Polenghi, nuovo “sos” al ministero

Nel capoluogo la forza lavoro sarebbe dimezzata, Zanetti della Flai: «Faremo il possibile per salvaguardare l’occupazione»

Da qualsiasi parte si guardi la questione, nel futuro della Polenghi sembrano esserci dei pesanti tagli: nello storico stabilimento di Lodi potrebbe restare solo la metà dei lavoratori.

I sindacati hanno tutta l’intenzione di chiedere l’immediata apertura di un tavolo di confronto con il ministero dello Sviluppo economico per scongiurare il rischio, dopo che ieri si è tenuto l’ennesimo incontro tra le segreterie nazionali, regionali e territoriali di Flai Cgil, Fai Cisl, Uila e il gruppo Newlat.

Le parti sociali insistono nel voler esaminare un piano di rilancio dell’azienda, senza sentir parlare solo della riduzione di organico, un punto di vista più volte espresso prima dell’estate.

La trattativa è ripresa dopo che il colosso del latte ha chiesto ai sindacati di scegliere quale stabilimento salvare, se Lodi o Reggio Emilia, una situazione che i confederali hanno ritenuto fin da subito inaccettabile.

Il numero uno di Newlat, Angelo Mastrolia, inoltre, nel ribadire che i problemi del gruppo erano legati al drastico calo delle commesse e all’aumento dei costi, aveva paventato la possibile trasformazione del polo lodigiano in una piattaforma logistica.

«L’ipotesi preferibile per l’azienda sarebbe quella di accorpare tutto in un unico stabilimento - spiega Paolo Zanetti, segretario territoriale della Flai Cgil -, per far fronte ai costi. In queste settimane Newalt ha vagliato le diverse ipotesi, anche perché dal nostro punto di vista entrambi i siti di Lodi e Reggio Emilia devono stare in piedi. Ciò che è emerso, però, è il fatto che anche se entrambi dovessero restare in vita ci sarebbe un numero complessivo di esuberi pari a 140 lavoratori». Nel caso di San Grato si tratterebbe di 38 dipendenti su 89. «In più - aggiunge Zanetti -, si dovrebbero contrattare le condizioni salariali di chi resta. È chiaro che a fronte di questo quadro, il numero di licenziamenti resta elevato. Ecco perché è partita immediata la nostra richiesta di apertura di un tavolo a Roma».

I sindacati si sarebbero aspettati informazioni più precise sulla divisione lattiero-casearia di Newlat, «invece abbiamo ricevuto le solite cifre asettiche sul ridimensionamento complessivo dell’organico», puntualizza Zanetti.

«Anche noi vogliamo che l’azienda si riprenda e che riesca a rimettersi sul mercato - commenta il segretario della Flai Cgil -, però se lo schema alla base non è il rilancio ma solo la riduzione dell’organico... è ovvio che abbiamo delle difficoltà. Faremo di tutto per salvaguardare l’occupazione e non chiuderemo la porta a possibili soluzioni».

Greta Boni

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