Provincia: «Vogliamo decidere noi»

Bistrattati ma decisi a combattere. I Comuni lodigiani non hanno nessuna intenzione di restare a guardare mentre la scure del governo Monti si abbatte su palazzo San Cristoforo. Lo hanno detto e ridetto ieri pomeriggio, durante la riunione speciale convocata dall’Acl per discutere del futuro della Provincia di Lodi, alla quale hanno partecipato 41 sindaci del territorio. Toccherà proprio ai primi cittadini, in questa estate ricca di “colpi di scena”, discutere della questione durante i consigli comunali, per poi tirare le fila a settembre ed elaborare una proposta precisa.

Anche perché, arrivati a questo punto, per Lodi i “margini d’azione” sono davvero limitati, in base ai criteri stabiliti dall’esecutivo nella capitale: o si celebra il matrimonio con Pavia, o si sceglie Cremona. A meno che nelle prossime settimane si apra un nuovo scenario: la possibilità che l’area metropolitana milanese si “allarghi”, acquisendo anche altri territori. In questo caso, infatti, anche Monza e Brianza avrebbe una chance. E chi lo sa, forse anche i lodigiani alla fine preferirebbero tornare sotto lo sguardo della “Madonnina”: secondo le considerazioni emerse nel corso della riunione sembra che molti cittadini non disdegnerebbero affatto una simile soluzione. In questo momento tutte le Province finite nel mirino del governo Monti sono alle prese con il tentativo di salvare tutto ciò che può essere salvato. L’ampliamento della città metropolitana è per ora un’ipotesi impossibile ma potrebbe emergere la proposta durante la fase di discussione.

«Il nostro intento è quello di stimolare una discussione in tutto il Lodigiano - dichiara Giovanni Carlo Cordoni, presidente dell’Acl e sindaco di Lodi Vecchio -, tra i cittadini che magari desiderano la cancellazione delle Province ma anche tra le forze produttive. Senza contare che dobbiamo capire che cosa pensano le altre Province delle varie ipotesi sul tavolo. Siamo davanti a una scelta e a una rivoluzione epocale, a metà settembre dovremo fare il punto della situazione, daremo il nostro parere anche se questo non ci è richiesto, non vogliamo di certo subire una decisione dall’alto». Cordoni esprime un certo rammarico per il fatto che Regione Lombardia non sia entrata nel merito del problema, nonostante sia in gioco lo sviluppo di un intero territorio.

Il presidente di via Fanfulla, Pietro Foroni, ribadisce prima di tutto la sua intenzione di difendere a spada tratta un principio: «La Provincia non è lo spreco di questo Paese». Nella riunione di giunta si è già discusso questa settimana della possibilità di impugnare di fronte al Tar del Lazio la normativa sui criteri che portano alla cancellazione degli enti intermedi. «In ogni caso - conclude Foroni di fronte ai presenti - non prenderò nessuna iniziativa di tipo autonomo».

Accorato l’appello del sindaco di Sant’Angelo, Domenico Crespi. «La battaglia non è ancora persa - afferma il primo cittadino, anche vice presidente dell’Acl - : io dico che dobbiamo andare in campo per vincere. Male che vada, pareggeremo. Ma da noi sindaci, che non stiamo antipatici oggi alla gente, perché ci vedono per quello che siamo, onesti o meno, deve arrivare una proposta seria che non smembri il territorio». Ignorando le tentazioni innescate dalla prossimità territoriale. «Io sono a 700 metri dal confine della Provincia di Pavia - accenna Crespi nel suo discorso - : un minuto dopo l’approvazione della norma, potrei essere di là. Ma a che pro? Pensiamo che andando altrove le tasse diminuiranno? No, avremo i servizi da un ente più lontano».

