Lodi, scuola fino alla fine di giugno?
«Le priorità dell’Italia sono altre»

Studenti e insegnanti bocciano la proposta: «Come se ci fossimo girati i pollici fino ad oggi. In didattica a distanza abbiamo lavorato tanto tutti quanti»

«A giugno fa caldo, le aule sono piccole ed esposte al sole. Ci sono stati anni in cui, con 3 ventilatori, era impossibile stare. Chi parla, probabilmente, è abituato a vivere con il condizionatore».

La docente di fisica del Volta Annamaria Falco è inviperita e cercava proprio un modo per far sentire la sua voce contro la proposta, in arrivo da Roma, di prolungare la scuola fino alla fine di giugno. «Sotto ci vedo il messaggio che gli insegnanti in didattica a distanza non hanno fatto niente, invece hanno lavorato di più, erano collegati a qualsiasi ora del giorno. Non si rendono conto di come funzioni la scuola. Siamo l’unico baluardo di legalità. Se c’è la possibilità di fare una protesta collettiva la sottoscrivo».

Il clima, questa mattina, davanti all’istituto Volta di Lodi, è teso. «Dispiace sentire che in questi mesi si sia perso tempo - annota la docente Iolanda Manna -. Sono contraria al prolungamento. Abbiamo fatto del nostro meglio». Decisamente contro anche le docenti del liceo delle scienze applicate Paola Cremascoli e Carolina Ferrandi. «Come se fino ad ora avessimo girato i pollici - commenta la prima -. Abbiamo lavorato e i ragazzi hanno lavorato, eccome. E con i nostri sistemi informatici non ci sono nemmeno tempi morti». D’accordo con lei la collega. «Al Volta abbiamo fatto la dad in modo molto serio e completo - commenta -. Questa idea svaluta il lavoro fatto con grande cura, serietà e partecipazione da parte dei ragazzi».

Se si va tutti a scuola fino alla fine di giugno, ricorda il docente di laboratorio Antonio Muzzupappa, «gli esami di Stato quando si fanno? E poi veniamo a scuola in costume? Le aule sono piccole e la proposta esula dal contratto di lavoro. Servirebbero degli incentivi economici. Se dicono che abbiamo perso dei minuti in Dad tra un collegamento e l’altro, sono disposto a venire un’ora adesso tutti i pomeriggi, ma non a giugno. Noi abbiamo simulato persino i laboratori con il Pc. Meno lamentele e più fatti».

L’alunno Antonio Saveri viene a scuola sempre in monopattino da Galgagnano per evitare i mezzi e il suo compagno dello stesso paese Alessandro Bislenghi, in bicicletta, anche oggi con la pioggia. Chiacchierano con Dennise Pupa e Giorgio D’Andrea. Ad alcuni di loro non dispiacerebbe prolungare il tempo scuola. «A Galgagnano è rimasto un pullman solo - dicono -, un giorno una ragazza è rimasta un’ora ad aspettare e il mezzo non è arrivato». «Forse era meglio stare a casa nei mesi scorsi», dicono».

Il collaboratore scolastico Luigi Casatuto controlla i ragazzi: «Sono sempre tutti disciplinati e con la mascherina», ammette.

La docente Christine Rudy, è una voce fuori dal coro: «Io sono insegnante di madre lingua - dice -, per me è diverso, io in dad non sono riuscita a fare quello che faccio di solito».

D’accordo con lei Lucilla Pelella: «Prolungare un po’ è fattibile - dice , speriamo di tornare tutti in presenza al 100 per cento».

«Io - commenta il professore di arte Pieralberto Castoldi - sono per recuperare solo i laboratori di chimica e biologia fino al quarto anno».

Gli alunni del Gandini camminano verso il Volta: «Al Gandini - dicono - la Dad ha funzionato benissimo. A giugno riposiamo».

«Non se ne parla - annota una ragazza - gli studenti hanno perso la motivazione, molti si sono arresi, uno di noi ha abbandonato. Adesso basta».

Anche Lorenzo Oselini è critico: «Da un certo punto di vista potrebbe essere giusto - dice -, ma bisogna salvaguardare la psiche degli studenti tartassati dalla dad e ora dai prof che corrono per recuperare con il programma. Siamo tutti in ansia. Speriamo di finire come programmato l’8 giugno».

La preside Luciana Tonarelli è basita: «Le priorità della scuola sono altre - commenta -. Avevamo già pensato anche noi di andare a scuola a giugno, comunque, per far recuperare ai ragazzi le ore di laboratorio che hanno perso, ma metterlo in un programma di governo, non mi sembra il caso. Il tema coinvolge anche gli aspetti sindacali. Non mi sembra sia questa la priorità dell’Italia».

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