Violenza sulle donne, 5 casi al mese

Continuano a crescere gli episodi di maltrattamenti da parte di mariti e fidanzati, pronto un protocollo d’intesa per il Lodigiano

Sberle e pugni, invece di baci e carezze. Dall’inizio dell’anno, almeno 5 donne ogni mese nel Lodigiano sono state vittime di violenza da parte del loro marito o fidanzato.

Sono 43, infatti, coloro che da gennaio hanno chiesto aiuto al centro antiviolenza di via Vistarini. Ma sono solo la punta dell’iceberg. Secondo i dati di chi ha deciso di dedicare la sua vita alla lotta contro la violenza, infatti, sono ancora troppe le persone che non hanno il coraggio di denunciare.

Nel corso del 2012, almeno 300 donne si sono rivolte all’ospedale di Lodi, vittime di soprusi fisici. Molte ci sono arrivate in fin di vita. La piaga dei femminicidi, infatti,è una triste realtà.

Basti pensare ai casi di questi ultimi mesi: quello di Angelica Timis di Guardamiglio, uccisa a 35 anni dall’ex compagno di Codogno, poi quello di Lavinia Simona Ailoaiei, la 18enne romena vittima di un gioco erotico perpetrato da un 41enne di Arese e ancora, l’ex studentessa dell’istituto Pandini di Sant’Angelo, la 29enne brasiliana Marilia Rodrigues Martins che, secondo le prime indagini, sarebbe stata uccisa dal suo amante.

Ogni anno ha le sue vittime. Il 2012, per esempio, ci rispedisce ancora lucidi i ricordi di Antonia Bianco, 43 anni, bidella di origini argentine, uccisa con uno “spillone” da Carmine Buono, ex idraulico 56enne di San Giuliano.

«Dei 43 casi arrivati a noi da gennaio - spiegano le operatrici del centro antiviolenza di Lodi - la maggior parte è vittima di violenza fisica. Si fa molta fatica ad intervenire. La ragazza uccisa a Guardamiglio, prima di morire, aveva già presentato 8 denunce per stalking. La legge non tutela a sufficienza le donne. Gli operatori del Pronto soccorso e del Consorzio servizi alla persona, i carabinieri e gli agenti della polizia, nel Lodigiano, sono sensibilissimi. Abbiamo un’ottima collaborazione, ma poi la legge non ci consente di andare fino in fondo. Abbiamo molti casi di donne che sono costrette a restare in casa con uomini che abusano di loro, che le costringono ad abortire, che le minacciano».

Ci sono anche le donne che hanno bisogno di una consulenza legale. Queste si rivolgono al centro donna del Comune di Lodi.

«Qua in via Gorini - spiega Barbara Soldati - facciamo 80 colloqui all’anno. Le loro storie, spesso, sono infarcite di soprusi e maltrattamenti. In questi giorni palazzo Broletto si sta adoperando per la stesura di un protocollo territoriale sulla violenza contro le persone di sesso femminile. Ci sono anche i soldi della Regione. Il protocollo serve a creare una rete efficace contro la violenza: il Comune di Lodi è capofila e ogni ente avrà i suoi compiti specifici».

Tra pochi giorni, inoltre, il centro antiviolenza partirà con le iniziative per celebrare la giornata del 25 novembre e con gli incontri nelle 12 scuole superiori del Lodigiano. «Anche tra i giovanissimi - aggiungono, infatti, le operatrici -, la problematica è tragicamente presente. In ogni classe ci sono sempre uno o due casi di ragazze vittime della violenza dei fidanzati».

«Come Cgil - racconta dal canto suo Ornella Veglio, referente dello sportello dell’associazione Giuseppe Di Vittorio, aperto presso la camera del lavoro di via Lodivecchio - ci rendiamo conto che da parte delle donne c’è sempre grande sopportazione. Sono oppresse dai parenti, dai figli, dalla mancanza di lavoro e di soldi e sono incapaci di uscire da situazioni pesantemente conflittuali. Mi trovo sempre di più di fronte a giovani che fanno una vita molto brutta: subiscono senza reagire mai».

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