Lodi, il parco in zona Laghi è terra di nessuno

L’immigrato tracagnotto in tuta blu che sta orinando contro il muro che delimita su un lato l’area verde della zona Laghi non avrebbe potuto scegliere un tempismo migliore. Giusto qualche minuto prima l’invito rivolto a chi scrive era stato perentorio: «Vada, vada a vedere con i suoi occhi come lo riducono. Quel posto è una latrina a cielo aperto». Siamo nel parco pubblico tra via Lago di Como e via Lago di Garda, di fianco alla scuola dell’infanzia Jasmin. Sono le 11,08 di giovedì 23 aprile ma qui il tempo non sembra avere molto senso per il gruppo di extracomunitari che ha fatto di quest’area verde il proprio domicilio a tempo pieno. «Il problema c’è da un anno - raccontano alcuni cittadini del posto -. Queste persone arrivano al mattino quando il parco apre, stanno tutto il giorno a bere e ascoltare la loro musica (e in effetti c’è uno stereo che trasmette una canzone araba, anche se a un volume accettabile, ndr) e quando esagerano con il vino e la birra litigano e si picchiano fra di loro. Ormai perfino i genitori evitano di portarci i figli. Una volta al pomeriggio era pieno di bambini. Ora non più». Qui, assicura una residente, quasi ogni giorno si vede un intervento della polizia («Ma è capitato anche due volte nello stesso giorno») e dell’ambulanza, il più delle volte per portare via ubriachi che non si reggono in piedi. L’ultima volta (il dato è aggiornato alle 14 di ieri) è stato mercoledì verso le 12,30: un uomo è stato portato via in barella, contenuto, dagli operatori di un’ambulanza sotto il controllo dei poliziotti. L’intervento precedente risale appena alla sera prima.

Il problema è stato sollevato dai residenti della zona durante l’assemblea pubblica tenuta martedì sera dalla giunta del sindaco Simone Uggetti alla scuola Gorini per i cittadini di Borgo, Maddalena, Oltreadda e, appunto, la zona Laghi. La vigilanza, assicura chi vive in zona, non c’è. Ieri poco prima delle 11 un vigile stava appioppando una multa a un’auto parcheggiata fuori dalle strisce alla piccola rotonda poco distante ma al di là della recinzione, però, il parco, sembrava una “terra di nessuno” (peraltro con l’erba che meriterebbe un taglio) con cinque immigrati sulle panchine all’ombra. Uno, più giovane, beveva una bevanda energetica. Altri due una birra, acquistata al supermercato di fronte. Con il tempo alcuni residenti sono riusciti almeno a convincere gli immigrati a evitare di lasciare in giro bottiglie e lattine e ora alcuni di loro raccolgono tutto in sacchi che poi svuotano nei cassonetti. L’apertura e la chiusura dell’area (di notte il parco non è accessibile), operazioni che potrebbero costituire un minimo controllo da parte di operatori comunali, sono state delegate a due pensionate residenti in zona. Una delle due ha rinunciato un mese fa: troppi insulti da parte degli occupanti del parco, poco felici di doversene andare. La signora che resiste, affrontandola con la migliore pazienza di questo mondo, esegue l’operazione sotto lo sguardo di un parente. A volerne parlare in termini di “presidio del territorio” parrebbe lei l’unica forza in campo.

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