Lodi, operatore contagiato: «Pensavo di morire»

Paolo Majocchi, ausiliario della cardiologia: «Mi hanno salvato la vita»

Per gli amici è Paolino, Paolo Majocchi di Lodi. Sessant’anni, ausiliario nel reparto di cardiologia dell’ospedale Maggiore, se l’è vista brutta.

«Da una settimana - racconta dal letto del reparto di malattie infettive di Sant’Angelo - avevo un dolore lancinante alla schiena e un dolore atroce alle gambe. Ho iniziato a non sentire più gli odori e i sapori, mercoledì ho chiamato Maddalena Folli e il medico competente. Mi hanno detto di stare a casa e di andare subito a fare il tampone. Anzi la stessa Folli mi ha preso appuntamento per il tampone. L’esito ovviamente è risultato positivo. Io sono affetto anche da Bpco, Broncopneumopatia cronico ostruttiva, il venerdì sera non riuscivo più a respirare. Ero isolato in casa, per non contagiare i famigliari. Così ho preso la macchina e sono andato da solo in pronto soccorso. Mi hanno subito dato l’ossigeno. Me la sono vista brutta. Pensavo di morire, di non farcela. Mi hanno ricoverato nel reparto di malattie infettive di Sant’Angelo, mettendomi sotto ossigeno. Adesso, a distanza di una settimana, sto meglio. La quantità di ossigeno somministrata è passata da 6 a 2. Mi sono spaventato tantissimo». Majocchi, conosciuto in tutta la città, anche perché si rende sempre disponibile, nel tempo libero per aiutare le persone nei lavori manuali, è dipendente dell’ospedale di Lodi da 41 anni e mezzo. «Devo ringraziare Marilena e il medico competente che mi hanno mandato subito a fare il tampone e poi il personale del pronto soccorso: sono stati efficientissimi. Hanno aggredito subito la malattia. E anche qui, a Sant’Angelo, sono molto efficienti. È grazie a tutti loro se mi sono salvato». Attualmente, tra Lodi e Codogno, si sono contagiati 20 medici e 30 infermieri.

Cristina Vercellone

© RIPRODUZIONE RISERVATA