Lodi, bagarre sulle alienazioni

Prima di tutto il rinvio del bilancio di previsione e della discussione sulle tasse, in attesa di “buone nuove” da Roma. Poi, il consiglio comunale si è concentrato sulla vendita dei “gioielli di famiglia”: si è discusso cioè del piano delle alienazioni, una cessione di immobili pubblici che ammonta complessivamente a oltre 23 milioni di euro, un valore a base d’asta stimato dagli uffici tecnici.

Nella lista ci sono, come è noto, anche il palazzo della prefettura

(19 milioni di euro), la struttura del bar Calicantus ai Giardini (335mila euro), negozi, locali e persino i bagni pubblici di piazza Mercato (40mila euro).

SCELTA OBBLIGATA

Il sindaco Simone Uggetti ha spiegato perché si tratta di un documento strategico: «È uno dei pochi strumenti che permette di centrare l’obiettivo del patto di stabilità, visto anche il drastico calo degli oneri di urbanizzazione legato alla crisi dell’edilizia. Questo tipo di iniziative non possono proseguire in eterno perché naturalmente il patrimonio pubblico non è illimitato, in futuro bisognerà capire quali iniziative legislative dovranno essere intraprese a riguardo». Uggetti ha ricordato che Lodi è un Comune virtuoso e che la giunta è aperta a proposte e valutazioni.

All’assessore Enrico Brunetti è toccato l’approfondimento tecnico, l’esponente della giunta ha chiesto ai consiglieri di valutare attentamente il provvedimento, «nella logica di un’effettiva visione organica legata agli investimenti e al bilancio».

A supporto dell’operato dell’amministrazione sono intervenuti Gianmaria Mondani, Aurelio Ferrari e Michela Sfondrini, la quale ha riassunto come il piano sia «una misura necessaria di cui se potessi farei a meno, ma sono consapevole che il patto di stabilità pesa come una spada di Damocle».

MISSIONE IMPOSSIBILE

L’opposizione ritiene che “piazzare” gli immobili segnalati dal Comune sia in realtà una missione impossibile. Per il Movimento 5 Stelle sarebbe stato molto meglio intervenire sugli sprechi prima di impoverire il patrimonio della collettività: «Si fa cassa tramite le alienazioni anche per far fronte a spese a nostro avviso eccessive – ha detto Eugenio Finocchi -, come le risorse destinate a svariati avvenimenti per far leva sul consenso popolare. Gli investimenti dovrebbero essere mirati al lavoro e all’occupazione».

Il Pdl, attraverso Lorenzo Maggi e Giovanni Ghizzoni, ha espresso un giudizio politico negativo e anche qualche dubbio sui dettagli tecnici. Perplessità sono arrivate da Paolo Rossi (liste civiche della Cominetti) e da Maurizio Zaniboni.

Sara Casanova della Lega nord ha sottolineato come il progetto costituisca quanto meno una sfida ambiziosa, vista la crisi del mercato immobiliare, «mi auguro non ci si riduca a vendere tutto come è già successo a una società partecipata». Il capogruppo, Alberto Segalini, ha osservato con ironia che «chiamare gioielli alcuni immobili è una presa in giro, nell’elenco c’è anche il vespasiano, vorrei sapere quali peculiarità ha un cesso. In futuro si venderà anche l’Incoronata?».

© RIPRODUZIONE RISERVATA