Anche un rider di Lodi nell’operazione sul caporalato digitale

Operazione dei carabinieri in tutta Italia: spesso i fattorini devono versare una percentuale per lavorare con l’account di colleghi assenti

Venticinque anni, rider, di nazionalità pakistana. Chi vive a Lodi magari lo ha notato in uno dei punti di ritrovo presenti in città, oppure l’ha visto, con il telefono in mano pronto ad intercettare l’ordine di consegna. O magari ha ricevuto a casa una pizza proprio dalle sue mani. Non tutto il guadagno per il lavoro svolto però è finito nelle sue tasche. C’è, infatti, anche il 25enne tra i 92 rider che “pedalavano” per strade urbane e provinciali di tutta Italia sotto account falsi. Il fenomeno è quello del caporalato digitale già ben conosciuto dai carabinieri, ma che ha trovato ancora più forza dopo lo scoppio della pandemia, quando le abitudini sono cambiate: spesso la cena consegnata direttamente a casa, infatti, sostituisce la consumazione al ristorante. Come in tutti i 105 capoluoghi di provincia italiani, anche Lodi è stata toccata dalla maxi operazione che ha portato all’identificazione di 823 rider, per lo più stranieri, effettuata dai militari dell’Arma per la tutela del lavoro.

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