Lodi resta stregata da Zichichi: ecco il rapporto fede-scienza

«Lo scienziato osserva la Ragione onnipotente di Dio “interrogandola”, ponendole domande matematiche; il credente la percepisce nell’esperienza della vita». Si potrebbe condensare in ciò, dovendolo condensare, l’affascinante intervento di Antonino Zichichi a Lodi, invitato ieri pomeriggio dall’associazione “Attivamente”. Il celebre volto della scienza “amica” - comprensibile o comunque non incomprensibile - incorniciato dai lunghi capelli candidi, si è affacciato verso le 19 al salone dei comuni della Provincia. Mezz’oretta di ritardo accademico, ma glielo si può concedere visto che arrivava dal Cern di Ginevra.

Antonino Zichichi, che veleggia verso giovanilissimi 82 anni, è venuto a Lodi a parlare di scienza e fede cristiana, o meglio della loro conciliabilità e non contraddizione. Dall’altra parte, in un silenzio catturato, l’hanno ascoltato a file complete cittadini comuni, sindaci del territorio, c’era l’assessore provinciale alla cultura Mariano Peviani. Silenzio e sforzo di cogliere i passaggi logici: sia quando ha dovuto toccare quel “ribaltamento” del senso comune che inevitabilmente la scienza (soprattutto la fisica) impone; sia quando si è lasciato andare a momenti più legati all’attualità. Sull’energia nucleare ad esempio, nella quale continua a credere e invita a credere anche di fronte alle immagini di disastro dal Giappone: «Siamo divoratori di energia - ammonisce tutti - non possiamo pensare di andare avanti coi combustibili fossili. Il nucleare permette di ridurre un milione di volte, un milione, la quantità di materia necessaria a produrre un tot energetico rispetto a petrolio, carbone e a tutto quanto volete. Il responsabile della tragedia di Fukushima è un misto di imprevedibile, cioè la natura, e di prevedibile, la meschinità umana di far funzionare le cose al risparmio. Come a Cernobyl, dove io sono stato, a differenza di tanti che parlano, e ho visto che i tre reattori non danneggiati erano quelli revisionati in modo costante».

Dunque, l’idea del professore prima dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, poi dei Fermilab, poi del Cern, oggi presidente della World Federation of Scientists non difetta di chiarezza: «Il nucleare non è fra le 63 emergenze planetarie che contiamo su questa povera Terra. Sì, sono 63, e tre sono le principali. Sapete qual è la vera emergenza sul podio, la numero uno? Non l’effetto serra, né l’ozono. È proprio l’energia, che stiamo consumando al galoppo. Dobbiamo essere disposti ad affrontare la realtà in nome del fabbisogno di energia». Lo Zichichi ironico si è colto in una battuta: «La scienza può andare in giro a spiegarla chi ha titoli per mettere sul tavolo un paio di scoperte e un bel po’ di esperimenti». Qui è sembrato di cogliere una stoccata verso i molti atei ed agnostici, i quali ieri e l’altroieri non hanno risparmiato ogni tipo di critica al sicuramente “pittoresco” professore cattolico. Il quale dal canto suo risponde cominciando a parlare di fisica dal 1947, anno della sua conoscenza con Enrico Fermi.

La “lectio” lodigiana di Zichichi ha avuto sicuramente il passaggio più denso, ancorché affascinante, allorché ha spiegato che cosa esattamente l’abbia convinto dell’esistenza di un’«impronta di Dio» nell’ordine dell’universo osservabile. Si tratta, sostanzialmente, di un fatto che ha interessato - a volte imbarazzato - fisici teorici molto diversi fra loro (dal nostro Luigi Fantappiè a Stephen Hawking, almeno prima maniera, a Paul Davies): cioè il fatto che le leggi di natura sembrano estratte (da chi?) all’interno di una più ampia razionalità possibile; che siano relativamente semplici e paiono sintonizzate sullantropizzazione» dell’universo: in altri termini la loro “sintonia” consente l’apparizione di esseri intelligenti come gli umani, senza i quali peraltro sul mondo cadrebbe il buio pesto dell’assenza di coscienza. «Prendiamo ad esempio il celebre E=mc2 di Einstein - dice Zichichi- se quella “m” stesse per materia anziché massa, avremmo un’incontrollabile processo di produzione di energia a partire da oggetti comuni. Un altro esempio? L’invarianza delle quattro equazioni fondamentali di Maxwell, qualunque valore si attribuisca ai valori».

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