COVID La riforma Cartabia limita la libertà d’informazione

Una chiara riflessione del giornalista del «Corriere della sera» Cesare Giuzzi: un comunicato di 21 righe su una vicenda che ha a che fare con la salute pubblica

Libertà di stampa, diritto e dovere di cronaca, un valore da difendere strenuamente. Ce lo insegna anche la vicenda della chiusura dell’inchiesta della procura di Bergamo sui morti di Covid, che vede coinvolti Giuseppe Conte, Roberto Speranza, Attilio Fontana e Giulio Gallera.

A spiegare bene cosa c’entra la chiusura dell’inchiesta con il diritto e dovere di cronaca è il giornalista del «Corriere della sera» Cesare Giuzzi.

Il cronista, affida ad un post che sta facendo il giro del web, una riflessione che ci sentiamo di condividere:

«Questo qui sotto - scrive - è il comunicato della procura di Bergamo sulla chiusura di una indagine durata tre anni in merito al più drammatico avvenimento della storia d’Italia dal Dopoguerra a oggi: la pandemia. Non entro nel merito né attribuisco particolare enfasi a una vicenda giudiziaria molto complessa e certamente ardita nella sua difficoltà nel valutare e attribuire eventuali responsabilità fino al terzo grado di giudizio. Specie su una materia non propriamente semplice. Ma so che questa vicenda riveste sicuramente interesse pubblico. Non per morbosità ma perché l’interesse è insito nelle stesse ipotesi di reato che tutelano la salute pubblica.

Questi sono tre anni di storia, in 21 righe. Praticamente la sola forma con cui la sciagurata Riforma Cartabia impone alle procure e alle forze di polizia la comunicazione alla stampa. Ventuno righe.

Sui giornali, sui siti e nelle televisioni state leggendo e leggerete nomi di importanti cariche istituzionali che hanno assunto, preliminarmente e con assoluta presunzione di innocenza, lo status di indagati. Leggerete e ascolterete nomi e storie di cui altrimenti non avreste mai saputo nulla. Avreste saputo soltanto ciò che è scritto qui sotto.

Pensateci quando parlate del giornalismo e dei giornalisti. Quando vi vantate di non guardare tg o leggere giornali. Quando commentate gli articoli sui social insultando che li ha scritti. Pensateci bene perché domani ci saranno solo quelle 21 righe.

E chiedetevi per un attimo se tutto questo abbia a che fare, in fondo, anche con la vostra libertà».

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