Il Bambino Gesù è nato in cattedrale

Una folla di fedeli alla funzione religiosa della Notte Santa

Sembrava non poter contenere tutti i fedeli il duomo di Lodi lunedì, nella notte della veglia di Natale.

In centinaia hanno velocemente riempito le navate, le scale e la parte superiore del coro per assistere alla Santa Messa con Ufficio delle letture, presieduta dal vescovo, monsignor Giuseppe Merisi.

Monsignor Claudio Baggini, don Vincenzo Giavazzi, monsignor Franco Anelli e altri sacerdoti hanno concelebrato la funzione, i seminaristi hanno provveduto al servizio liturgico, mentre la Cappella musicale della cattedrale ha intonato i canti e i salmi in corresponsione con l’assemblea all’inizio della funzione.

Tra i riti di introduzione alla Messa, oltre alla recita dei salmi, è stata data lettura di due passi tratti rispettivamente dal libro del profeta Isaia e dai Discorsi di San Leone Magno Papa. La vera e propria liturgia della Parola ha quindi avuto inizio, con il racconto della nascita del Salvatore proposto dal Vangelo di Luca, commentato poi nell’omelia di monsignor Merisi: «Anche quest’anno è arrivato il Natale, festa grande di tutti i cristiani e degli uomini di buona volontà, di coloro che vogliono diventare buoni o hanno nostalgia del bene. Un giorno di gioia, speranza e pace per tutti gli uomini e per chi vive in territori colpiti dalla violenza e dal terrorismo».

Un richiamo è stato rivolto al presepe e al suo significato, con particolare attenzione all’immagine del Bambino Gesù, posta sull’altare della cattedrale, proprio come nella basilica di San Pietro, dove la veglia è stata celebrata da Papa Benedetto XVI: «Il Bambino, fragile e indifeso, nasce in mezzo a gente altrettanto indifesa, povera e sconosciuta, nel pieno di un’epoca segnata da grandi personaggi storici e da un popolo, quello ebreo, dalla cultura millenaria e forte di un’alleanza antica con Dio». Monsignor Merisi ha ricordato che i personaggi di questa rappresentazione incarnano gli ideali di bontà e amore che il Natale porta con sé, benché i buoni sentimenti debbano essere sempre accompagnati e consolidati da una ferma volontà di varcare la «soglia della fede», felice espressione coniata dal Pontefice in riferimento all’Anno della Fede in corso.

Durante l’omelia non è mancato un accenno anche all’attuale crisi economica e alle tante situazioni internazionali di guerra, persecuzioni e violazioni della libertà umana: «Il Natale ci ricorda però che Dio si è fatto uomo e questo deve rinsaldare la nostra speranza».

La funzione religiosa, cadenzata dai canti di Natale, si è protratta fino alle ventitrè, con gli auguri conclusivi da parte del Vescovo, nell’attesa del Pontificale fissato per le 11 della mattina successiva. La cattedrale è andata lentamente svuotandosi, non prima di una breve sosta davanti a Gesù Bambino, per un ultimo bacio e una carezza.

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