Sfondano il tetto dei 30 mila, gli stranieri in Provincia di Lodi. A dirlo sono le rilevazioni del dodicesimo rapporto sull’immigrazione straniera, realizzato nel quadro delle attività dell’osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità.
Una fotografia perfetta, nel dettaglio, di quanti sono gli stranieri che hanno scelto il Lodigiano, presentata ieri pomeriggio nella sala dei Comuni di Palazzo San Cristoforo. E che dice che, al primo luglio 2011, gli stranieri in Provincia di Lodi erano 31mila, 1800 in più rispetto all’ultimo dato ufficiale del luglio 2010.
Di questi, 25.700 sono residenti regolari, circa l’82,8 per cento, mentre 3300 sono regolari, ma non titolari di residenza (il 10,7 per cento). Vive da irregolare nel Lodigiano il 6,5 per cento del totale, circa 2000 persone secondo le stime dell’indagine, effettuata attraverso campionamenti e almeno 8000 interviste.
Lodigiano, dunque, sempre più multietnico, con i suoi 13,6 stranieri ogni 100 abitanti, quando nel 2001, data del primo dossier ufficiale, erano il 3,5 per cento della popolazione e toccavano quota 6 mila e 800 unità. Se il numero di irregolari è cresciuto dal punto di vista numerico rispetto alle prima rilevazione, da poco più di 1700 a 2000 di oggi, la percentuale dell’illegalità è di sicuro inferiore: scesa dal 10,7 al 6,7 per cento negli ultimi due anni, nel 2000 erano irregolari invece il 30 per cento di stranieri sul totale.
A cambiare il quadro, la “grande sanatoria Bossi-Fini” del luglio 2003, l’entrata della Romania nell’area di libera circolazione europea e più di recente la sanatoria per colf e badanti di fine 2009 e i “click days” di inizio 2011. Se la tendenza è quella di un riequilibrio di generi tra provenienze maschili e femminili, sopravvivono flussi puramente femminili come quelli che arrivano dall’Est Europa per occupazioni assistenziali. Cresce l’età media degli stranieri che vive qui, per gli uomini dai 33 anni del 2001 ai 35 del 2011, per le donne si va dai 31 ai 36, cresce anche il livello di istruzione, con il 52,9 per cento di loro che oggi è diplomato e l’11 per cento che ha conseguito un diploma di laurea. Cambiano anche gli equilibri numerici tra le confessioni religiose. Nel 2001 il 50,9 per cento degli stranieri era di fede di musulmana; una percentuale che oggi si assesta al 35,5 per cento, mentre salgono sensibilmente gli immigrati di fede cristiana e in specie ortodossa che oggi è pari al 25,9 per cento.
Primato lodigiano per gli stranieri proprietari di abitazioni in provincia e che è pari al 30 per cento del totale, rispetto ad una media regionale del 26 per cento. Ad entrare “dentro” i numeri, Alessio Menonna, ricercatore dell’Osservatorio regionale, mentre ad aprire l’incontro è stato il Prefetto di Lodi Pasquale Gioffrè. «Speravo in un coinvolgimento più massiccio dato la tematica di stretta attualità - ha detto -: questo dossier per noi è uno strumento imprescindibile per un intervento capillare nel territorio, come importante è la rete di soggetti che si è creata per lavorare sul tema e combattere situazioni di disagio e di emarginazione». Una sinergia su cui si è soffermato anche l’assessore provinciale Mariano Peviani, con delega alle politiche sociali, mentre Giancarlo Iannello dell’Asl di Lodi ha portato anche il saluto dell’assessore regionale Giulio Boscagli. A delineare i tratti della migrazione come evento familiare Cristina Giuliani della facoltà di scienze linguistiche dell’Università Cattolica di Milano, mentre il vice prefetto aggiunto Lucrezia Loizzo ha fatto il punto sulle 428 richieste di ricongiungimenti familiari arrivate nel 2011.
© RIPRODUZIONE RISERVATA