LODI Ospedale, linea dura contro i violenti: la direzione incomincia a denunciare

Gioia: «Arrivate anche lettere anonime di minaccia contro i dipendenti»

Linea dura dell’ospedale contro le aggressioni. «Arriveranno denunce contro chi usa violenza, intralcia il pubblico servizio e invia lettere anche anonime di minaccia». A promettere intransigenza verso i fenomeni di aggressione è il direttore generale dell’Asst Salvatore Gioia, all’indomani dell’intervento del Siulp, il sindacato di polizia che ha chiesto all’Asst un rafforzamento delle misure in seguito agli episodi di aggressione nei pronto soccorso di Lodi e Codogno. In un caso un uomo ha dato una testata sul naso di un infermiere che stava effettuando un esame a un altro malato e nell’altro, il medico responsabile è stato preso a calci e pugni. Il sindacato Fisi e il rappresentante Gianfranco Bignamini hanno chiesto, dal canto loro, la reintroduzione del posto di polizia in ospedale.

«Da tempo abbiamo il servizio di guardia giurata, sia a Lodi che a Codogno, h 24, 7 giorni su 7, ma loro possono solo fare da deterrente secondo la legge e calmare le acque in caso di episodi di violenza - commenta il direttore generale -. Il suggerimento fornito dal Siulp è in atto da tempo. I programmi di sorveglianza sono resi difficili dal fatto che ci troviamo in luoghi di lavoro. Abbiamo rifatto però proprio di recente il regolamento per la video-sorveglianza. Abbiamo in mente anche un programma di comunicazione per le persone in attesa di visita e poi implementeremo lo strumento per fornire informazioni alle persone in attesa. Attualmente c’è l’sms inviato dal pronto soccorso ai parenti per spiegare le condizioni del malato. Amplieremo il servizio. Faremo anche dei corsi ulteriori, rivolti al personale, per gestire i casi critici e le emergenze. Già avviene per i pazienti con problemi psichiatrici».

L’Asst ha adottato un provvedimento con un regolamento «che sostiene l’operatore aggredito legalmente. Oltre a sostenerlo legalmente l’Asst presenterà a sua volta querela verso l’aggressore. La violenza - spiega il manager - si configura anche come interruzione di pubblico servizio. Una persona che lavora non deve trovarsi minacciata e aggredita. Sono arrivate anche un paio di lettere anonime di minaccia per fatti legati al servizio in ospedale. Presenteremo querela anche verso ignoti. Faremo il necessario per supportare i colleghi». Nei giorni scorsi, sul tema delle aggressioni e dei pronto soccorso sempre sotto stress si è espresso dalle colonne del «Cittadino» anche il presidente nazionale della Simeu, la Società italiana di emergenza urgenza Fabio Deiaco: «In pronto soccorso - ha ribadito anche in questi giorni - arrivano tanti casi sociali che non trovano assistenza altrove. La sanità pubblica va potenziata».

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