Il sindaco Crespi entra quindi nel merito degli strumenti per raggiungere l’obiettivo, non celando le critiche al governo, «che dimostra di sapere che cos’è una carta di identità, di essere lontano dalla gente e dai territori». «Chi vi parla ha anche spesso espresso critiche alla Provincia, ma ora è il momento di agire: presidente Cordoni ci dia dei tempi per rivolgerci ai nostri consigli comunali per consultarci e poi tornare qui a settembre con una proposta seria - chiede poi Crespi, in vista della scadenza del prossimo 4 ottobre quando dovrebbero essere sanciti i nuovi “confini” amministrativi - : la Provincia l’abbiamo “fatta” anche noi, i 61 sindaci del territorio, teste “durissime” guidate da un presidente eletto dal popolo. L’obiettivo è mantenere ferme le nostre caratteristiche e specificità».

Giuseppe Sozzi, primo cittadino di Brembio, prende la parola per sostenere che in momenti eccezionali, «si deve rispondere in modo eccezionale». E aggiunge: «È giusto coinvolgere le nostre comunità nei consigli comunali, così come proposto da Crespi. È assurdo che in questo Paese la croce sia sempre buttata sugli enti locali, altrove tutto questo non accade. Dobbiamo spiegare ai cittadini che avranno meno servizi e che continueranno a pagare le tasse. È importante domandarsi, in vista di un accorpamento, che cosa porteremo in dote e che cosa conquisteremo. Dobbiamo scongiurare la possibilità di diventare una periferia».

È poi il turno di Oscar Fondi, primo cittadino di Castiraga, il quale interviene sia come amministratore che come segretario provinciale del Pdl: «L’abolizione delle Province è il primo passo per la modernizzazione dello Stato - dice -, dobbiamo accorgerci che il mondo sta cambiando. Eppure non ci sarà nessun risparmio di costi con questo provvedimento, nemmeno attraverso le convenzioni dei Comuni. Ormai da decenni la politica non fa più il suo dovere, questo cambiamento può rappresentare anche una sorta di sfida da trasformare in senso positivo. Comuni e politica devono dare indicazioni precise, non si può tracciare il futuro con righello. Il governo deve ascoltare i territori». Fondi ricorda che la sorte dei dipendenti pubblici non può essere relegata in secondo piano e si chiede che cosa accadrà ai lavoratori.

Giulio Lacrima rappresenta il Comune di Castiglione: «Con il passaggio dal Consorzio alla Provincia - afferma il consigliere -, il Lodigiano ha sempre gestito il processo in modo virtuoso. Adesso come si può accettare che il governo tiri una riga e cancelli la Provincia? Si basano solo sui numeri senza considerare quanto sia virtuosa Lodi. Allora lancio una provocazione: perchè non tornare con Milano?».

All’appuntamento interviene anche Emiliano Lottaroli, presidente di Astem, convocato per spiegare a tutti i presenti quali sono le novità sulla nascita di Sogir, la super società pubblica che in futuro dovrà gestire la raccolta dei rifiuti in provincia. L’ex assessore non ha potuto fare a meno di esprimere la propria idea sull’argomento all’ordine del giorno, prima di lanciarsi in un resoconto del progetto. «Credo che il ricorso alla Corte costituzionale per lo stralcio della normativa sulle Province rappresenti l’unica soluzione - commenta -, una mossa che può dare un po’ di tempo e favorire anche una proposta più ragionata da parte del governo». Insomma, un elemento capace di esercitare la giusta “pressione”.

Alla fine, l’assemblea dei sindaci ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che sarà spedito all’indirizzo del presidente del Consiglio, di Regione Lombardia e del Consiglio delle autonomie locali. Il documento riassume le considerazioni emerse in queste settimane, in particolare le amministrazioni chiedono che la Provincia continui a rimanere un ente di “primo livello”, con un’elezione diretta del presidente e del consiglio. Chiedono che non svanisca nel nulla l’integrità del Lodigiano, anche se in base alle indiscrezioni diffuse sul testo della delibera sembra che almeno questa istanza sia accolta. Infine, i sindaci chiedono al governo di mantenere tutti i servizi presenti sul territorio.

Settembre è già dietro l’angolo. I sindaci sanno che numeri e criteri fissati a Roma per la sforbiciata delle Province lasciano poco margine di manovra ed è il caso di affrettarsi. Tutti, però, sono decisi a far sentire la propria opinione.

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