nome per nome, incontro per incontro, il progetto che avrebbe dovuto ammazzarmi».

Un racconto che incrocia anche il Lodigiano, dove l’autore torna ad intervalli regolari e su cui per ora non emergono indiscrezioni più dettagliate. Un nuovo inquietante segnale di “attenzione” da parte delle cosche di cui però per ora Cavalli non vuole dire di più, lasciando al web i suoi unici commenti, in cui non lesina attacchi a chi negli ultimi mesi, dopo la mancata elezione a consigliere regionale e vicende personali e familiari difficili, lo ha attaccato. «Adesso mi piacerebbe vedere la faccia che faranno tutti quelli che si sono riempiti la bocca negli ultimi mesi con la loro opera di demolizione, tutti quelli che hanno giudicato le mie vicende personali, senza nemmeno un secondo per cogliere le parole giuste, sempre impegnati con il loro pennarello rosso a dimostrare che “hai visto, è vero, alla fine era tutto un bluff” - ha scritto in un tratto della lettera - : ecco, mi piacerebbe sapere cosa dovrei scrivere dopo aver letto la sceneggiatura della mia morte ammazzata. Un progetto che si è svolto per un bel pezzo più con l’aiuto degli altri, che dei mafiosi stessi, con quelle convergenze degli utili cretini che sanno sempre cosa sarebbe giusto fare senza farsi domande».

© RIPRODUZIONE RISERVATA